Una banca dati sulla discriminazione razziale
La commissione federale contro il razzismo (CFR) mette online una banca dati che contiene le sentenze di singoli casi di discriminazione razziale.
Uno strumento utile non solo ai giuristi, ma consultabile anche dalle amministrazioni, le ONG e tutti coloro che sono interessati alla lotta contro il razzismo.
La banca dati fornisce una panoramica sulla prassi giudiziaria e permette di consultare singole sentenze ed effettuare ricerche in base a vari criteri, quali i mezzi utilizzati, gli autori e le vittime di atti di discriminazione razziale.
La norma penale contro il razzismo (art. 261bis CP) si è dimostrata uno strumento valido per individuare gli atti di razzismo compiuti in pubblico. Le decisioni raccolte nella banca dati testimoniano proprio della varietà dei casi giudicati e delle sentenze emesse dalle diverse istanze giudiziarie.
Riassunti anonimi
Un compendio consente al pubblico interessato di effettuare ricerche mirate e fornisce agli specialisti di diritto una panoramica sulla giurisprudenza in materia di lotta contro il razzismo.
Le sentenze pubblicate vanno dal 1995, anno in cui è entrata in vigore la norma antirazzista, fino alla fine del 2002. In futuro verranno aggiornate costantemente, ma per ora si tratta di 277 decisioni emesse da diverse istanze giudiziarie in virtù dell’articolo 261bis CP.
Di ciascuna sentenza la CFR ha preparato un riassunto reso anonimo, che può essere consultato sullo schermo nella versione breve, oppure scaricato come documento PDF nella versione integrale.
Nella metà circa dei casi, le autorità giudiziarie hanno deciso la non entrata in materia. Più dell’80% dei 110 casi terminati in una sentenza definitiva prevedevano la condanna degli autori del delitto.
Tra gli accusati vi sono giornalisti, giovani ed estremisti di destra. Tra le vittime ebrei, persone di colore e stranieri. Anche se non mancano gli insulti verbali, gli atti di discriminazione razziale sono stati per la maggior parte commessi sotto forma di testo scritto.
Per cantone e per reato
Le decisioni sono ordinate cronologicamente, secondo il cantone e il reato commesso. Un’apposita maschera permette di effettuare ricerche mediante termini giuridici oppure parole chiave relative al contesto sociale. Uno degli ostacoli da sormontare per la CFR è stato quello di condensare le sentenze rendendo comprensibile al grande pubblico il linguaggio dei giuristi.
Doris Angst, responsabile del progetto, spiega a swissinfo che il pubblico target della banca dati non sono solo i giuristi: «È a disposizione della comunità, consultabile dai giuristi ma anche dalle autorità competenti, dalle ONG, dalle vittime o dalle persone accusate di atti di discriminazione razziale».
«È il nostro progetto più importante – continua Doris Angst – un impegno durato tre anni. Abbiamo avuto dei problemi di protezione della sfera privata, perciò abbiamo dovuto ottenere il permesso da ogni singolo commissariato di polizia o autorità giudiziaria.»
«Avremmo anche voluto che il sito fosse pubblicato in inglese. Purtroppo la Confederazione non contribuisce alla traduzione. Siamo già contenti di aver potuto presentare la versione francese.»
swissinfo e agenzie
Tra il 1995 e il 2002, 212 casi d’infrazione alla norma penale contro il razzismo sono stati portati davanti ad un giudice.
277 casi (passati da più istanze) si sono conclusi con una decisione o una sentenza.
Tra i 110 casi che hanno avuto un giudizio definitivo, più dell’80% sono terminati in una condanna.
La Commissione federale contro il razzismo (CFR), attiva da 10 anni, commenta le vicende politiche con prese di posizione puntuali e interviene, come previsto dal mandato affidatole, laddove teme che vi siano forme di discriminazione.
La CFR ha ad esempio diffuso una presa di posizione sull’inasprimento della politica d’asilo.
La banca dati messa online dalla CFR rende consultabile al pubblico la giurisprudenza sulla norma penale contro il razzismo.
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