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VS: lancio di un’iniziativa per un salario minimo cantonale

Adrien D'Errico è il presidente del comitato d'iniziativa per un salario minimo lanciata oggi in Vallese. KEYSTONE/JEAN-CHRISTOPHE BOTT sda-ats

(Keystone-ATS) Un’iniziativa per un salario minimo cantonale è stata lanciata oggi in Vallese. Prevede che i salari più bassi siano di almeno 22 franchi all’ora, ad eccezione del settore dell’agricoltura (18 franchi).

I promotori hanno ora un anno di tempo per raccogliere le 4’000 firme necessarie.

“Battersi per l’introduzione di un salario minimo in Vallese, è innanzitutto una questione di dignità, poiché è semplicemente inaccettabile che persone che lavorano quotidianamente debbano subire condizioni di vita precarie”, ha dichiarato in una conferenza stampa a Sion il presidente del comitato di iniziativa Adrien d’Errico. Quest’ultimo è pure membro di comitato del POP vallesano, partito che nell’ottobre 2021 ha rilanciato l’idea di un salario minimo generalizzato nel cantone.

Ha nel frattempo trovato dei partner e oggi il progetto è promosso da “un’unione bilingue” dei rappresentanti del mondo politico e sindacale vallesano. L’iniziativa si prefigge un salario minimo di 22 franchi all’ora, ovvero circa 4’000 franchi al mese.

“Una deroga a 18 franchi è stata pensata per l’agricoltura, al fine di non mettere in pericolo questo settore, noto per la sua vulnerabilità economica”, ha precisato d’Errico. Si tratta di una retribuzione oraria che, agli occhi degli iniziativisti, costituisce un enorme passo avanti per degli operai oggi tra i peggio pagati del cantone con 13,40 franchi all’ora”.

Un “attacco frontale”

Sul piano nazionale, le Camere federali hanno accolto lo scorso autunno una mozione del “senatore” Erich Hettlin (Centro/OW) che chiede che le disposizioni dei Contratti collettivi di lavoro (CCL) nazionali di obbligatorietà generale – in materia di salario minimo, tredicesima e ferie – prevalgano su quelle del diritto cantonale.

“Questa mozione mira a produrre ‘working poor’. Inoltre, rappresenta un attacco frontale contro la democrazia e la sovranità cantonale”, ha sottolineato il consigliere nazionale Emmanuel Amoos (PS/VS), che è pure vicepresidente del comitato d’iniziativa per un salario minimo.

Il parlamentare vallesano ha relativizzato l’impatto di questa mozione la cui applicazione è ancora lontana e piena di insidie: “nella fase di consultazione, i cantoni non dovrebbero convalidare una tale ingerenza nella loro sovranità, e se il progetto di legge è stato accolto dalle Camere, la legislazione potrà ancora essere sottoposta al referendum”, ha precisato il socialista vallesano.

Salario minimo in cinque cantoni

In Svizzera, cinque cantoni hanno già introdotto un salario minimo: Ticino (tra i 19 e i 19,50 franchi all’ora), Giura (20 franchi), Neuchâtel (20 franchi), Basilea Città (21 franchi) e Ginevra (rialzato da 23 a 24 franchi il primo gennaio 2023).

Esperienze “che funzionano” e sulle quali i promotori dell’iniziativa vallesana potranno appoggiarsi, ha ricordato Blaise Carron, segretario generale di Unia Vallese. Si tratta di esempi concreti che non esistevano nel 2014, quando il Vallese ha respinto in votazione un testo che fissava a 3’500 franchi l’importo del salario minimo cantonale.

Anche il contesto sarà molto diverso, poiché nel 2014 i Vallesani si erano pronunciati su un’iniziativa federale per un salario minimo di 4’000 franchi, che avevano respinto con l’82% dei voti.

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