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Un Giro tutto italiano?

Gilberto Simoni, vincitore della passata edizione, già in fuga? Keystone

Scatta sabato pomeriggio da Piazza della Vittoria a Genova l’87esimo Giro d’Italia. Una corsa che si preannuncia già sin d’ora tutta italiana.

Mancano in effetti i grandi nomi internazionali. Ed anche i pochi svizzeri presenti potranno soltanto sperare d’imporsi in una qualche tappa.

Lance Armstrong? Non c’è. Jan Ullrich? Non c’è. Tyler Hamilton, recente vincitore del Romandia con la maglia della squadra svizzera Phonak? Neppure.

Con loro brilleranno per la loro assenza pure Alexander Vinokourov e gli spagnoli Roberto Heras e Joseba Beloki.

“Da questo punto di vista non ci sono novità: tra i dieci più grandi corridori da corse a tappe ci saranno soltanto Gilberto Simoni e Stefano Garzelli”, rileva Armando Ceroni, giornalista sportivo presso la Televisione della Svizzera italiana.

Un duello molto, forse troppo annunciato. “È esattamente la stessa situazione dello scorso anno: Simoni-Garzelli, Garzelli-Simoni”, aggiunge.

“La partecipazione di quest’anno è piuttosto scadente”. Una preoccupante situazione che sta pian piano diventando la norma.

Svizzeri a caccia di tappe

In passato il Giro era spesso paragonato per importanza al Tour de France. Poi, principalmente per ragioni di calendario, i campioni l’hanno sempre più snobbato per prepararsi in modo mirato alla “Grande Boucle”.

Una scelta che riguarda specialmente i grandi nomi internazionali, tanto che nel plotone di quest’anno l’unico corridore non italiano con ambizioni di classifica pare essere l’ucraino Popovych.

Molti gli svizzeri assenti, a cominciare dall’emergente Fabian Cancellara e dall’esperto Laurent Dufaux che parteciperanno al Tour de France.

Non si batteranno sulle strade d’Italia neppure Oscar Camenzind, Alex Zülle e Fabian Jeker, brillante secondo al recente Giro di Romandia.

“Tra i corridori rossocrociati, gli unici che hanno delle possibilità di aggiudicarsi dei traguardi parziali mi sembrano Alexander Moos e Rubens Bertogliati”, rileva Armando Ceroni.

Senza dimenticare lo svizzero-americano Sven Montgomery, tra i leader designati della Gerolsteiner.

Percorso affascinante

Il Giro vivrà quindi di duelli tra italiani. Quello già citato tra Garzelli e Simoni, o quello tra i due re degli sprint: Cipollini e Petacchi.

Nonostante i molti assenti, conformemente alla tradizione, i 3000 e passa chilometri della corsa si snodano lungo un percorso che i più giudicano attrattivo ed affascinante.

“Come al solito, dal punto di vista tecnico il Giro è molto bello. Una volta ancora gli organizzatori lo hanno disegnato bene”, rileva Ceroni.

Dopo il prologo di Genova, la corsa rosa affronterà le prime asperità già nel corso della prima settimana.

Subito in programma alcuni arrivi difficili che potrebbero stuzzicare l’appetito di uomini forti ma poco adatti alla classifica finale, come l’italiano Rebellin o il campione del mondo Astarloa.

Poi, nelle ultime 4 tappe, ci sarà un vero e proprio fuoco d’artificio sulle Alpi.

In un susseguirsi di saliscendi massacranti, i corridori dovranno scalare il Tonale, il Gavia (con i suoi 2618 metri, il tetto del Giro), il terribile Mortirolo, il Vivione e la Presolana.

Verso il 30 maggio, il giorno della passerella finale a Milano…

swissinfo, Marzio Pescia

L’edizione 2003 del Giro era stata vinta da Simoni (ITA);
2002: Savoldelli (ITA)
2001: Simoni (ITA);
2000: Garzelli (ITA);
1999: Gotti (ITA);
1998: Pantani (ITA).

Il percorso, che si snoda su 3’423 chilometri, comprende un prologo e venti tappe, tra le quali una cronometro individuale e tre arrivi in salita.

Il plotone sarà formato da 169 corridori provenienti da 19 squadre: Saeco, Acqua e Sapone, Alessio, Panaria, Chocolat Jacques, Selle Italia, De Nardi, Domina Vacanze, Fassa Bortolo, Fdjeux.com, Pinzolo, Gerolsteiner, Lampre, Landbouwkrediet, Lotto, Phonak, Saunier Duval, Tenax e Vini Caldirola.

Le maglie distintive del Giro sono quattro: la maglia rosa per la classifica generale, la maglia ciclamino per la classifica a punti, la maglia verde per il miglior scalatore e la maglia blu per l’Intergiro.

L’ultima edizione del Giro vinta da un non italiano è stata quella del 1996, quando ad imporsi era stato il russo Pavel Tonkov (lo svizzero Tony Rominger era invece stato il più veloce nel 1995).

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