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Un viaggio per «contribuire agli sforzi di pace»

Micheline Calmy-Rey ha stilato giovedì a Berna il bilancio del suo viaggio in Medio Oriente Keystone

Di ritorno dal Medio Oriente, Micheline Calmy-Rey indica che anche la Svizzera, sebbene non sia tra gli attori principali, può contribuire al processo di pace.

La ministra degli esteri ha ricordato in particolare il sostegno umanitario elvetico alla popolazione della striscia di Gaza.

«Era proprio il momento di andarci e di prendere conoscenza della situazione sul posto», ha dichiarato la ministra degli esteri elvetica Micheline Calmy-Rey, di ritorno in Svizzera dopo 7 giorni in Medio Oriente.

Nella conferenza stampa di giovedì a Berna, la consigliera federale ha sottolineato l’efficienza dello sforzo umanitario e dell’aiuto allo sviluppo forniti dalla Svizzera.

Il viaggio della delegazione elvetica in una regione ricca di simboli per i due popoli, ha ricordato il capo della Divisione politica II Africa/Medio Oriente Paul Fivat, si è svolto nel solco della più profonda neutralità ed equidistanza.

Un equilibrio che ha riguardato gli interlocutori scelti, ma anche il luogo di residenza: Micheline Calmy-Rey ha infatti dormito sia a Gerusalemme Est (a maggioranza araba) che Ovest.

Ritiro dalla Striscia di Gaza

Nonostante il «segnale di speranza» emerso dalla tregua proclamata martedì a Sharm el Sheikh (Egitto) e dall’impegno da parte di palestinesi e israeliani a seguire la Road Map, Calmy-Rey rammenta che «la ricerca di una pace definitiva tra i due popoli sarà un lavoro lungo e difficile».

Per questa ragione, la Svizzera si impegna con assoluta equidistanza dalle parti e con una politica pragmatica dei piccoli passi.

Alla responsabile del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), preme soprattutto che siano garantite dignità e possibilità di sviluppo delle popolazioni che attualmente soffrono della violenza nella regione.

Il ritiro israeliano da Gaza deve dunque forzatamente essere accompagnato da misure che permettano agli abitanti di accedere a beni e servizi indispensabili come medicamenti, cure ospedaliere e scolarizzazione.

Pool di esperti

Per raggiungere questi obiettivi, la delegazione elvetica in Medio Oriente ha proseguito le discussioni che la diplomazia aveva già avviato prima del viaggio.

Allo stato attuale si tratta di cercare un accordo con i diretti interessati (Israele e palestinesi), ma anche con altri attori di peso della scena mediorientale, tra cui Stati Uniti, Unione europea e Banca Mondiale.

La proposta – accolta positivamente dalle due parti – prevede, in un primo tempo, di costituire un gruppo di esperti internazionali che sarà chiamato a formulare regole chiare da iscrivere nell’accordo.

Ne va del destino di 1,4 milioni di persone, che dall’estate prossima dovrebbero assistere al ritiro delle truppe con la stella di Davide.

Muro di sicurezza

Nel corso della settimana trascorsa in Medio Oriente, la delegazione elvetica ha inoltre proseguito le discussioni informali relative al “muro di sicurezza” e ai problemi che pone dal punto di vista del rispetto del diritto internazionale.

Con una risoluzione del 21 luglio scorso, l’Assemblea generale dell’ONU aveva infatti invitato la Svizzera, in quanto stato depositario della Convenzione di Ginevra, a condurre consultazioni in merito.

Il successo dell’Iniziativa di Ginevra

«Quasi tutti i partner nelle discussioni hanno menzionato l’Iniziativa di Ginevra», ha ricordato Micheline Calmy-Rey, secondo cui è legittimo che Berna continui a sostenere il progetto.

Il testo prevede tra l’altro la cessione da parte di Israele della maggior parte delle zone occupate della Cisgiordania, la condivisione della sovranità a Gerusalemme e la rinuncia palestinese al diritto di ritorno dei suoi profughi.

«È un testo che gode di un sostegno crescente da parte dell’opinione pubblica e per la popolazione costituisce un possibile obiettivo concreto, dopo l’attuazione della Road Map» ha aggiunto la consigliera federale.

Il no di Ariel Sharon

In merito al mancato incontro con Ariel Sharon, Calmy-Rey ha minimizzato le conseguenze: «Il risultato di un viaggio non si giudica in funzione dell’incontro o no con il Primo ministro».

Per alcuni media israeliani, l’assenza dell’incontro va attribuita proprio al sostegno della Svizzera all’Iniziativa di Ginevra.

swissinfo e agenzie

Durante il suo viaggio in Medio Oriente, Micheline Calmy-Rey ha incontrato il presidente dell’Autorità palestinese Mahmoud Abbas.

La consigliera federale è inoltre stata ricevuta dal Primo ministro palestinese Ahmed Qoreï e dal vice Primo ministro israeliano Shimon Peres.

Nessun incontro è invece stato possibile con il Premier israeliano Ariel Sharon.

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