Claude Nobs, l’efficacia del sogno
Il Montreux Jazz Festival, che inaugura il primo luglio la sua trentanovesima edizione, è ancora guidato dal suo fondatore, Claude Nobs.
Ritratto di un uomo che nonostante l’impegno come direttore ha saputo conservare l’essenziale – la capacità di sognare e di appassionarsi.
Incontriamo Claude Nobs nell’ufficio del Festival, che si trova nell’edificio in cui il direttore è nato e abita dal 1936. Località Territet, due passi da Montreux. Perché ‘Funky Claude’, come l’ha ribattezzato “Smoke on the Water”, inno hard rock firmato dai Deep Purple, ha girato il pianeta in lungo e in largo. Ma a quanto pare, è un tipo che alle sue radici ci tiene.
swissinfo: Alla vigilia della trentanovesima edizione del Festival.. ci racconta i sintomi tipici della sua vigilia?
Claude Nobs: Dipende dalle edizioni.. Talvolta c’è una discreta dose di ansia e nervosismo. Quest’anno, invece, sono riuscito a delegare molto più del solito, anche in conseguenza dell’intervento che ho subito ai primi di gennaio. Un’operazione a cuore aperto che mi ha costretto a rimettere in discussione il mio modo di fare. Non significa che mi sono messo in pensione, eh. Al contrario, è un cambiamento che mi ha concesso di fare anche altre cose e investire energie in progetti diversi.
Per esempio, poche settimane fa sono stato a Düsseldorf, per partecipare ad una serata contro le mine anti-uomo presieduta da Paul McCartney. E mi sono reso conto di avere voglia di impiegare più tempo nella lotta a questo flagello.
Il fatto di allontanarmi da alcune mansioni, pur restando molto vicino ai musicisti, quest’anno mi concede di affrontare la vigilia con una certa serenità. Le operazioni di preparazione sono andate bene, il cartellone è equilibrato.. insomma, posso permettermi di aspettare con gioia l’inaugurazione del Festival, il primo luglio.
swissinfo: Ha intenzione, prima o poi, di “passare il testimone” – oppure la missione di direttore del Montreux Jazz Festival, come quella di un papa, si esaurisce al camposanto?
C.N.: Oh no, no, per carità – non vorrei proprio assistere ad una fine simile! Il mio staff è assolutamente in grado di prendere in mano la gestione del Festival e d’altronde in gennaio, quando mi sono operato, non c’era la certezza che sarei sopravvissuto all’intervento.
In ogni caso, parliamo di un progetto che ha fatto la sua strada per trentanove anni – penso che la fama che si è guadagnato consentirà di continuare a realizzare un grande festival.
swissinfo: Insieme al Festival é cresciuto anche un eccezionale archivio audio e video. Per gestire questo materiale avete creato l’etichetta ‘Montreux Sounds’.
C.N.: Si tratta di una piccola società che appartiene a me e al mio compagno Thierry Amsalem. Quando la proprietà del Festival è stata divisa in due parti (il nome è ora di proprietà della Fondazione del Festival Jazz di Montreux), ho acquistato per la nostra società i diritti sugli archivi.
Si tratta di materiali che per molti anni sono rimasti inutilizzati. Ora, finalmente, vengono pubblicati i primi DVD dei concerti. In due anni ne sono usciti una trentina, su ben 3500 ore di immagini a nostra disposizione: c’è ancora molto da fare!
swissinfo: Il Montreux Jazz Festival è anche un marchio di qualità che avete esportato a San Paolo e Sapporo, Tokyo e Detroit .. di recente a Singapore e presto a Marrakech.
C:N.: Il fatto è che su Montreux abbiamo raggiunto un punto limite, rispetto alla capacità delle locations ma anche all’affollamento del lungolago… È per questo che abbiamo optato per una formula di “vendita” del nome del Festival, che ci consente di sostenere altre manifestazioni simili facendo pubblicità a Montreux e alla Svizzera.
Abbiamo verificato che il nome del Festival, ma anche la sua formula, si esporta senza problemi. Significa concerti a pagamento e gratuiti, workshop tenuti da musicisti e concorsi (attualmente a Montreux ne abbiamo per voce, per piano e per chitarra), con le presentazioni di materiali d’archivio e il coinvolgimento dei gruppi locali. Noi esportiamo tutto questo, ovvero un modo di procedere.
swissinfo: Signor Nobs, lei è oggi circondato da giovani collaboratori. Cosa pensano del “grande capo”?
C.N.: È a loro che bisognerebbe girare la domanda.. Io credo di essere un capo abbastanza atipico: la porta del mio ufficio è sempre aperta, sono per principio contrario ai colloqui programmati – faccio riunioni quando se ne sente il bisogno. Invece è molto importante la circolazione delle informazioni e grazie alle e-mail all’interno dell’organizzazione tutti sono in grado di sapere su cosa stanno lavorando le altre persone. Questo ci risparmia riunioni interminabili.
Per il resto, a volte mi sono fatto trascinare dal cuore.. come è risaputo che non sono esente da intemperanze! Ma nel complesso non penso di avere l’atteggiamento tipico di un direttore autoritario, piuttosto quello di un collega, un compagno di strada. Col quale avere una buona comprensione.
swissinfo: A proposito di come la vedono dall’esterno.. l’abbiamo vista scendere in campo a favore dei Pacs versione elvetica, sui quali si è votato poche settimane fa. E l’abbiamo trovata insieme al suo compagno di vita sui giornali svizzeri. Perché ha deciso di rompere gli indugi e abbandonare la sua proverbiale discrezione?
C.N.: È vero che ho sempre mantenuto un atteggiamento di discrezione rispetto alla mia vita privata. Ma si trattava di un segreto di Pulcinella: io e il mio compagno stiamo insieme da 18 anni, lo sanno tutti. Stavolta ho pensato che la posta in gioco era importante. Nel nostro caso, per esempio, se mi fosse successo qualcosa, Thierry avrebbe dovuto pagare tante tasse di successione da essere praticamente costretto a vendere quello che abbiamo costruito, pezzo per pezzo. E quanto è stato messo insieme, per esempio i video, sarebbe finito chissà in quali mani.
Poi c’è tutta la questione del riconoscimento delle cose semplici, come per esempio il diritto di andare a trovare il tuo compagno se è ricoverato in ospedale. Credo che l’Unione domestica registrata abbia rappresentato una soluzione di buon senso, perché non é un matrimonio e non consente di adottare bambini, ma prende atto di una realtà: due persone che vivono insieme hanno una serie di diritti.
Non sono mai stato, invece, un paladino delle parate. Proprio non mi ci vedo, a inforcare una parrucca e un paio di scarpe col tacco a spillo per sfilare in un Gay Pride! Il fatto è che non lo ritengo necessario: è possibile condurre una vita normale con una normale attitudine – pur avendo le proprie, personali inclinazioni sul piano sessuale o affettivo.
swissinfo: Durante la vita, tutti cambiamo… Ma nel suo percorso, che l’ha portato da apprendista cuoco a patron di un festival rinomato in tutto il pianeta, cosa non è cambiato?
C.N.: Sono sempre stato – e resterò – un sognatore. E cerco di essere una persona umile. Mi rendo conto che ci sono ancora tantissime cose da fare, e tante mi piacerebbe farle meglio.
Sono anche rimasto un vero curioso – e ho conservato una fervida immaginazione. Mi sono sempre sentito molto vicino al mondo della natura. Da ragazzino costruivo dighe sulla spiaggia e giocavo nella foresta alle spalle di questa casa. Questo attaccamento forte alla natura mi è rimasto, anzi forse oggi è ancora più forte.
Infine, sono una persona piuttosto semplice.. Non un tipo da cocktail, feste e robe simili. Ricevo tonnellate di inviti. Ma non ci vado quasi mai!
swissinfo, Bernard Léchot
(traduzione di Serena Tinari)
La 39esima edizione del Montreux Jazz Festival si svolge dal primo al 16 luglio e si declina in una moltitudine di luoghi.
Come ogni anno, insieme ai concerti ci saranno concorsi (stavolta per voce, piano e chitarra) e workshop.
Claude Nobs è nato nel 1936 a Territet, due passi da Montreux. Dopo l’apprendistato da cuoco, ha lavorato come contabile nell’ufficio per il turismo locale.
Nel 1967 ha lanciato la prima edizione del Montreux Jazz Festival, che molto presto ha aperto le sue porte ad altri generi musicali: pop, rock, blues, musica brasiliana, reggae e poi rap e techno.
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