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Heidi non invitata a Expo 2005

Il padiglione svizzero è molto atteso swissinfo.ch

Heidi, la pastorella svizzera che ogni giapponese conosce, non rientra nei piani del padiglione elvetico a Expo 2005.

Al suo posto, diverse attrazioni concepite con l’intento di mostrare che la Svizzera non è solo cioccolata, orologi e picchi innevati.

I realizzatori del padiglione svizzero in Giappone non hanno tuttavia voluto abbandonare completamente alcune particolarità elvetiche: gli spazi espositivi sono infatti ospitati dalla riproduzione di una montagna svizzera. Non manca il classico punto panoramico, da cui i visitatori sono invitati a scattare foto.

Ma non è tutto: mentre gli ospiti ammirano lo scenario alpino – che ricorda il Matterhorn – si sente il tipico suono dei campanacci, diffuso dagli altoparlanti nascosti dietro la montagna. E in una vicina postazione è possibile gustare rösti, raclette e Birchermüesli.

Ma se l’esterno dell’esposizione può sembrare vicino alla rappresentazione tipica del paese, l’interno del padiglione allestito per i prossimi sei mesi riserva diverse sorprese.

Illuminare la via

All’entrata dello spazio espositivo, i visitatori si ritrovano immersi nel buio e devono illuminare il cammino con una torcia elettrica dell’esercito svizzero. Esse, oltre a far luce, fungono da guida audio informando in merito agli oggetti esposti.

«L’idea è quella di camminare attraverso un lato differente della Svizzera», afferma l’architetto Andreas Reuter, che aggiunge: «Vogliamo mostrare alla gente che vi sono diversi aspetti del paese che possono colpire».

Juri Steiner, curatore del padiglione, spiega che l’intenzione è quella di mostrare la diversità del paese. «Abbiamo raccolto il materiale esposto viaggiando attraverso la Svizzera e contattando oltre 100 istituzioni, musei e privati cittadini».

Il risultato finale è uno spazio espositivo libero, da attraversare a piedi. Si inizia dal passato per poi scoprire vari aspetti della mitologia e della natura svizzera, passando per gli scienziati, inventori ed esploratori che hanno reso celebre il paese.

Cane di legno

Gli imbalsamatori saranno probabilmente delusi dopo aver scoperto che la riproduzione a grandezza naturale di Barry, il leggendario San Bernardo che si dice abbia salvato oltre 40 alpinisti rimasti sepolti da valanghe, è solo una copia in legno…

Ma non mancano i cimeli originali, quale ad esempio il casco indossato dallo sciatore Bernhard Russi quando conquistò la medaglia d’oro ai Giochi olimpici invernali di Sapporo, nel 1972.

La galleria di famosi personaggi svizzeri comprende anche l’astronauta Claude Nicollier, l’esploratore Bertrand Piccard e il miliardario Ernesto Bertarelli, che ha portato la barca svizzera Alinghi alla conquista della Coppa America di vela.

Uno degli oggetti esposti di maggior valore è il passaporto rossocrociato di Albert Einstein. «Volevamo mostrare che Einstein è stato – durante un periodo della sua vita – cittadino svizzero. La sola possibilità di vedere il suo passaporto è qui, nel padiglione», sottolinea Steiner. Il prezioso documento viene messo al sicuro ogni notte.

Potere della natura

La sezione intitolata «Rischi e prevenzione» comprende diversi oggetti legati al tema centrale dell’esposizione 2005: il potere della natura.

La coda di un aereo, ridotta in pezzi dall’uragano che ha colpito la Svizzera cinque anni fa, è situata di fianco ad un reperto ben più macabro: i resti di una turista britannica, morta tre secoli orsono dopo essere caduta su un ghiacciaio.

Le testimonianze di catastrofi naturali lasciano spazio, nell’ultima zona dell’esposizione, alla celebrazione della tecnologia e ricerca scientifica svizzera.

Un robot, concepito per aiutare le persone semiparalizzate o colpite da infarto a camminare, è vicino ad una rappresentazione tridimensionale che illustra il progetto di scienziati svizzeri per la ricostruzione dei Budda di Bamiyan, in Afghanistan.

Ritorno alla luce



Al termine del viaggio nella semi-oscurità, i visitatori si ritrovano nuovamente alla luce, in vetta alla ricostruzione della montagna. Si tratta di un brusco ritorno all’immagine-cliché della Svizzera, dove il pubblico tenta di farsi fotografare con la vetta sullo sfondo.

«Ci auguriamo che al termine del percorso il visitatore sia sorpreso e stimolato da quanto visto», afferma Manuel Salchli, direttore del padiglione elvetico. A suo parere, non vi è il pericolo di reazioni negative per aver escluso Heidi da questa presentazione della Svizzera del XXI secolo.

«In primo luogo, Heidi è comunque qui. La si può trovare nel nostro ristorante, dove è offerto il suo menu preferito», precisa Salchli. «Se qualcuno mi dovesse chiedere dove sono finite Heidi e le mucche, risponderei di venire in Svizzera a cercarle!», conclude fiducioso il responsabile.

swissinfo, Ramsey Zarifeh, Aichi (Giappone)
(Traduzione e adattamento, Andrea Clementi)

Il padiglione svizzero, costato 15 milioni di franchi, è diviso in varie zone: «Miti svizzeri», «Visioni», «Rischi e prevenzione» e «ricerca di punta».
Gli oggetti esposti comprendono una versione precedente della barca Alinghi e un modello in scala del pallone ad aria calda, utilizzato dall’esploratore Bertrand Piccard per circumnavigare il globo.
Gli organizzatori sperano che il 10% dei 15 milioni di visitatori previsti all’Expo 2005 si fermi al padiglione svizzero.

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