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Un tricolore per il Kosovo?

Venditori accanto al monumento Skanderbegs, l'eroe nazionale degli albanesi, nel centro di Pristina swissinfo.ch

La provincia serba ed in particolare la capitale Pristina si stanno addobbando a dovere in vista della proclamazione d'indipendenza del Kosovo, attesa per domenica 17 febbraio.

Tra gli ultimi preparativi vi è pure la scelta della bandiera nazionale, per la quale sono giunte proposte anche dalla Svizzera.

«Lo faccio per l’indipendenza», dice divertito un lavavetri in tuta da lavoro blu, mentre con vigore pulisce la facciata del parlamento del Kosovo a Pristina.

Sulla nuova zona pedonale del Viale Madre Teresa, che finalmente conferisce un certo charme al centro, alcuni operai stanno montando le ultime luci. L’atmosfera in città è gioviale, ma tutto sommato pacata. A Pristina tutti sono sicuri: l’indipendenza del Kosovo è vicina.

Lo conferma anche l’influente vicepremier kosovaro Hajredin Kuci. «Sì, il Kosovo è pronto», indica a swissinfo. «Aspettiamo ora il segnale della comunità internazionale».

Come gli altri responsabili decisionali non vuole tuttavia fornire alcuna informazione in merito alla data precisa dell’annuncio. «Siamo alla vigilia dell’indipendenza», si limita a dichiarare. «La data approssimativa è conosciuta dai membri del governo».

Vasto appoggio

Nei bar e nelle osterie di Pristina, così come nelle cosiddette “sfere bene informate”, la data più probabile appare quella del 17 febbraio.

Fadil Hysaj, della Lega democratica del Kosovo, è tra coloro che aspettano con impazienza la dichiarazione d’indipendenza. In quell’occasione verrà issata, per la prima volta, la bandiera nazionale del Kosovo.

Qualche giorno fa, Hysaj ha presentato in parlamento tre proposte per una bandiera e tre per uno stemma, scelte dopo consultazione con i dodici membri della speciale giuria che presiede. Giuria che oltre ai rappresentanti dei partiti parlamentari include artisti ed esponenti della società civile e dei diversi gruppi etnici della provincia. «Tra i membri figura anche un serbo, il quale ha collaborato attivamente», ci spiega Hysaj.

Nessuna aquila

Secondo il piano Ahtisaari, non accolto dal Consiglio di sicurezza dell’ONU ma ciò nonostante adottato dal governo kosovaro quale documento di base per la costruzione del nuovo Stato, il futuro simbolo nazionale deve sottostare ad alcune regole.

La bandiera non potrà ad esempio essere esclusivamente rossa e nera, come quella dell’Albania. Esclusa pure una combinazione di rosso, blu e bianco, i colori della Serbia. Sullo stendardo non figurerà nemmeno l’aquila, trattandosi di un simbolo condiviso sia da albanesi che da serbi.

L’anno scorso le autorità hanno così invitato tutti gli interessati ad elaborare idee per la bandiera e lo stemma.

Idee dalla Svizzera

Complessivamente, 997 persone hanno proposto 2’536 bandiere e 727 stemmi. Circa un centinaio di progetti sono giunti dall’estero. Tra questi, 14 dalla Svizzera e 13 dalla Germania.

I colori più ricorrenti delle bandiere, rileva Hysaj, sono tre: principalmente rosso e nero, ai quali è abbinato il blu o il bianco. In numerose varianti è persino rappresentato il profilo del Kosovo, attorniato da simboli europei (come ad esempio le stelle gialle in campo blu).

Ora toccherà al Parlamento (al quale servirà una maggioranza di due terzi) scegliere il futuro simbolo dello Stato. Il vicepremier Kuci, presidente della commissione di selezione, è dell’avviso che il legislativo sceglierà la nuova bandiera in contemporanea alla proclamazione d’indipendenza. «Tutto sarà pronto a tempo debito», sostiene.

Bandiera tricolore

Per Fadil Hysaj, che oltre a fare il politico lavora come regista, si tratta di una concomitanza d’importanza capitale. «Una dichiarazione d’indipendenza senza bandiera è come un attore che si presenta alla prima senza l’abito».

In quanto rappresentante di una minoranza, il presidente e delegato del partito dell’Unione dei Rom del Kosovo si dice soddisfatto del processo. Presto, prevede Haxhi Zylfi Merxha, il Kosovo avrà una bandiera tricolore.

Per la nuova bandiera, avverte dal canto suo Fadil Hysaj, non sarà tuttavia facile imporsi di fronte alla bandiera nazionale albanese (la doppia aquila nera in campo rosso).

«La bandiera nazionale è il simbolo con il quale diverse persone si sono battute per l’indipendenza, anche sacrificando la propria vita», sottolinea.

Un nuovo inno?

Per ciò che concerne il nuovo inno nazionale, per il momento non è stato indetto alcun concorso. Un fatto che non preoccupa per nulla il vicepremier.

«Il giorno dell’indipendenza e nei primi tempi utilizzeremo l’inno europeo, accettabile per tutti. In seguito troveremo il nostro inno», conclude Hajredin Kuci.

swissinfo, Norbert Rütsche, Pristina
(traduzione e adattamento: Luigi Jorio)

Stando ai dati forniti dall’ufficio svizzero di collegamento a Pristina, nella Confederazione vivono attualmente oltre 171’000 immigrati kosovari.

38’400 di loro hanno ottenuto la cittadinanza elvetica e 102’062 detengono un permesso di domicilio illimitato (permesso C). Altre 25’104 persone sono in possesso di un permesso di dimora B.

4’813 kosovari sono stati ammessi in Svizzera in modo provvisorio e 999 stanno seguendo una procedura d’asilo. In 415 casi è stata applicata una procedura di rimpatrio.

Dalla fine della guerra in Kosovo, nell’estate 1999, sono oltre 41’000 le persone che sono volontariamente ritornate nel paese d’origine, dopo aver trovato temporaneamente rifugio in Svizzera. Il loro rientro è avvenuto nell’ambito del programma di rimpatrio finanziato dalla Confederazione.

Tra il 1996 e il 2006, l’Ufficio della migrazione (UFM) ha favorito il rimpatrio in Kosovo mettendo a disposizione 80 milioni di franchi.

Nello stesso periodo, l’UFM ha destinato 106 milioni di franchi a sostegno dei progetti realizzati in Kosovo dalla Direzione dello sviluppo e della cooperazione.

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