Yasser Arafat: le tappe di una vita per la Palestina RELATED
Il leader palestinese si è spento a 75 anni, dopo una vita dedicata alla causa del suo popolo.
Le tappe principali di un uomo che già in vita era una leggenda.
Yasser Arafat è il capo carismatico del movimento di protesta del popolo palestinese. Con la creazione dello Stato di Israele, dopo la Seconda guerra mondiale, centinaia di migliaia di palestinesi sono costretti a lasciare il proprio paese.
La reazione trova nell’Organizzazione per la liberazione della Palestina (OLP) un canale per esprimere le proprie ambizioni di riconquista del territorio. Arafat diventa da subito uno dei protagonisti del movimento.
Negli anni Settanta, con il dirottamento aerei e con attentati dinamitardi i militanti riescono a canalizzare l’interesse internazionale sul problema della Palestina. Arafat viene identificato in Occidente come terrorista.
La svolta
Il 1993 segna l’ora d’oro per Arafat e la sua organizzazione: con la firma di un trattato, i territori occupati da Israele nel 1969 conquistano una loro autonomia. Arafat è il protagonista indiscusso di questa stagione.
Il progetto affoga però nelle difficoltà economiche e nell’intransigenza israeliana che pone la sua sicurezza prima delle ambizioni di indipendenza dei palestinesi.
La cosiddetta «Road Map» statunitense, come l’Iniziativa di Ginevra, promossa dalla Svizzera, non riescono a sbloccare la situazione. Pur rimanendo al suo posto, Arafat ha perso il suo ruolo chiave, rinchiuso nel suo quartier generale. Si è spento dopo una lunga malattia.
Le tappe principali della sua vita
1929 – Mohammed Abdel-Raouf Arafat al-Qudwa, più noto come Yasser Arafat, nasce al Cairo il 24 agosto in una famiglia di commercianti palestinesi. Altre fonti indicano Gerusalemme o Gaza.
1948 – Con la creazione dello Stato di Israele, inizia l’epopea del popolo palestinese. Anche Arafat si rifugia in Egitto. Al Cairo studia ingegneria e diventa presidente dell’Unione degli studenti palestinesi dal 1952 al 1956.
1959 – Il giovane studente partecipa alla creazione il movimento al Fatah, un’organizzazione di ispirazione nazionalista palestinese.
1964 – Il movimento al Fatah dichiara la lotta armata contro Israele. Parallelamente nasce un altro gruppo: l’Organizzazione di liberazione della Palestina (OLP). Nel 1968 i due gruppi si uniscono.
1969 – Arafat viene eletto presidente del Comitato esecutivo dell’OLP; in clandestinità assume il nome di Abu Ammar (il padre di Ammar).
1974 – Il vertice arabo di Rabat riconosce l’OLP come il solo e legittimo rappresentante del popolo palestinese. Gli anni Settanta sono la stagione calda del terrorismo: i dirottamenti di aerei diventano lo strumento per richiamare l’attenzione del mondo sulla questione palestinese.
1971-1982 – Il leader dell’OLP vive con la dirigenza dell’OLP a Beirut. La guerra civile impone la fuga. Arafat è costretto a rifugiarsi in Tunisia, che diventa la nuova sede del governo in esilio dell’organizzazione.
1987 – Nei territori occupati inizia la prima «Intifada» (termine arabo per «sussulto»), la disobbedienza civile della popolazione palestinese.
1988 – Con una dichiarazione, Arafat dichiara pubblicamente la rinuncia al terrorismo, e riconosce il diritto d’esistenza di Israele, pur chiedendo la creazione di uno Stato autonomo per i palestinesi. Questo passo gli apre le porte per un dialogo con gli Stati Uniti.
1991 – Con la caduta del Muro di Berlino e la fine del regime comunista in Russia, l’OLP perde un partner importante: i servizi segreti russi. Il nuovo ordine mondiale rafforza la necessità di una nuova strategia.
1993 – Alla Casa Bianca Arafat e il primo ministro israeliano Yitzhak Rabin si danno una storica stretta di mano: grazie alla mediazione norvegese, i territori occupati nel 1969 da Israele ottengono l’autonomia.
1994 – Ai protagonisti dell’accordo – Arafat e i leader israeliani Yitzhak Rabin, assassinato il 27 ottobre 1995, e Shimon Peres – viene conferito il premio Nobel per la Pace
1996 – Il carismatico Arafat è plebiscitato alla testa della nuova Autorità palestinese.
2000 – Nel luglio Israele e Autorità palestinese firmano a Camp David un accordo sul ritiro dei coloni dagli insediamenti ebraici e sullo sviluppo dell’autonomia palestinese. In settembre, scoppia seconda Intifada.
2001 – In dicembre le cose precipitano, Arafat è messo al confino a Ramallah, dove l’esercito israeliano lo tiene sotto assedio nel suo quartier generale diroccato.
2002 – in giugno, il presidente americano George W. Bush lo dichiara politicamente morto.
2003 – in settembre, il consiglio di sicurezza israeliano dà parere positivo in linea di principio all’espulsione di Arafat dai territori.
2004 – crescenti difficoltà con i suoi più diretti collaboratori dopo che nel settembre dell’anno precedente ha licenziato il suo premier àbu Mazen per gravi dissensi. L’«Iniziativa di Ginevra», sostenuta logisticamente dalla Svizzera, cerca di rimettere in moto il processo di pace bloccato.
swissinfo e agenzie
L’uomo privato:
Per anni, Arafat ha affermato di essere sposato alla causa palestinese.
Nel 1992 ha sposato Souha Taouil, palestinese cristiana, sorprendendo l’opinione pubblica internazionale. Dall’unione è nata nel 1995 una figlia.
La tenuta verde militare e il suo keffieh hanno definito l’immagine che il mondo ha di lui.
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