Trapianti senza frontiere: unire le forze
Sono ancora troppo pochi i donatori d'organi rispetto alle immense, e spesso disperate, richieste. Nuove sinergie tra Province lombarde e Ticino.
La Regio Insubrica, che comprende il Ticino e le province di Como, Varese e Verbano-Cusio-Ossola, si è fatta promotrice di questa nuova collaborazione transfrontaliera.
Nella pratica ospedaliera dei trapianti Varese è una città all’avanguardia, ma per quanto riguarda la donazione la sensibilità è minore, con un tasso inferiore a quello regionale lombardo.
Il Ticino, invece, spicca a livello svizzero per la più alta percentuale di organi espiantati da pazienti deceduti.
Le due realtà, che possono vantare una buona medicina, sono comunque anche accomunate da una sensibilità culturale favorevole alla donazione di organi: il Ticino è da anni considerato un esempio favorevole mentre l’Italia, dalle ultime posizioni, ha compiuto passi da gigante diventando uno dei paesi più generosi.
Poche controversie etiche
Con l’approvazione di una legge a livello federale, la Svizzera sarà disciplinata in modo unitario. “La nuova legge – spiega la consigliera di Stato ticinese Patrizia Pesenti – è stata voluta innanzitutto per impedire l’impiego abusivo di organi, ma anche per promuoverne la donazione”.
“Il primo obiettivo è stato centrato. Ma per il secondo, quello di promuovere la donazione, il Parlamento ha, secondo me, completamente mancato l’occasione per promuovere la solidarietà. Diversamente da quanto si faceva in Ticino, la nuova legge prevede il principio del consenso esplicito del donatore”.
“In Ticino – continua Pesenti – vigeva il principio per cui chi non ha lasciato niente di scritto e non manifesta subito tramite i familiari un dissenso, viene automaticamente considerato donatore, secondo il principio del consenso presunto”.
Con un bisogno così disperato di donatori – in media, quasi ogni settimana, in Svizzera una persona sulla lista di attesa muore perché non è stato possibile trapiantare un organo – il consenso presunto si avvicinava maggiormente alla generosità.
E la medicina dei trapianti ha bisogno di generosità e solidarietà. “Tanto più – sottolinea Salvatore Veca, ordinario di Filosofia all’Università di Pavia – che questa medicina presenta scarse controversie dal profilo etico. C’è bisogno, questo sì, di una maggiore cultura condivisa”.
Realtà italiana ed elvetica a confronto
“In attesa che in Italia entri in vigore il “silenzio assenso” – spiega a swissinfo il professor Sebastiano Martinoli, chirurgo e già vicepresidente di Swisstransplant – non ci sono sostanziali differenze tra i due paesi, anche perché entrambe le legislazioni si sono adeguate alle raccomandazioni del Consiglio d’Europa”.
“Vi sono piccole differenze organizzative. In Italia spetta ad una commissione accertare la morte cerebrale del paziente quando si tratta di un dono cadaverico”.
“In Svizzera – spiega il dottor Martinoli – l’Accademia delle Scienze Mediche ha affidato tale compito a due medici designati, indipendenti dall’équipe dei trapianti che esegue l’intervento”.
“L’Accademia ha pure definito il curriculum, rispettivamente la tipologia di formazione, che i medici preposti ai trapianti devono avere”.
Con la legge approvata dal Parlamento nell’ottobre del 2004, la cui entrata in vigore è prevista il primo gennaio 2007, in Svizzera cambieranno degli aspetti fondamentali. “Per ora – sottolinea Martinoli – le liste dei pazienti destinati ai trapianti sono ancora tenute dalle università”.
“Ma quando entrerà in vigore la nuova legge, per i pazienti che aspettano un trapianto ci sarà una lista di attesa nazionale di ogni singolo organo. In Svizzera si applicherà poi il consenso informato”.
Collaborazione transfrontaliera
In quale misura la collaborazione al di qua e al di là della frontiera potrà realizzarsi concretamente?
“Intanto la rinsaldata collaborazione tra “Swisstransplant” e “NordItalianTransplant” – dichiara a swissinfo il dottor Silvano Cominotti, coordinatore al Prelievo e al Trapianto della Provincia di Varese – è già un fatto molto positivo”.
“La volontà comune di tutto il territorio insubrico di sensibilizzare la popolazione – aggiunge il medico – si inserisce proprio in un discorso volto ad ottenere un consenso informato”.
“Noi vogliamo infatti che il cittadino sia informato nel modo migliore possibile su un tema così delicato e complesso, in modo tale che egli possa compiere una scelta consapevole”.
Nell’immediato, confermano i due medici, non si sarà uno scambio d’organi tra le due frontiere.”Ma possiamo sicuramente ipotizzare – precisa Cominotti – collaborazioni più strette, che sono senz’altro futuribili. Le eccedenze di “Swisstransplant” o di “NordItalianTransplant” potrebbero entrare in gioco molto più rapidamente”.
Dallo spegnersi di una vita, un dono
In una società che spinge verso l’individualismo e l’egoismo, anche per le incertezze del mondo in cui viviamo, il dono d’organi potrebbe assumere il valore di ultimo gesto di solidarietà.
“Penso che in una società dove si mettono in relazione delle persone per vedere se chi ha può dare a chi non ha – commenta Sebastiano Martinoli – sia un fatto estremamente positivo”.
“E proprio il dono e il trapianto degli organi – conclude – è indubbiamente un elemento di coesione, in una società che può presentare elementi di forte disgregazione”.
swissinfo, Françoise Gehring, Mendrisio
Con un tasso di 13 donatori per milione di abitanti, la Svizzera è tra gli ultimi posti in Europa riguardo al numero di donatori
In Italia il tasso si situa attorno ai 21,1 donatori per milione di abitanti
Nel 2004 in Ticino i donatori sono stati 37, in Romandia 13 e in Svizzera tedesca 11
Alla fine del 2004 in Svizzera i pazienti in lista d’attesa per un trapianto d’organo erano 1’130, ma i donatori solo 91
Nel 2004 la Svizzera ha ricevuto 19 organi e ne ha dati 11
Regio Insubrica,Club degli Amici di Swisstransplant, Ente ospedaliero cantonale ticinese, Associazioni sanitarie della Lombardia, Associazione italiana per la donazioni d’organi: ecco le organizzazioni in prima linea.
In una serata pubblica, venerdì scorso a Mendrisio, è stata sottolineata la necessità di unire le forze per migliorare l’informazione.
Dal confronto tra le diverse realtà potrebbero nascere sinergie e scambi di esperienze determinanti per far decollare la cultura della donazione.
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