La fonoteca svizzera sta facendo scuola
Al momento della sua fondazione, oltre vent'anni fa, la fonoteca nazionale svizzera aveva tutto da imparare. Oggigiorno, grazie a importanti innovazioni tecniche, l'istituzione suscita interesse in tutta l'Europa.
La fonoteca nazionale svizzera ha, per i documenti sonori, la medesima funzione della biblioteca nazionale per quelli stampati: si tratta di luoghi in cui le testimonianze storiche sono conservate e valorizzate a beneficio dei posteri. Luoghi in cui si lotta contro l’oblìo.
A partire dalla sua fondazione, nel 1987, la fonoteca – che si trova a Lugano – raccoglie il patrimonio sonoro della Confederazione e lo mette a disposizione degli interessati. Attualmente, la collezione contra oltre 260’000 fonogrammi.
Si tratta di testimonianze che hanno una relazione con la storia e la cultura della Svizzera. Ad esempio: registrazioni di musica classica, rock, jazz e popolare, libri narrati, racconti, rappresentazioni teatrali, interviste, documenti di ricerca (registrazioni effettuate sul terreno) e collezioni private.
Scelta federalista
Quando fu creato, l’archivio sonoro di Lugano presentava alcuni inconvenienti: gli spazi erano infatti esigui, e i fonogrammi dovevano essere conservati nella cantina dello Studio Foce (uno studio radiofonico costruito nel 1938 e destinato in seguito ad altri scopi).
La decisione di situare la fonoteca nazionale al cantone Ticino rispondeva a un’esigenza federalista. Dal momento che la biblioteca nazionale era stata ubicata a Berna, e la cinemateca a Losanna, il terzo polo doveva essere assegnato alla zona italofona del paese.
Pur trattandosi di una decisione accettata da tutti a livello politico, dal profilo pratico la sede di Lugano costituiva una soluzione piuttosto problematica a causa del difficile accesso dalle altre zone del paese. Infatti, come conferma Pio Pellizzari – direttore della fonoteca dal 1998 –, la maggior parte degli utenti che visita la sede proviene dal Ticino.
Ascolto a distanza
Proprio questo caratteristica logistica ha spinto Pellizzari a esplorare nuove possibilità tecnologiche per ampliare la cerchia degli utilizzatori. «Mi sono detto: se per gli utenti è scomodo raggiungerci, allora dobbiamo offrire loro la possibilità di usufruire delle nostre risorse senza doversi per forza spostare».
Grazie a Internet, alla digitalizzazione di buona parte dei documenti sonori e dopo aver risolto alcuni problemi legati ai diritti d’autore, è quindi stato possibile allestire delle postazioni di lavoro decentralizzate nella Svizzera francofona e in quella germanofona.
I documenti conservati a Lugano possono ora essere consultati, tramite una sorta di sistema Intranet, a partire dalla biblioteca nazionale di Berna, dalla biblioteca centrale di Zurigo, dalla biblioteca universitaria di Losanna e dalla Scuola superiore di musica di Lucerna.
Per evitare abusi, è stato ideato un sistema di sicurezza che impedisce di effettuare copie non autorizzate.
Interesse europeo
L’accesso a distanza offerto dalla fonoteca nazionale sta suscitando molto interesse in tutto il continente: Pellizzari spiega di aver ricevuto richieste d’informazioni da Praga, Budapest, Napoli e Milano.
Nel 1987, al momento della sua creazione, la fonoteca nazionale era chiamata a colmare un importante ritardo: la maggior parte delle istituzioni analoghe in Europa avevano infatti iniziato la loro attività già all’inizio del secolo. A questo proposito, il direttore afferma: «Abbiamo potuto imparare dagli errori degli altri, riuscendo persino a superarli».
E la fonoteca non intende fermarsi: il prossimo obiettivo – da realizzare entro la fine del 2009 – è quello di offrire in ogni cantone, tramite una biblioteca pubblica, almeno un accesso alla banca dati sonora.
swissinfo, Gerhard Lob, Lugano
(traduzione e adattamento, Andrea Clementi)
Presso la fonoteca nazionale svizzera di Lugano lavorano attualmente 20 collaboratori (14,5 posti a tempo pieno). A questi si aggiungono i praticanti e le persone che prestano servizio civile.
Il budget per il 2009 ammonta a circa 2,3 milioni di franchi; 1,6 milioni sono destinati al personale, mentre il resto della somma serve a coprire le spese per l’affitto, la tecnologia e altre uscite.
La fonoteca nazionale è finanziata per buona parte dalla Confederazione, ma può contare anche sul sostegno del cantone Ticino e della città di Lugano. Il grado di autofinanziamento ammonta al 7%.
La Confederazione occupa un seggio nel Consiglio di fondazione della fonoteca. Unitamente al cantone Ticino e alla città di Lugano, esso comprende anche la Società svizzera di radiotelevisione, la Società svizzera per i diritti degli autori di opere musicali, la Società svizzera degli artisti interpreti e la filiale elvetica dell’«International Federation Of Producers Of Phonograms And Videograms».
Nel 2001, la fonoteca nazionale è stata trasferita dallo Studio Foce al Centro San Carlo, l’ex seminario diocesano di Lugano. Nell’edificio si trovano ora gli uffici e i supporti fisici dei fonogrammi (circa 260’000).
Il catalogo online della fonoteca, disponibile in cinque lingue (tedesco, francese, italiano, romancio e inglese), comprende circa 160’000 fonogrammi. Quelli più recenti sono digitalizzati prioritariamente rispetto ai documenti più vecchi.
I fonogrammi sono suddivisi in cinque categorie: musica classica, rock-pop, jazz, popolare e trasmissioni parlate. A partire dal 2006, tutti i documenti sono registrati in forma digitale: il server centrale della fonoteca ha un volume di 40 terabyte.
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