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Ciak… si cineteca

Bobine su bobine, film da confrontare, restaurare, archiviare swissinfo.ch

Il cinema in Svizzera? La sua storia – fatta di pellicole, ma non solo – è di casa nei locali della cineteca di Losanna, l'unica del paese.

Chilometri e chilometri di scaffali per conservare le bobine, una corsa contro il tempo per salvare le pellicole in decomposizione e una paradossale voglia di divulgazione.

Montagne di carta e di bobine che intralciano il passaggio, manifesti appesi al muro, proiettori di tutte le età ammucchiati in una sala, le foto di Conan il barbaro accanto a quelle delle riprese di una Passione degli anni Trenta, un pupazzetto della Pantera rosa che sbuca da uno scaffale…

«È un lavoro senza fine»: Hervé Dumont, direttore della Cineteca svizzera di Losanna sembra quasi volersi scusare per il materiale accumulato senz’ordine apparente nel centro d’archiviazione di Penthaz. Ma poi mostra con orgoglio tutto quanto ha già trovato un suo posto preciso.

Comprese le cellette dove sono conservati i film infiammabili, quelli in nitrato di cellulosa, e gli archivi climatizzati dove sono riposti i film che rischiano di decomporsi per la temuta «sindrome dell’aceto». «Qui dentro ci sono tre o quattro gradi e un’umidità relativa del 35% circa», spiega Dumont.

«I film sono come il pesce, se non li si mette in frigorifero vanno a male. Ci piacerebbe tanto arrivare a zero gradi, ma non possiamo permettercelo, costa troppo».

Conservare e mostrare: un paradosso

A Penthaz, il pubblico può entrare solo in gruppo e su appuntamento. Ma per chi è interessato a tutto quanto ruota intorno al cinema si tratta di un’occasione imperdibile.

Più accessibili sono le attività organizzate a Losanna, al Casinò di Montbenon. «Abbiamo in cartellone tre proiezioni ogni giorno. Inoltre, la biblioteca e un archivio di dossier col materiale promozionale dei film sono a disposizione di chi vuole consultarli».

Ad essere segreto è solo il catalogo dei film conservati, una caratteristica comune a quasi tutte le cineteche. «Bisogna considerare che le cineteche sono nate nell’illegalità», spiega Dumont. «Per una questione di diritti, i produttori si rifiutavano di depositare i film, preferivano distruggerli. Del resto neanche il Louvre pubblica il catalogo di tutte le opere che ha in magazzino».

Dumont è ben cosciente del fatto che proiettare un film significa sottoporlo ad usura. «In qualche modo “conservazione” e “diffusione” sono i termini di un paradosso, ma la cineteca non è solo un archivio, ha avuto e continua ad avere un ruolo attivo di diffusione culturale. Certo, mantenere l’equilibrio tra le due cose non è sempre facile».

Una Svizzera ancora poco attenta al cinema

Per quanto giovane, la settima arte ha saputo ritagliarsi un posto di rilievo nella nostra società. Ma in Svizzera, a differenza di quanto successo in paesi come l’Italia o la Francia, il cinema è stato a lungo ignorato dal mondo politico.

È solo nel 1961 che arriva la legge sul sostegno statale al cinema, in un «momento in cui quest’ultimo era molto contestatario e, si sa, il cinema contestatario non attira i soldi dei politici. Anche la cineteca, che sosteneva questo tipo di film, ne ha subito le conseguenze».

L’aiuto al cinema è poi complicato dalle dimensioni e dal plurilinguismo del paese. Ma se questo continua ad essere uno svantaggio per la produzione, si è col tempo rivelato un asso nella manica della cineteca. «In Svizzera circolano molte produzioni straniere e noi abbiamo conservato delle cose che i paesi d’origine non hanno più».

È il caso, ad esempio, dell’unica copia a colori di Rapsodia satanica (1917), film italiano per il quale il musicista Pietro Mascagni scrisse l’accompagnamento musicale.

La decomposizione delle pellicole – problema venuto alla luce solo una ventina d’anni fa – e un mutato atteggiamento nei confronti del cinema hanno contribuito a far confluire più denaro verso la cineteca. Ma per Dumont, si potrebbe fare di più: «In Svizzera regna ancora una concezione della cultura ottocentesca e di stampo borghese, il cinema non è messo sullo stesso piano della letteratura o della pittura».

Nazionale internazionale

Per quanto riguarda il restauro, la cineteca si concentra essenzialmente su titoli svizzeri. Negli archivi, però, è depositato quasi tutto quanto viene proiettato nelle sale del paese. «La cineteca svizzera non si occupa di cinema svizzero, ma di cinema in Svizzera. Certo, un film di Spielberg si trova anche all’estero, ma se lo si vuole proiettare in Svizzera deve essere in Svizzera».

«L’estero resta l’estero. Quando si ha voglia di vedere un film conservato a Londra bisogna andare a Londra». Forse in futuro le nuove tecnologie permetteranno di avere delle copie meno costose, ma per il momento «sono un miraggio e non rendono ancora l’immagine con la stessa qualità della pellicola».

Il futuro forse semplificherà il lavoro delle cineteche, ma non è il caso di stare con le mani in mano. A Losanna lo sanno benissimo. I film vanno salvati, perché sono i testimoni chiave di un’epoca, dei suoi conflitti, delle sue abitudini, delle sue mode, delle sue passioni. «In fondo», conclude Hervé Dumont, «una società senza cinema è come una casa senza specchi».

Doris Lucini, swissinfo, Losanna

Gli Archivi cinematografici svizzeri nascono a Basilea nel 1943. La collezione, 312 film e una biblioteca ben fornita, viene trasferita a Losanna nel 1949 a causa di problemi con le autorità basilesi.

La «cineteca svizzera» è inaugurata nel 1950. Da allora continua ad espandersi, nonostante ripetuti problemi finanziari e logistici. Dal 1981 è una fondazione con mandato preciso: raccogliere, conservare e restaurare il materiale cinematografico di ogni tipo, costituire un museo nazionale e un centro di studio.

Oggi la cineteca è finanziata per due terzi da fondi pubblici. La biblioteca, le sale di proiezione e gli uffici della direzione si trovano nel Casinò di Montbenon a Losanna. Il centro d’archiviazione è a Penthaz, a una decina di chilometri di distanza. È diretta dallo storico del cinema Hervé Dumont.

La collezione della cineteca svizzera di Losanna supera le 65’000 copie di film
149 milioni di metri di pellicola, più di tre volte il giro della Terra.

Ogni anno vengono depositati tra i 2’000 e i 3’000 titoli (circa 16’000 bobine)
La fototeca è una delle più ricche d’Europa: 2 milioni di fotografie, 200’000 diapositive, 120’000 manifesti.

La cineteca attira circa 34’000 visitatori all’anno.

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