Un futuro per i bambini di Beslan
Sei mesi dopo la sanguinosa presa d'ostaggi alla scuola di Beslan, i sopravvissuti tentano di elaborare la tragedia grazie all'aiuto di un programma elvetico.
La Svizzera si è assunta i costi di un gruppo di psicologi e di un programma di terapia lanciato tre mesi fa.
Il centro di terapia elvetico è alloggiato in un complesso sportivo, ad un centinaio di metri di distanza dalla tristemente famosa scuola di Beslan, presa d’assalto da un gruppo di militanti ceceni il 3 settembre 2004.
Per molti bambini, il primo giorno di scuola si trasformò in incubo. Quando tre giorni dopo, un commando russo diede l’assalto all’edificio ci fu un bagno di sangue. Morirono più di 330 persone, la maggior parte bambini. Altre furono ferite, innumerevoli traumatizzate.
È a quest’ultime che s’indirizza il programma di riabilitazione allestito dalla Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) su incarico del Dipartimento federale degli affari esteri.
Una sofferenza che dura nel tempo
A sei mesi di distanza dalla tragedia, nella cittadina della Russia meridionale le ferite non sono ancora rimarginate, racconta Peter Mikula, responsabile dell’ufficio per la cooperazione della DSC.
La scuola devastata e le più di 300 tombe nel cimitero continuano a richiamare alla memoria i tragici eventi dello scorso settembre. «Beslan soffre ancora», testimonia Mikula. «Ho visto gente che va al cimitero quasi tutti i giorni. Non c’è modo di dimenticare».
Il progetto svizzero mira ad aiutare i sopravvissuti ad elaborare il trauma e a ricominciare a vivere. Lo fa proponendo varie attività, come l’arte, il gioco e lo sport. Le attività si svolgono in un ambiente accogliente e a misura di bambino. Il centro è aperto sei giorni su sette. Adulti e bambini sono liberi di andare e venire a loro piacimento.
I primi risultati sono incoraggianti. «Dall’inizio dell’anno», racconta Mikula, «105 persone, tra le quali 75 bambini, hanno preso parte al programma. Sono appena tornato da Beslan e ho visto dei bambini giocare sorridendo durante la terapia».
Lo sport come terapia
Due psicologi e un insegnante di sport sono sempre a disposizione. La Svizzera stipendia il personale russo e ha equipaggiato le palestre del centro sportivo, dove vengono offerte lezioni di lotta, boxe e aerobica.
Il programma di terapia sociale è monitorato da ricercatori dell’Università di Zurigo. «È un progetto unico nel suo genere», afferma Mikula. È la prima volta che un centro di terapia sociale è associato ad un centro sportivo.
Mikula sottolinea che lo sport è molto importante nella regione di Beslan, che ha una lunga tradizione nelle competizioni di lotta, e aggiunge che gli esperti svizzeri credono da sempre nel potere dello sport per aiutare la gente a riprendersi dopo una tragedia. «Non è un servizio che si rivolge solo a chi era nella scuola, ma a tutta la comunità».
swissinfo, Morven McLean
(traduzione, Doris Lucini)
Dopo l’assedio alla scuola di Beslan, la Svizzera ha stanziato 300’000 franchi di aiuti.
Due medici chirurgi svizzeri hanno assistito i feriti.
La Confederazione ha allestito un centro di riabilitazione che offre sport e altri tipi di terapia alla gente di Beslan.
Il progetto dovrebbe avere una durata di due anni.
Una ventina di allievi e due insegnanti della scuola di Beslan hanno raggiunto la Svizzera giovedì. I ragazzi, che frequentano la quarta elementare, rimarranno tre mesi a Nyon, nei pressi di Ginevra, ospitati da famiglie locali.
Oltre ai corsi previsti dal programma scolastico russo, riceveranno delle lezioni di francese. Il vice ministro dell’educazione dell’Ossezia del nord si augura che l’iniziativa di Nyon possa aiutare i ragazzi a riprendere a studiare.
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