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La commissione Bergier al capolinea

La commissione di esperti Svizzera-Seconda guerra mondiale: quarto da sinistra, il presidente Jean-François Bergier Keystone Archive

La commissione Bergier si è riunita mercoledì per l'ultima volta. Chiusi così cinque anni di ricerca sul ruolo della Svizzera nella Seconda guerra mondiale.

La commissione indipendente di esperti Svizzera-Seconda guerra mondiale (CIE) è giunta al capolinea. Istituita esattamente cinque anni fa per far luce sulla storia della Svizzera durante la Seconda guerra mondiale, la commissione presieduta da Jean-François Bergier si è riunita per l’ultima volta mercoledì a Berna.

Ultima voce all’ordine al giorno della CIE, l’approvazione del rapporto finale vero e proprio, la sintesi del lavoro di ricerca compiuto dalla trentina di collaboratori della commissione.

Nel corso del 2001, la commissione Bergier aveva presentato al pubblico 18 dei 25 volumi dedicati a vari aspetti della storia economica e politica della Svizzera durante gli anni del nazifascismo e della guerra e firmati dai collaboratori della CIE. Gli ultimi 7 volumi, per alcuni ritardi di consegna, saranno pubblicati a marzo.

Con la sintesi finale i membri della commissione – nata per volontà del parlamento il 19 dicembre 1996, in pieno dibattito sul ruolo della Svizzera durante l’ultimo conflitto mondiale – cercheranno di fornire una valutazione complessiva sulla controversa storia recente della Svizzera.

Per ora gli interessati dovranno accontentarsi di sapere che una copia della sintesi è da mercoledì in mano del Consiglio federale. “A titolo simbolico”, ha tenuto a precisare la segretaria generale della CIE Myrtha Welti, per fugare i dubbi che il governo voglia intervenire sui contenuti: “Il nostro lavoro è terminato, non cambieremo più niente”.

L’edizione in quattro lingue (italiano, francese, tedesco e inglese) sarà consegnata ufficialmente al Consiglio federale l’8 marzo e presentata al pubblico il 22.

Cinque anni per una nuova storia

L’ultima riunione della CIE ha tuttavia un significato simbolico importante. Cinque anni fa la Svizzera era investita dalle polemiche sul suo ruolo durante la guerra. Oggi il dibattito è attutito, ma l’interesse per i risultati della commissione è ancora vivo, almeno fra gli addetti ai lavori.

La buona dotazione finanziaria – 20 milioni di franchi – e il libero accesso agli archivi pubblici e privati garantiti dal mandato del Consiglio federale hanno permesso alla CIE aprire nuove prospettive sulla storia recente del paese.

Con lo scioglimento della CIE, che avverrà formalmente il 31dicembre, come previsto a suo tempo dal mandato, si apre per la storiografia svizzera l’epoca post-Bergier. I 25 studi e la sintesi finale dovranno essere letti, meditati, digeriti e valutati attentamente dagli “altri storici” e dall’opinione pubblica. E con gli anni, forse, una parte dei risultati si farà strada nella coscienza storica collettiva.

Intanto, per celebrare degnamente la chiusura dei lavori della CIE, una delegazione del Consiglio federale (Moritz Leuenberger, Ruth Dreifuss e Joseph Deiss, oltre alla cancelliera della Confederazione Annemarie Huber-Hotz) ha invitato mercoledì i membri della commissione ad un pranzo ufficiale nella casa von Wattenwyl di Berna

Andrea Tognina

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