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Falsi pregiudizi sugli “zingari”

I Rom, come questo gruppo nel canton Vaud, sono spesso vittime del traffico di esseri umani Keystone

Quando si parla di Rom si utilizzano spesso toni sprezzanti. Gli "zingari", che non hanno nulla in comune con gli Jenisch o i nomadi svizzeri, sono bollati come mendicanti, ladri, magnaccia e fannulloni. La realtà è però diversa.

«Se i Rom dovessero vivere come la gente s’immagina, l’Europa avrebbe un grosso problema, poiché sul continente vivono 12 milioni di Rom», ci dice Stéphane Läderich della Fondazione Rroma, con sede a Zurigo.

«Certo, ci sono Rom criminali», prosegue Läderich, «ma i delinquenti esistono in tutte le società». Ci sono poi donne Rom che si prostituiscono, o che sono forzate a farlo. In Svizzera ci sono però anche cittadine svizzere o dell’est europeo che si prostituiscono.

«È assurdo pensare che un intero popolo sia costituito solamente da criminali», aggiunge lo storico Thomas Huonker, esperto di storia dei Rom.

Inquietanti deplorazioni

Stigmatizzare tutto un popolo a causa di qualche esempio negativo è una pratica pericolosa, avverte anche Läderich.

«L’ultima volta è successo nel XX secolo, con gli ebrei: come sappiamo le conseguenze sono state terribili, tra l’altro anche per i Rom. Da un milione a due milioni e mezzo di persone sono state uccise dai nazisti».

Oggi, gli attacchi fisici o verbali nei confronti dei Rom sono diffusi in diversi paesi europei. Nella Repubblica ceca e in Ungheria si organizzano vere e proprie cacce all’uomo. A volte ci scappa pure il morto.

«Il problema essenziale è che non vengono rispettate le leggi esistenti», constata Läderich.

Per il membro della Fondazione Rroma, il nazionalismo che ha preso il posto del comunismo nella Repubblica ceca, in Ungheria o in Slovacchia ha la sua parte di responsabilità. «Quando si costruisce un paese sulla base di una lingua e di un’etnia, non c’è più spazio per le minoranze».

Sempre parlando dell’Ungheria, Läderich si dice estremamente inquieto per il pensiero che circola tra molte persone, anche tra quelle di buona istruzione, che affermano: «Peccato che hanno preso il colpevole: se avesse ucciso qualche persona in più il problema sarebbe ora risolto». Altri deplorano invece il fatto che Hitler non abbia potuto portare a termine il suo lavoro.

«Ciò è molto pericoloso e può condurre a seri problemi», sottolinea Läderich, rammentando che in Ungheria vivono 800-900’000 Rom.

Maggioranza integrata

Anche i Rom in Svizzera non sono al riparo da attacchi discriminatori. Nelle settimane precedenti la votazione del febbraio 2009 sull’estensione della libera circolazione delle persone a Romania e Bulgaria, i partiti di destra nazionalista hanno giustificato la loro opposizione con il timore di assistere ad un’invasione di Rom. Un afflusso che per l’Unione democratica di centro e la Lega dei Ticinesi avrebbe portato ad un incremento della criminalità.

Difficile quantificare il numero di Rom in Svizzera. «Per l’Europa occidentale esistono pochissime statistiche. Dalle nostre stime, nel nostro paese vivono dai 50’000 ai 60’000 Rom. Il 98% di loro è ben integrato, ha un lavoro e coltiva le proprie tradizioni all’interno della sfera famigliare».

In Svizzera non è facile individuare a quale gruppo etnico appartenga la maggior parte dei Rom. La loro tradizione è molto incentrata sulla famiglia: tra i principi più importanti vi è il rispetto per i genitori.

La comunità tenta di non lasciar trasparire quelli che sono i litigi e le controversie interne. «Per risolvere una disputa non ci si rivolge alla polizia, ma si cerca di trovare una soluzione in seno alla comunità», spiega Läderich.

Nella loro cerchia i Rom parlano la propria lingua, il romani o romanes, un idioma originario dall’India. «Ci sono pochissime persone non Rom che padroneggiano questa lingua. Con la nostra lingua, che discende dal sanscrito, possiamo cavarcela senza problemi in alcune regioni dell’India».

«La nostra lingua è molto uniforme; esistono sì dei dialetti, ma la differenza tra loro è paragonabile a quella tra i dialetti svizzero tedeschi».

Troppi figli

Per essere meglio accettati, i Rom non dovrebbero da parte loro mostrare una certa disponibilità al cambiamento? Spesso viene loro rimproverato di sposarsi troppo presto, di avere troppi figli e di lasciare che sia la violenza a predominare in famiglia.

«Si è notato che nella maggior parte delle comunità questi fattori cambiano con l’aumentare del benessere. L’essere senza lavoro, l’emarginazione sociale e l’attuale crisi finanziaria accentuano invece la povertà tra i Rom», rileva lo storico Thomas Huonker.

«Purtroppo, la violenza famigliare esiste in tutti i ceti sociali e in ogni cultura. Sarebbe insensato associare questa problematica esclusivamente ai Rom».

I pionieri dell’Europa

«I Rom – afferma Stéphane Läderich – costituiscono l’ultima minoranza transnazionale d’Europa».

«Il nostro popolo non ha mai avuto uno Stato suo, non l’ha mai voluto. Non c’è mai stato un esercito, non siamo mai scesi in guerra o lanciato bombe. I Rom sono l’esempio precoce di un’Europa unita: sono europei, senza confini e non hanno partecipato alle rivoluzioni nazionaliste dell’Europa del XIX secolo».

Etienne Strebel, swissinfo.ch
(traduzione e adattamento: Luigi Jorio)

Rom, Sinti, Calé, Lovára, Machwàya, sono solo alcune delle centinaia di gruppi nomadi di lingua romaní originari dell’India nordoccidentale che tra il X e il XIV secolo si sono spostati in ondate migratorie differenti, prima verso l’Asia Minore e poi verso il Nordafrica e la Grecia, diffondendosi infine in tutta l’Europa.

Definiti in modo semplificativo tutti Rom (e nel peggiore dei casi, zingari o gitani), presentano in realtà molte differenze, determinate dal gruppo etnico di appartenenza, ma anche dalla lingua, dalla cultura e dalla religione dei paesi in cui si sono insediati.

Discriminati, criminalizzati e perseguitati sistematicamente nel corso della storia, vivono ancora oggi ai margini della società – non per libera scelta ma per costrizione – vittime di pregiudizi e stereotipi.

Essi costituiscono la più grande minoranza etnica in Europa, ma è difficile stabilire cifre esatte. Alcuni dati parlano di 15-20 milioni di persone. La maggior parte risiede nei paesi dell’Europa centro orientale, con punte di quasi 2 milioni in Romania. Ma sono presenti in ogni paese, dal Portogallo fino alla Russia.

La prima ondata di immigrati Rom è giunta in Svizzera dopo la Seconda Guerra mondiale.

La maggior parte è ben integrata: parlano una lingua nazionale, lavorano e mandano i propri figli a scuola. Si stima che i Rom in Svizzera siano circa 50’000.

Istituita nel 1993, la Fondazione Rroma si è stabilita nella Confederazione grazie all’aiuto del finanziere George Soros.

Attualmente, la Fondazione sostiene e finanzia dei progetti in diversi paesi dell’Europa dell’Est, come ad esempio borse di studio, programmi di scolarizzazione e progetti sanitari.

In Svizzera si occupa soprattutto dei rifugiati Rom.

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