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Via libera a un accordo sui beni culturali con la Turchia

In Turchia, Pascal Couchepin vuole anche evocare il genocidio armeno (foto: RDB)

Il ministro della cultura Pascal Couchepin ha iniziato lunedì una visita di cinque giorni in Turchia dando il via a dei negoziati in vista di un accordo per il rimpatrio dei beni culturali.

Il consigliere federale incontrerà anche diversi ministri ed intellettuali di un paese con il quale la Svizzera ha a volte relazioni assai movimentate, in particolare a causa della questione armena.

Dopo il Perù e l’Italia, la Turchia dovrebbe essere il terzo paese con il quale la Svizzera sottoscriverà un accordo per il rimpatrio dei beni culturali.

Il ministro degli interni e della cultura elvetico Pascal Couchepin, giunto lunedì ad Ankara per una visita ufficiale di cinque giorni, ha infatti dato il via ai negoziati in un incontro con il ministro della cultura Attila Koç.

Protezione del patrimonio

Queste convenzioni permettono di proteggere meglio il patrimonio culturale straniero, regolamentando le importazioni in Svizzera.

I due ministri hanno sottolineato l’interesse che un simile accordo riveste per entrambi i paesi. La Confederazione, quarto mercato mondiale dell’arte dopo Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia, vuole “dimostrare di rispettare la cultura e il patrimonio”.

La Turchia, da parte sua, vuole “migliorare la sua immagine in Svizzera”, un’immagine scalfita non solo dalle polemiche sul genocidio armeno, ma anche a causa degli incidenti avvenuti durante la partita di calcio Turchia-Svizzera nel novembre del 2005. La protezione e la promozione dei beni culturali turchi – ha sottolineato Jean-Marc Crevoisier, portavoce del Dipartimento federale dell’interno – è importante per sviluppare il turismo.

In Kurdistan

Durante il secondo giorno della sua visita, Couchepin incontrerà i ministri dell’educazione Hüseyin Celik, del lavoro e degli affari sociali Murat Basesgioglu e il ministro di Stato Mehmet Aydin, responsabile tra l’altro del dialogo interculturale.

Sempre martedì, è prevista una visita di cortesia al premier turco Recep Tayyip Erdogan.

Il consigliere federale si recherà in seguito – mercoledì e giovedì – nel sud-est del paese, regione a maggioranza curda.

Il ministro incontrerà dei rappresentanti delle autorità locali e visiterà dei siti culturali e storici, nonché dei progetti di cooperazione sostenuti dalla Confederazione.

Venerdì, infine, il responsabile del DFI avrà dei colloqui con degli intellettuali turchi ad Istanbul.

Questione armena

Il viaggio avviene a quattro mesi dalla visita ad Ankara di Christoph Blocher, visita che aveva suscitato numerose polemiche a causa delle dichiarazioni del ministro di giustizia e polizia.

Blocher aveva criticato la norma penale contro il razzismo in vigore in Svizzera, affermando che la legge gli provocava dei “mal di pancia”. Il consigliere federale aveva espresso il suo rincrescimento per il fatto che l’articolo 261 bis del codice penale svizzero avesse permesso di aprire un’inchiesta nei confronti di uno storico turco per alcune sue affermazioni sul genocidio armeno.

Pascal Couchepin, primo consigliere federale a reagire, aveva definito “inaccettabile” l’attitudine del suo collega, permessosi di criticare all’estero una legge del suo paese.

Commissione internazionale

Negli ultimi anni, la questione armena è stata all’origine del rinvio e dell’annullamento delle visite in Turchia dei consiglieri federali Micheline Calmy-Rey e Joseph Deiss. Ankara aveva così espresso la sua irritazione a causa del riconoscimento ufficiale del genocidio armeno da parte della camera bassa del parlamento svizzero e del parlamento vodese.

Alla vigilia della visita in Turchia, Pascal Couchepin ha dichiarato sulle onde della radio svizzera romanda RSR che “gli avvenimenti accaduti durante la Prima guerra mondiale” saranno sollevati nel corso della sua visita. La posizione del governo elvetico “è del tutto chiara. Pensiamo che la storia debba essere lasciata agli storici”.

Poi il ministro degli interni ha aggiunto: “Sarebbe giusto istituire una commissione internazionale che studi questo tema e cerchi di comprendere le cause e i risultati degli avvenimenti dell’epoca, in particolare i massacri che si sono verificati in quel momento”.

swissinfo e agenzie

Si stima che tra 800’000 e 1,8 milioni di armeni hanno perso la vita nel genocidio compiuto dalle truppe dell’esercito ottomano tra il 1915 e il 1919.

Il massacro è stato riconosciuto come genocidio dai parlamenti di 21 Stati, tra cui la Francia, gli Stati Uniti, la Russia e l’Italia.

Nel 1987 è stato il turno del Parlamento europeo, nel 2003 del Consiglio Nazionale (Camera bassa del Parlamento svizzero).

Il Governo elvetico ha preferito parlare di “deportazione” e “massacro”.

La Legge federale sul trasferimento internazionale dei beni culturali è in vigore dal 1. giugno 2005.

Essa si fonda sulla Convenzione UNESCO concernente le misure da adottare per interdire e impedire l’illecita importazione, esportazione e trasferimento di proprietà dei beni culturali. La Svizzera ha ratificato questa convenzione del 1970 nell’ottobre 2003.

La legge obbliga i commercianti d’arte e case d’aste a identificare i loro clienti. I proprietari di beni culturali trafugati illegalmente avranno 30 anni – e non più solo 5 – per esigere la loro restituzione.

In precedenza, la Svizzera era stata criticata di essere una piattaforma di scambio di beni culturali illegali.

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