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Un tunnel più sicuro

Prima del drammatico incidente dello scorso anno, il tunnel del San Gottardo era ritenuto tra i più sicuri d'Europa. Nell'ultimo anno sono stati svolti ulteriori lavori di miglioria.

Vediamo quali sono i sistemi di sicurezza dentro e fuori la galleria.

Dopo l’incidente, sono state rinnovate e potenziate alcune infrastrutture, i veicoli dei soccorritori ed i loro equipaggiamenti. Adattato anche il sistema di ventilazione all’interno della galleria: ora la potenza d’aspirazione del fumo può essere concentrata in un unico settore, ciò che non era il caso lo scorso 24 ottobre.

Per queste migliorie sono stati investiti circa 36 milioni di franchi. “Ora disponiamo di quanto di meglio offra la tecnologia”, dichiara Mauro Gagliardi, direttore del centro di manutenzione di Airolo.

Telecamere ovunque

In caso d’incidente o d’incendio sono vitali i tempi di reazione. Per ridurli al minimo, ai due portali del tunnel ci sono altrettante centrali nelle quali polizia ed esperti delle strade nazionali sorvegliano i 17 chilometri del traforo 24 ore su 24, 365 giorni l’anno.

Situazione del traffico, illuminazione e ventilazione sono costantemente sotto controllo tramite numerosi sensori e circa 80 telecamere. Sempre presenti sul posto anche un picchetto di 4 pompieri ed un’ambulanza per portale.

“Dal punto di vista tecnico, siamo tranquilli. I sistemi di controllo e di evacuazione sono ottimi”, sostiene Marco Guscio. “Un esempio? Se schiaccio un bottone, in 3 minuti ho i pompieri in galleria”.

La salvezza ogni 250 metri

Nella galleria, ogni 250 metri sono a disposizione degli automobilisti delle colonnine SOS direttamente collegate con le centrali di controllo e dei rifugi antincendio. Questi ultimi permettono di accedere al cunicolo di sicurezza che corre accanto al tunnel principale.

Tutti dovrebbero saperlo, ma c’è chi non ne è a conoscenza. Una tragica prova la si è avuta lo scorso anno: alcuni di coloro che sono morti asfissiati, sono passati davanti alle porte d’emergenza ma non ci sono entrati. L’informazione non è quindi mai sufficiente.

Marzio Pescia, swissinfo

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