Un pediatra combatte per il suo ospedale in Cambogia
Beat Richner, medico e cabarettista svizzero è in diverbio con la Confederazione che ha bloccato i 2,75 milioni di franchi previsti per il suo ospedale pediatrico in Cambogia.
L’aiuto statale non arriverà, finché l’ospedale non disporrà di un riconoscimento dal governo cambogiano. Ma Richner si rifiuta.
Da alcuni giorni la stampa si occupa del tema: il più noto pediatra nazionale, che ha abbandonato la sua ricca carriera in Svizzera per dedicarsi ai piccoli malati del terzo mondo, si è visto bloccare da Berna un importante credito per la sua istituzione.
Harry Sivec, portavoce della Direzione per lo sviluppo e la cooperazione (DSC), responsabile per la decisione, spiega il perché: l’ospedale non dispone di una convenzione con il governo locale e dunque non è possibile garantire la continuità.
«Ogni struttura deve essere integrata nel sistema sanitario regionale, questo vuol dire che deve disporre di un accordo scritto con le autorità», continua Sivec.
Ma in una lettera, inviata alla ministra degli esteri Micheline Calmy-Rey, Beat Richner difende la sua decisione di non cooperare con le istituzioni cambogiane.
Il dito sulla corruzione
Il problema di fondo, afferma il medico nella sua missiva, è la corruzione delle autorità. La cosa renderebbe impossibile ogni tipo di contatto con il governo.
«Il ministro della salute è corrotto… E, per la nostra fondazione, è di fondamentale importanza il mantenere una chiara distanza da questi affari, evitando che le donazioni che riceviamo non finiscano nelle tasche di un funzionario del ministero», ha scritto il medico al Consiglio federale.
E aggiunge: «La richiesta arrivata da Berna è completamente assurda e sa di rigidità burocratica»
Ma il direttore della DSC, Walter Fust, rimane fisso sulle sue posizioni: un progetto che ottiene dei fondi pubblici deve corrispondere a determinati criteri di qualità.
«Ovunque nel mondo, tutti i programmi che sosteniamo rispettano le regole del gioco. Solo Richner non si attiene», ha dichiarato l’alto funzionario al quotidiano svizzero-tedesco «Blick».
«Non possiamo spendere i soldi dei contribuenti in progetti che non hanno una garanzia legale che dia loro continuità», continua Fust.
Opere caritatevoli
Il caso suscita sensazione, perché solo l’anno scorso, durante una premiazione in diretta televisiva, Beat Richner è stato nominato «svizzero dell’anno» per la seconda volta. Il riconoscimento, plebiscitato dal televoto, è andato appunto alla sua attività nell’ospedale cambogiano.
L’ospedale, che dispone tra l’altro di una moderna sezione maternità e di un reparto per i malati di Aids, è nato e vive soprattutto grazie a donazioni arrivate dalla Svizzera.
Da anni comunque il medico è nell’occhio della critica per le sue scelte terapeutiche. Gli si rinfaccia una medicina di lusso che non è sostenibile a lungo termine viste le risorse limitate del paese.
Eppure Richner mantiene alto l’interesse per il suo impegno e riesce a raccogliere il denaro necessario grazie ai suoi concerti. Due volte l’anno, il medico torna in patria e si mette in tournée con un nuovo programma cabarettistico, accompagnato dal suo violoncello.
Negli ultimi 10 anni, grazie alla sua attività, Richner ha raccolto circa 125 milioni di franchi per costruire ospedali e ambulatori nella regione cambogiana di Kantha Bopha.
Il primo ospedale è stato costruito nel 1993 e attualmente la fondazione sta cercando ulteriori 20 milioni di franchi per un’ulteriore fase di sviluppo.
swissinfo, Elizabeth Meen
Il bilancio annuale dell’aiuto allo sviluppo elvetico ammonta a 1,74 miliardi di franchi
Questi soldi sostengono oltre 1’000 progetti con 1405 impiegati svizzeri e 900 collaboratori locali
Le priorità sono oggi fissate su 17 paesi
L’impegno statale corrisponde allo 0.38% del prodotto interno lordo
La Direzione per lo sviluppo e la cooperazione (DSC) aveva in un primo momento stanziato 2,75 milioni di franchi per i tre ospedali del dottor Richner in Cambogia.
Il finanziamento è legato alla firma di un accordo fra l’ospedale e le autorità cambogiane. Cosa che il medico rifiuta.
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