Ticino alle prese con milioni in fuga e processi scottanti
Periodo di grande tensione per la classe politica italiana alle prese con processi eccellenti e ora anche con un caso diplomatico-giudiziario con la Svizzera.
Nuovamente tirato in ballo il Canton Ticino, che pare un crocevia privilegiato di operazioni poco chiare.
L’Italia è scossa da una serie di processi che coinvolgono nomi altisonanti – vedi il premier Silvio Berlusconi – avvocati e magistrati, accusati principalmente di aver pagato o intascato tangenti.
Lugano caput mundi…
Dei tanti processi in corso da decenni, tocca il Ticino in questi giorni la complessa battaglia Imi-Sir, che ruota attorno a un caso di mega-risarcimenti. A Milano ha tra l’altro visto la recente condanna anche di Cesare Previti, avvocato, intimo del primo ministro Silvio Berlusconi e oggi parlamentare di Forza Italia.
Tutta la vicenda si dipana attorno ad una causa decennale durante la quale l’imprenditore Nino Rovelli, morto a Zurigo, riuscì a dimostrare che l’allora banca pubblica Imi contribuì al fallimento del suo gruppo chimico, la Sir.
Nel ’93 la Cassazione condannò l’Imi a risarcire i danni subiti da Rovelli. I suoi eredi – la vedova Primarosa Battistella e i figli – ottennero circa 1000 miliardi di vecchie lire. 250 sono andati al fisco italiano con l’imposta di successione e un altro centinaio sono andati al Canton Ticino, dove da tempo vive la Battistella.
Tuttavia, stando ai giudici di Milano, la sentenza che ha permesso di ottenere il mega-risarcimento sarebbe stata comprata da Rovelli con una tangente di circa 70 miliardi di vecchie lire.
La mazzetta è stata versata agli avvocati Previti, Pacifico e Acampora, per corrompere i giudici Squillante e Metta. Poco tempo fa, tutti questi attori nonché gli eredi Rovelli sono stati condannati a restituire all’Imi tutti quei soldi.
Brutto risveglio per il Ticino?
La sentenza rischia di pesare sul Ticino perché potrebbe riaprire l’annosa questione dell’eventuale restituzione all’Italia del centinaio di milioni di franchi versati al fisco ticinese dalla famiglia Rovelli.
Un rischio reale? Swissinfo l’ha chiesto a Stefano Pelli, direttore della divisione delle contribuzioni del Canton Ticino. “La questione va avanti dal ’94. All’epoca noi abbiamo emesso una tassazione corretta. Comunque il rischio latente della restituzione è sempre stato preso in considerazione.”
In ogni caso, si vedrà, “perché siamo al primo grado di condanna” prosegue Pelli, “e ci si aspetta tutta la trafila di ricorsi. Queste cose vanno avanti da quasi 10 anni e ce ne vorranno almeno altrettanti prima di vedere la fine. Probabilmente il dossier passerà al mio successore…”
Ma quanto costerebbe la restituzione?
“Potrebbe effettivamente pesare, visto che parliamo all’incirca di 92 milioni di franchi, più gli interessi ovviamente. Ma per noi, ribadisco, l’ipotesi di dover restituire è remota.”
E che ne è stato dei franchi versati dalla famiglia Rovelli? “È importante dire”, conclude Stefano Pelli, “che la somma non è stata spesa ma utilizzata per abbattere il debito pubblico. In caso di restituzione, risalirebbe di 92 milioni di franchi.”
Succede proprio di tutto…
Oltre all’appendice ticinese del caso Imi-Sir, la Svizzera italiana si trova ora al centro di un altro possibile scandalo-tangenti italiano e di un relativo caso diplomatico giudiziario con l’Italia (vedi articolo in “Altri sviluppi”).
Giovedì si è infatti recata a Lugano una delegazione parlamentare italiana per visionare documenti che proverebbero il coinvolgimento in un affare di tangenti di nomi eccellenti quali Romano Prodi, a capo della Commissione europea.
La delegazione si è mossa sulla base delle accuse formulate da Igor Marini, ex-operatore finanziario indagato per riciclaggio. Il tutto nell’ambito del processo Telekom Serbia, acquistata in parte da Telecom Italia nel ’97 quando era ancora pubblica. Un affare che pare proprio essere stato agevolato da un notevole giro di mazzette.
Ma la delegazione italiana, giunta a Lugano con Igor Marini, è stata fermata dalle autorità svizzere dopo aver visionato documenti all’Ufficio esecuzioni e fallimenti.
Fermati e interrogati per ore, i parlamentari sono indagati per atti compiuti senza autorizzazione per conto di uno Stato estero.
swissinfo, Maddalena Guareschi, Lugano
Ticino e Italia sempre più intrecciate per questioni di tangenti e corruzione?
Sembrerebbe di sì, visto che la Svizzera italiana è sempre più tirata in ballo in tutti i processi in corso in Italia che vedono quali attori principali politici, avvocati e magistrati.
Ad esempio, per la recente condanna di Cesare Previti, stretto collaboratore del premier Silvio Berlusconi, il Ticino potrebbe dover restituire all’Italia 100 milioni di franchi di tasse.
L’ultimo sviluppo è di giovedì, con una visita a Lugano di due parlamentari italiani alla ricerca di prove di presunte tangenti. Ora sono accusati di avere violato la sovranità della Svizzera.
La battaglia tra Imi e Sir inizia nel 1982
In ballo risarcimenti di 1000 miliardi di vecchie lire
Soldi sospetti e legati alla vicenda sarebbero passati per Lugano
In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative
Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.
Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.