Vittorio Emanuele, modesto contribuente in Svizzera
Prima di trovare casa a Roma, Vittorio Emanuele di Savoia risiedeva a Ginevra e pagava le imposte a Gstaad.
Da quando è stato accusato di corruzione, giochi truccati e prossenetismo – con il sindaco di Campione d’Italia – la stampa svizzera si interessa a lui da molto vicino.
Dove è domiciliato il figlio dell’ultimo re d’Italia? Oggi la risposta è chiara: la giustizia italiana lo ha confinato agli arresti domiciliari nella sua abitazione romana.
Ma prima del suo arresto? Secondo il quotidiano romando “le Matin”, dal 2003 Vittorio Emanuele di Savoia paga le sue imposte a Gstaad, la stazione del jet-set internazionale che si culla nell’Oberland bernese.
Il principe beneficia di un forfait fiscale, calcolato in base ad un reddito annuale di 280 mila franchi e un patrimonio di 1,4 milioni. Una somma che, secondo il foglio romando, non raggiunge nemmeno il valore dello châlet che egli possiede.
Ginevra o il Portogallo?
Vittorio Emanuele e la sua consorte Marina Doria sfoggiano tuttavia parte dei loro beni alla luce del sole; al numero 23 della Route d’Hermance, nel comune ginevrino di Vésenaz, s’affaccia infatti la loro villa di mille metri quadri, immersa in un parco sei volte e mezzo più vasto.
Ma secondo Dominique Warluzel, l’avvocato ginevrino della coppia, marito e moglie sono soltanto inquilini della proprietà. Alla “Tribune de Genève”, Warluzel spiega che il suo cliente “vive sei mesi all’anno a Gstaad, cinque in Corsica e un mese a Ginevra o altrove”.
Un’informazione che deve essere sfuggita all’amministrazione fiscale ginevrina, poiché nel 1999 ha inviato al principe cinque notifiche di tassazione per gli anni 1994-1998. Una richiesta priva di oggetto, secondo l’avvocato: prima del 2003 il suo cliente viveva… in Portogallo.
Eppure è proprio in Svizzera nel 1998 che la coppia è stata condannata dal tribunale dei Probi Viri a versare 18 mila franchi di stipendi arretrati all’ex domestico brasiliano, impiegato per sei mesi – in nero – nella villa di Vésenaz.
Corruzione, traffici e prossenetismo
L’arresto di Vittorio Emanuele di Savoia in una località del nord Italia, avvenuto lo scorso 16 giugno, ha dunque destato molto scalpore anche in Svizzera. Il principe è sospettato di corruzione in relazione ad un traffico di video giochi e di macchinette mangiasoldi truccate destinate al Casinò di Campione d’Italia.
Avrebbe, secondo l’accusa della magistratura di Potenza – titolare dell’inchiesta – reclutato ragazze squillo per dei clienti del Casinò; giovani donne che lui medesimo avrebbe testato, per senso del dovere….
Vittorio Emanuele non è il solo ad essere caduto nella rete della giustizia. Tra le dodici persone arrestate, spicca anche il nome del sindaco di Campione, Roberto Salmoiraghi.
Il suo arresto ha fatto i titoli della stampa ticinese che parla di “grave crisi di immagine” per l’enclave ai bordi del Lago di Lugano. E di nuove grane per il suo famoso Casinò, che naviga nelle cifre rosse.
L’Associazione italiana “SOS racket e usura” denuncia, del resto, da anni il ruolo degli usurai e dei riciclatori di denaro della mafia siciliana all’interno della casa da gioco.
In acque torbide
Quanto a Vittorio Emanuele è sempre stato sotto i riflettori della cronaca – e non solo di quella mondana – con una certa regolarità e da una buona trentina d’anni. Membro della misteriosa loggia massonica P2, sarebbe sempre stato un adepto della corruzione di funzionari.
Negli anni Settanta vende al suo amico lo Shah di Persia 300 elicotteri da combattimento Agusta, che atterrano in Giordania, a Taiwan e in Africa del Sud, paese che ai tempi era sottoposto all’embargo sulla vendita di armi.
Nel 1978 la giustizia francese ferma Vittorio Emanuele indagato per omicidio. E’ accusato di aver ucciso un giovane turista tedesco in Corsica. Nel 1991 un tribunale parigino lo libera dall’accusa di omicidio volontario mantenendo solo il reato di porto d’armi illegale. Se la cava con una condanna di sei mesi sospesi condizionalmente.
Qualche anno dopo, mentre il Parlamento italiano dibatte sulla fine dell’esilio degli eredi maschi di Casa Savoia, l’erede dichiara pubblicamente che le leggi razziali promulgate da suo nonno nel 1938 “non sono poi state così terribili”.
In condizioni come queste non c’è davvero da stupirsi se il ritorno in Italia dei Savoia, nel 2002, è stato pressoché ignorato dal popolo italiano. Da allora, da quelle ultime “gaffes”, Vittorio Emanuele aveva imparato a farsi più discreto.
La polizia, comunque, non l’ha mai perso veramente di vista. E dal suo recente arresto, la stampa transalpina ha pubblicato ampi stralci delle intercettazioni telefoniche dando risalto alla sua cupidigia e alla sua volgarità, specialmente nei confronti delle donne.
Così il già fragile e sottile velo principesco si è definitivamente lacerato. E i lettori hanno potuto scoprire numerosi aspetti imbarazzanti dell’uomo che avrebbe potuto diventare Re d’Italia.
swissinfo, Marc-André Miserez
(traduzione e adattamento dal francese Françoise Gehring)
Il 12 febbraio 1937 a Napoli nasce Vittorio Emanuele di Savoia.
E’ l’unico figlio maschio dell’ultimo Re d’Italia Umberto II e della regina Maria José. Il suo avo Vittorio Emanuele II è stato uno degli artefici dell’unificazione italiana, tra il 1859 e il 1861.
L’11 gennaio 1970 sposa a Las Vegas, con rito civile, Marina Ricolfi Doria, ex campionessa di nuoto e tennis.
A quasi due anni di distanza, il 7 ottobre 1971, si sposano con rito religioso a Teheran. La coppia avrà un figlio: Emanuele Filiberto.
La norma della Costituzione italiana che obbligava gli eredi maschi di Casa Savoia all’esilio dall’Italia viene rimossa nel 2002.
Vittorio Emanuele che fino ad allora aveva vissuto in Svizzera, può tornare in Italia.
Nello stesso anno, immediatamente dopo l’abolizione dell’obbligo di esilio, Vittorio Emanuele insieme al figlio Emanuele Filiberto giura fedeltà alla Costituzione e al presidente della Repubblica Italiana.
La vita di Vittorio Emanuele è segnata da scandali che vanno oltre il gossip. E negli anni che precedono il rientro in Italia l’immagine di Vittorio Emanuele non è delle migliori.
In Svizzera la famiglia Savoia, possiede, possedeva o possederebbe almeno sei proprietà: cinque nella regione ginevrina e una a Gstaad.
L’avvocato della famiglia, il ginevrino Dominique Warluzel, afferma che il domicilio principale della coppia si trova nella celebre stazione dell’Oberland bernese, del resto l’unico luogo al mondo dove Vittorio Emanuele di Savoia paga le imposte.
Ma nel corso degli interrogatori della giustizia italiana, il principe rivela di soggiornare sei mesi all’anno a Gstaad e il resto del tempo a Ginevra, prima di rispondere: “Abitiamo tutti a Ginevra”.
Interrogato sulla sua professione, Vittorio Emanuele afferma di essere “un imprenditore” e di esercitare la propria attività a Ginevra.
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