Umore più positivo alla fine del Forum di Davos
Cinque giorni di dibattiti, 250 sessioni e un’ampia serie d’incontri politici ad alto livello giungono al termine insieme al 34° Forum economico mondiale di Davos (WEF).
Mentre la stazione sciistica torna alla normalità, molti si chiedono se l’incontro abbia ottenuto dei risultati concreti.
“L’umore è più importante dei fatti” riassume Philippe Bourguignon, uno dei responsabili del WEF.
“I fatti possono essere molto difficili, ma se si affrontano in un ambiente psicologicamente favorevole, si aggiungono elementi positivi”.
In agenda quest’anno c’erano temi pesanti, come la colossale sfida della ricostruzione dell’Iraq, il commercio mondiale e le divergenze tra Europa e Stati Uniti.
Oltre duemila tra i più potenti uomini d’affari e leader politici del mondo e molti partecipanti anche fuori dal forum, ma pochi risultati concreti ed evidenti.
Discussioni sul commercio
La delegazione svizzera comprendeva ben cinque dei sette ministri che compongono l’esecutivo.
Il presidente e ministro dell’economia, Joseph Deiss ha avuto modo di incontrare diversi leader mondiali, ma ha anche organizzato un incontro tra diciannove ministri del commercio e funzionari, per cercare di rilanciare le discussioni dell’Organizzazione mondiale del commercio (OMC).
I negoziati per un nuovo accordo globale si erano arenati l’anno scorso sulla questione dei sussidi all’agricoltura in Europa e negli Stati Uniti.
I ministri presenti a Davos hanno chiesto nuove iniziative da parte dell’OMC e dei suoi 148 stati membri, affinché i prossimi dodici mesi non vengano sprecati.
Se il loro appello verrà ascoltato, gli organizzatori di Davos potranno almeno in parte vantarsi di aver contribuito al successo.
Tensione transatlantica
Il summit di quest’anno aveva anche l’ambizione di migliorare le relazioni transatlantiche, scalfite dalle differenze d’opinione circa l’opportunità della guerra in Iraq.
Il vice presidente americano Dick Cheney è stato mandato a Davos dalla Casa Bianca proprio per portarvi un messaggio di conciliazione.
Durante questo viaggio, solo il secondo fuori dagli Stati Uniti in tre anni, ha dunque incoraggiato l’Europa a cooperare con gli Stati Uniti nella lotta al terrorismo e a promuovere la pace nel Medio Oriente.
“Chiamiamo i nostri amici democratici e i nostri alleati in ogni luogo, e in particolare in Europa, ad unirsi a noi in questo sforzo”, ha detto Cheney.
Per alcuni commentatori il discorso rifletteva una nuova volontà da parte dell’amministrazione Bush di impegnarsi nel dialogo con l’Ue.
In effetti la presenza di Cheney può aver aiutato a stemperare alcuni sentimenti fortemente antiamericani che dominarono il forum dell’anno scorso, quando era imminente lo scoppio della guerra in Iraq.
Poche personalità politiche europee
Kenneth Roth, direttore di Human Rights Watch, a colloquio con swissinfo ha sottolineato come, “nonostante le differenze, viene accettato il fatto che l’Europa e l’America devono trovare il modo di collaborare”.
“C’è maggior spirito di conciliazione, ha aggiunto, il che non toglie il fatto che qui da noi c’è ancora preoccupazione riguardo l’approccio dell’amministrazione Bush e del suo unilateralismo”.
L’effetto della visita di Cheney, che voleva simbolizzare la volontà di riconciliazione, può essere stato comunque diminuito dalla scarsa presenza di leader europei all’edizione del forum di quest’anno.
Personalità del mondo politico britanniche, tedesche, francesi ed italiane erano assenti, un problema che gli organizzatori di Davos sperano di risolvere nelle prossime edizioni del forum.
L’accordo di Ginevra
L’accordo di Ginevra tra israeliani e palestinesi, favorito dalla Svizzera, è stato regolarmente uno degli argomenti di dibattito a Davos.
L’ex presidente statunitense Bill Clinton ha detto che l’accordo rappresenta il profondo desiderio di trovare una soluzione. Javier Solana, alto rappresentante dell’Ue, ne ha sottolineato “il fondamentale valore pedagogico”, perché forza entrambe le parti a pensare ai sacrifici necessari per trovare un accordo.
Anche Marwan Jamil Muasher, ministro degli esteri della Giordania, ha espresso il suo supporto all’accordo, dicendo che risolve “ogni singolo” tema del conflitto.
“Prova che ci sono persone ragionevoli da entrambe le parti, che non fanno parte dei governi”.
swissinfo, Jacob Greber, Davos
Quest’anno il Forum economico mondiale di Davos è stato caratterizzato dall’assenza di disordini importanti.
Solo qualche muro spruzzato di vernice e alcune vetrine rotte a Coira, il capoluogo grigionese, brevi interruzioni del traffico e atti di vandalismo su una carrozza ferroviaria, ma altrimenti le manifestazioni antiwef si sono svolte generalmente nella calma.
Otto persone sono state arrestate sabato sera alla stazione di Zurigo: facevano parte di un gruppo che ha aggredito alcuni manifestanti che rientravano in treno dai Grigioni.
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