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Una buona giornata per la Palestina

Soddisfazione elvetica per l'elezione di Mahmud Abbas quale nuovo presidente palestinese Keystone

Elezioni democratiche nei Territori palestinesi occupati: la Svizzera si rallegra presenta i suoi migliori auguri al nuovo presidente Abu Mazen.

Il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) è convinto che l’elezione di Abu Mazen permetterà di riattivare il processo di pace nel vicino Oriente.

Con uno storico voto che ha dato la schiacciante vittoria al capo dell’OLP (Organizzazione per la liberazione della Palestina) Mahmud Abbas, i palestinesi hanno voltato pagina e aperto ieri l’era del dopo Arafat, sperando che possa riavvicinare la pace in questa travagliata regione del mondo.

Il successo, dedicato da Abbas al «fratello martire Yasser Arafat e al popolo palestinese» era previsto. Il 69enne nuovo presidente, il cui nome di battaglia è Abu Mazen, ha ottenuto fra il 66 e il 70 % dei voti espressi.

Abbas conquista così, a meno di due mesi dalla morte in Francia di Yasser Arafat, la poltrona di ‘rais’, dopo essersi chiaramente dichiarato durante la campagna elettorale contro la violenza, per la fine della «militarizzazione» dell’Intifada e per una ripresa di trattative di pace con lo stato ebraico

Diritto internazionale rispettato

«E’ una buona giornata per la Palestina. Nel suo insieme, l’elezione presidenziale si è svolta nel rispetto degli standard internazionali», ha affermato il responsabile dell’ufficio della Direzione dello sviluppo e della cooperazione nei Territori occupati, Mario Carera.

Durante la sua visita a numerosi uffici di voto di Ramallah, Carera ha constatato che l’elezione si è svolta in un’atmosfera tranquilla. Un ottimo auspicio per il futuro del popolo palestinese, che ha così dimostrato di sapere sostenere un’elezione nel rispetto dei principi democratici.

Carera ha tuttavia espresso rammarico per il mancato rispetto del diritto internazionale nella zona di Gerusalemme-est dove, dei 120’000 Palestinesi aventi diritto di voto, solo 5’300 hanno potuto andare alle urne.

Gli altri si sono infatti visti costretti a scegliere il proprio presidente presso uffici di voto al di fuori della Città Santa. «Di conseguenza, il tasso di partecipazione in quella regione sarà probabilmente molto basso», ha sottolineato Carera.

La Svizzera si congratula con il nuovo presidente

Il dipartimento di Micheline Calmy-Rey si è dichiarato soddisfatto per il fatto che si sia organizzata un’elezione presidenziale e ha presentato al nuovo presidente dell’Autorità palestinese i complimenti e i migliori auguri di successo nella sua nuova importante missione.

«Con questa elezione si è compiuto un passo importante verso il consolidamento della democrazia e delle istituzioni proprie di uno Stato di diritto nel Territorio palestinese occupato», ha affermato lunedì in un comunicato stampa il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE).

Speranze di pace

Il DFAE ripone parecchie speranze nell’elezione del nuovo leader palestinese, nel quale confida per assicurare il rilancio della Road Map e per la ripresa del processo di pace. L’impegno di ambo le parti – israeliani e palestinesi – è ritenuto necessario per il raggiungimento di tale scopo.

«È essenziale che il consolidamento progressivo della democrazia palestinese sia accompagnato – conformemente agli obblighi contratti con Israele e dall’Autorità palestinese nell’ambito della Road map – da misure reciproche e simultanee intese a porre fine alla violenza e a garantire un rapido miglioramento delle condizioni di vita nel Territorio palestinese», sottolinea il DFAE.

Sostegno svizzero agli sforzi di pace

La Svizzera si dice pronta, nel comunicato del ministero degli esteri, a «sostenere anche in futuro gli sforzi di pace nella misura dei mezzi di cui dispone».

Il contributo elvetico consiste in particolare in aiuti umanitari e in un programma di cooperazione allo sviluppo nel Territorio palestinese, ma anche nel suo impegno a favore dell’applicazione del diritto internazionale umanitario.

Nonostante le difficoltà dovute alla presenza nei Territori delle truppe israeliane, 13 svizzeri hanno inoltre partecipato – accanto a centinaia di stranieri – come osservatori all’elezione presidenziale. Altri saranno invece inviati sul posto nell’ambito delle prossime elezioni legislative.

Elezione importante per l’identità palestinese


Lo svizzero Peter Egloff, che ha prestato servizio con gli osservatori dell’UE nella regione di Tulkarem, vicino alla barriera israeliana.

In un’intervista ha swissinfo, Egloff ha sottolineato l’importanza cruciale dell’elezione del nuovo presidente per il popolo palestinese:
«Per la popolazione è importante mostrare al mondo intero che esiste un’entità palestinese che ha il diritto di esprimersi. Dopo la morte di Arafat, ci voleva un successore che sapesse rappresentarli anche in futuro», ha affermato.

Secondo Egloff, la costruzione del muro israeliano non ha reso la popolazione palestinese più radicale nei suoi intenti: «il muro era chiaramente un elemento base della campagna presidenziale, poiché influisce negativamente sulla vita di molte persone. Ammiro però la reazione della popolazione palestinese, che si è saputa adattare alla difficile situazione», ha sottolineato.

swissinfo e agenzie

Mahmud Abbas (69 anni), capo dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina (OLP) ha vinto l’elezione presidenziale palestinese con il 62,32% dei suffragi. Il suo principale rivale, l’indipendente Mustafa Barghuti, ha ottenuto il 19,8% dei voti.

Lunedì, i più grandi Paesi mondiali hanno espresso la propria soddisfazione per l’elezione del nuovo presidente. Il primo ministro israeliano Ariel Sharon ha dichiarato che il nuovo presidente sarà giudicato «da come combatterà il terrorismo e ne smantellerà le infrastrutture».

Dal canto loro, i radicali di Hamas e della Jihad islamica si sono detti pronti a cooperare con Mahmud Abbas, ma hanno anche annunciato di voler continuare i loro attacchi contro Israele.

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