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Accordo italo-svizzero per i beni culturali

Traffico illegale di beni culturali non ha cessaro di progredire negli ultimi anni Keystone

Il ministro svizzero della cultura Pascal Couchepin e il suo omologo italiano Francesco Rutelli hanno firmato venerdì a Roma un accordo bilaterale sul trasferimento dei beni culturali.

Questo testo permetterà di facilitare il rimpatrio di oggetti archeologici esportati illegalmente dalla Svizzera o dall’Italia verso altri paesi.

L’accordo firmato nella capitale italiana semplificherà dunque il ritorno di oggetti archeologici esportati illegalmente. Per l’Italia un simile accordo era “urgente”, vista la ricchezza del suo patrimonio culturale e archeologico. L’accordo riguarda le opere che risalgono dalla preistoria al 1500 d.c.

In futuro, alcuni oggetti potranno essere importati con l’autorizzazione dello stato interessato. La Svizzera, dal canto suo, ha voluto assicurarsi che il suo ruolo nel mercato mondiale dell’arte sia retto da “regole etiche”, ha aggiunto il consigliere federale Pascal Couchepin.

La portata dell’accordo potrebbe, in futuro, anche essere estesa. Francesco Rutelli ha infatti espresso l’auspicio che nella lista vengano anche inserite le opere del Rinascimento, di un valore inestimabile.

Accesso facilitato ai musei

I due paesi si sono inoltre accordati affinché i turisti svizzeri possano beneficiare degli stessi vantaggi dei cittadini dell’UE per entrare nei musei italiani. Il consigliere federale Pascal Couchepin e il ministro della cultura Francesco Rutelli hanno raggiunto un “accordo politico” che andrà a vantaggio degli 1,5 milioni di turisti elvetici che visitano ogni anno l’Italia.

Una volta firmato l’accordo, per l’accesso ai musei del Bel Paese gli svizzeri potranno beneficiare delle medesime condizioni dei cittadini italiani, come l’entrata gratuita per i giovani e la riduzione dei biglietti di ingresso per gli anziani. E’ quanto ha precisato all’ATS il portavoce del Dipartimento federale dell’interno (DFI) Jean-Marc Crevoisier.

Un secondo testo firmato venerdì riguarda una revisione dell’accordo sulla coproduzione cinematografica del 1990. Prevede in particolare di ridurre dal 30 al 20% il contributo finanziario per il produttore minoritario. Couchepin ha sottolineato l’interesse della Svizzera per questa riduzione. Roma non è contraria, ma la legge italiana deve prima essere modificata, ha sottolineato Crevoisier.

Cinema, che passione

Il secondo testo parafato venerdì nella capitale italiana concerne la revisione dell’accordo di coproduzione cinematografica tra la Svizzera e L’Italia che risale al 1990. Prevede, in particolare, di ridurre dal 30% al 20% il contributo finanziario minimo del coproduttore minoritario, una scelta che dovrebbe incoraggiare le coproduzioni.

Pascal Couchepin ha fatto presente gli interessi della Svizzera di ridurre questa percentuale fino al 10%. Rutelli si è mostrato aperto, pur sottolineando che prima occorre cambiare le legge italiana.

I due ministri hanno pure auspicato una migliore collaborazione fra i tre grandi festival del cinema italofoni: Locarno, Venezia e la Festa del cinema di Roma. Il vice primo ministro Francesco Rutelli ha poi accettato l’invito di Couchepin di partecipare al prossimo Festival internazionale del film di Locarno che, nel 2007, festeggerà il sessantesimo.

In serata Couchepin ha partecipato a un ricevimento in onore del cineasta svizzero Fredi Murer all’ambasciata elvetica a Roma. Il film “Vitus” di Murer ha ricevuto venerdì il premio del pubblico della festa del cinema di Roma.

swissinfo e agenzie

Nel corso degli ultimi decenni, il trasferimento illecito di beni culturali non ha cessato di progredire.

In molte parti del mondo esso è caduto in mano alla criminalità organizzata. Stando agli specialisti, il traffico illecito di opere d’arte è oggi in testa alla classifica dei delitti commerciali, insieme al traffico d’armi e di stupefacenti.

Il nostro Paese si è dotato di una legge sul trasferimento di beni culturali (LTBC), adottata dal Parlamento il 20 giugno 2003, ciò che gli ha permesso – il 1° ottobre 2003 – di ratificare la Convenzione dell’UNESCO del 1970.

Secondo le stime dell’UNESCO, l’Italia possiede fra il 60 e il 70 per cento dei beni culturali mondiali.

L’Italia intende pertanto conservare il proprio patrimonio. Una legge del 1939 stipula, tra l’altro, che tutte le antichità scoperte nel paese dopo questa data appartengono allo Stato e pertanto non possono essere esportate.

Le autorità italiane riconoscono che i tesori rubati in Italia finiscono sul mercato internazionale (in particolare nei musei europei e americani). E spesso questi oggetti transitano dalla Svizzera.

Uno dei casi più spettacolari di beni trafugati risale al 1995. Negli uffici ginevrini del mercante d’arte italiano Giacomo Medici, la polizia aveva recuperato migliaia di fotogragie di oggetti rubati. L’uomo era stato condannato a 10 anni di prigione.

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