Un nuovo cuore? Non a Zurigo
Con il caso del trasferimento mancato del cardiologo di grido Thierry Carrel, si riaccende il dibattito sulla chirurgia di punta in Svizzera.
Le ambizioni di qualità e prestigio degli ospedali universitari si scontrano con le necessità di coordinazione e risparmio del sistema sanitario elvetico.
«Togliendo i trapianti ad un centro di cardiochirurgia, si amputa la clinica», ha affermato senza mezze misure sulla stampa Bruno Meiser, direttore del cardiocentro dell’Ospedale universitario di Zurigo. L’accusa è rivolta alla politica della sanità: con un piano di coordinazione per i trapianti a livello nazionale, si intende togliere al maggiore centro ospedaliero elvetico una fra le specializzazioni più prestigiose.
Il piano dei direttori cantonali della sanità era nell’aria da tempo: con un taglio netto al federalismo, che ha permesso lo sviluppo autonomo di specializzazioni nei principali ospedali cantonali, si passa ad una pianificazione centralizzata. Le varie professionalità verranno concentrate in meno centri.
Ma il verdetto sembra lasciare l’amaro in bocca soprattutto ai responsabili della struttura universitaria di Zurigo. Il più importante ospedale del paese dovrà, per solidarietà con le altre regioni, rinunciare ad alcuni campi di attività.
E c’è già una conseguenza palpabile: dopo la decisione di massima, un luminare del trapianto cardiaco, Thierry Carrel, ha infatti rinunciato alla chiamata nella città sulla Limmat, preferendo rimanere a Berna.
Carrell: cronaca di un dietrofront accademico
Questa la vicenda del primario di fama internazionale: ad agosto, in seguito al pensionamento del dottor Marko Turina, la prestigiosa cattedra dell’Ospedale universitario di Zurigo è rimasta vacante. La direttrice del dicastero della sanità pubblica zurighese, Verena Diener, ha da subito intrapreso le trattative per assumere al suo posto il noto cardiologo Thierry Carrel, allora attivo presso l’Inselspital, clinica universitaria di Berna.
L’atteggiamento della ministra zurighese è però stato poco apprezzato dall’ospedale bernese. Le malelingue della stampa ritenevano che con Carrel, Zurigo tentasse di assicurarsi un vantaggio nell’attribuzione del diritto di effettuare trapianti di cuore.
Inizialmente, Carrel aveva ceduto alle sue avances. Ma il declassamento del centro zurighese, comunicato alcuni giorni dopo la sua nomina, gli ha fatto cambiare idea. La decisione ha avuto uno strascico di polemiche.
L’impossibilità di effettuare simili interventi toglie infatti allo specialista del settore ogni interesse per trasferirsi nella città sulla Limmat. Carrel è quindi tornato a bussare alla porta dell’Inselspital bernese, che lo ha riaccolto a braccia aperte.
Quante sale operatorie?
Il caso è però emblematico nel settore delle alte specializzazioni mediche elvetiche. Sfide e problemi sono infatti ambivalenti: da una parte la medicina di punta è fondamentale per un ambiente universitario. I grandi nomi definiscono la qualità dell’insegnamento e il richiamo internazionale dell’istituzione.
Inoltre la ricerca e la medicina di punta sono strettamente legate e la concorrenza è molto marcata. Per questo le direzioni delle cliniche universitarie svizzere tengono alla varietà e alla qualità dell’offerta.
Dall’altra parte la pressione sui costi della salute e l’efficienza gestionale delle strutture richiedono un’armonizzazione. La ricerca, come gli interventi altamente complessi, si fanno con soldi pubblici; con la situazione finanziaria odierna, i responsabili non vogliono più una corsa sfrenata e scoordinata.
Per 30 trapianti di cuore, si dice espressamente nello studio commissionato dai direttori della sanità pubblica, non ci vogliono sette centri. Dalle esperienze dei paesi limitrofi si deduce infatti che, per garantire il livello di prestazione e redditività, ogni centro deve operare almeno 12 volte l’anno. Deduzione logica: in Svizzera bastano tre centri con queste capacità.
Pianificazione centrale
Il documento presentato dalla Conferenza dei direttori della sanità auspica dunque una pianificazione centralizzata; una piccola rivoluzione per la Svizzera.
Questa la nuova mappa dei trapianti: Basilea, con Berna e Losanna, potrà mantenere il centro cardiochirurgico. I polmoni si trapianteranno invece solo a Losanna e Zurigo; il pancreas a Ginevra e Zurigo. Chi ha bisogno di un trapianto di reni potrà invece rivolgersi anche in futuro ad uno dei sei centri elvetici.
L’argomento principale per l’eliminazione di alcune sezioni è la ristrettezza geografica della Svizzera: i maggiori centri non distano più di cento chilometri l’uno dall’altro.
Per l’entrata in vigore si aspetta il consenso definitivo di almeno 18 cantoni, perché la riforma è anche legata agli accordi tariffari. Oltre ai trapianti, prossimamente si intende inoltre analizzare tutti i settori particolarmente dispendiosi. Nella pianificazione si vuole tenere conto anche dell’offerta delle cliniche private, attive in diretta concorrenza con il settore pubblico.
È probabile che anche l’Ospedale universitario di Zurigo dovrà adeguarsi, anche contro il volere dei suoi primari: Verena Diener, responsabile politica della sanità, ha già firmato un anno fa un accordo in tal senso con i cinque cantoni che hanno una facoltà di medicina.
swissinfo, Anna Passera e Daniele Papacella
Statistiche dei trapianti per il 2003:
1209 pazienti in lista d’attesa per un trapianto.
491 organi trapiantati di cui 34 cuori
55 pazienti in lista d’attesa deceduti
13,2 donatori per milione d’abitanti (tasso fra i più bassi in Europa)
In Svizzera esistono sei centri di trapianti a Zurigo, Ginevra, Losanna, Berna, Basilea e San Gallo.
Il progetto di riorganizzazione prevede trapianti di cuore soltanto a Basilea, Berna e Losanna. I polmoni si trapianteranno invece solo a Losanna e Zurigo; il pancreas a Ginevra e Zurigo. Chi ha bisogno di un trapianto di reni potrà invece rivolgersi anche in futuro ad uno dei sei centri elvetici.
La storia dei trapianti in Svizzera è cominciata nel 1964 con il primo trapianto renale presso l’Ospedale universitario di Zurigo.
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