La musica di Jackson era “nuova, fresca e affascinante”
Gli scritti su Michael Jackson abbondano. Eppure le biografie sono rare. Il giornalista musicale svizzero Hanspeter Künzler aveva consegnato la sua all'editore proprio due giorni prima della morte della popstar. Il tragico avvenimento lo ha costretto a modificarla.
swissinfo.ch: Dove e come ha saputo della morte di Michael Jackson?
Hanspeter Künzler: Ero in un bar a Zurigo. A mezzanotte e mezzo è arrivato un giovane che indossava una maglietta bianca sulla quale c’era scarabocchiato qualcosa. Mi sono avvicinato e ho visto che c’era scritto “Michael Jackson è morto”. Tutti sono rimasti profondamente scossi. La gente ha immediatamente preso in mano i propri cellulari. Il decesso era effettivamente appena stato confermato.
swissinfo.ch: Qual è stata la sua reazione?
H.K.: Inizialmente ero completamente sotto shock. Poi non riuscivo a dormire. Mai prima d’ora la morte di una popstar mi aveva scombussolato così.
In un certo qual modo avevo la sensazione che non fosse così sorprendente. Ci si era sempre chiesti se dal profilo della salute avrebbe veramente sopportato i preannunciati 50 concerti.
Tuttavia, lo avevo visto in marzo alla conferenza stampa in cui aveva annunciato la sua tournée di spettacoli e mi era sembrato proprio sano. Perciò avevo pensato che sapesse cosa potesse permettersi di fare. Ma apparentemente non era così.
swissinfo.ch: Il suo libro su Jackson è stato dato in stampa due giorni prima della sua morte. Ciò significa bloccare tutto e riscrivere rapidamente. Ma il fatto che il tragico avvenimento sia sopraggiunto proprio in questo momento, per lei rappresenta un “colpo di fortuna”.
H.K.: Non lo posso negare. Ma non era stato assolutamente pianificato in quest’ottica. Dietro a questo progetto non si cela alcuna forma di cinismo.
Effettivamente abbiamo potuto bloccare la stampa del libro. Lo scorso fine settimana ho modificato l’inizio e ho aggiunto un capitolo alla fine. Tipografi e rilegatori adesso lavorano a pieno regime, in modo che il libro possa uscire il 15 luglio.
swissinfo.ch: Lei non ha mai incontrato personalmente Michael Jackson. Come le è venuto in mente di scrivere un libro su di lui?
H.K.: Il mio legame con Jackson si colloca al tempo in cui, poco dopo il mio arrivo a Londra nel 1978, ci fu la grande ondata della disco music. Per me era una musica nuova. In Svizzera ascoltavo quella punk e un po’ di reggae.
A Londra lavoravo in una scuola multirazziale: un terzo di giamaicani, un terzo di indiani e un terzo provenienti da tutto il mondo. Gli allievi erano tutti appassionati di funk, The Jackson e così via.
Poi uscì il primo album di Michael come solista, “Off The Wall”. Questa storia funk americana era nuova, fresca e affascinante. Da allora l’ho sempre seguita.
swissinfo.ch: Il suo libro cosa offre di più di altre biografie?
H.K.: Quello che mi manca in altre biografie è il collocamento della famiglia Jackson e della loro musica nel contesto sociale e politico. Ho fornire il quadro politico, in particolare della politica razziale all’epoca in cui i Jackson sono cresciuti e quando, alla fine degli anni ’60-inizio degli anni ’70, sono diventati famosi.
Ho pure cercato di inserire quella musica nella storia musicale. La musica dei neri americani è strettamente legata all’evoluzione dei diritti civili. Questa prospettiva manca in altri libri.
Inoltre, nonostante che si sia sempre speculato sulla sessualità di Michael Jackson, non è mai stato trattato il ruolo che un tempo ha avuto la sessualità nell’America nera.
Cosa la affascinava in particolare di Michael Jackson? È un fan?
H.K.: Naturalmente lo trovo formidabile. Non sono un fanatico, ma un ammiratore. Mi affascinano la sua musica e il modo di ballare.
Ho anche molte riserve. Per me è un mistero come una persona possa crescere negli anni ’60 e ’70 e avere così poca curiosità per qualcos’altro al di fuori della propria arte.
È anche una figura tragica e interessante nella misura in cui ha condotto una carriera in modo molto materialistico, fissando al contempo alti valori. Presenta contraddizioni e paradossi molto interessanti, che trovo tipici degli ultimi anni del XX secolo.
swissinfo.ch: Ai suoi occhi, che persona era Michael Jackson?
H.K.: Aveva due volti. Ha veramente tematizzato l’escapismo. Pensava che la danza e la musica fossero la via per liberarsi dalle catene della quotidianità, per diventare veramente un uomo.
D’altra parte era incredibilmente materialista. Voleva diventare ricco. Più ricco di qualsiasi altra popstar, come comunicò una volta al suo manager.
In lui c’erano due elementi contrastanti. Alla fine lo hanno spezzato.
swissinfo.ch: Cosa rimane di Jackson come musicista?
H.K.: Restano moltissime cose. La sua musica, naturalmente. Il suo desiderio di produrre una musica senza connotazioni razziali, per tutti, perché la musica dovrebbe unire. Inoltre era un visionario in materia di video. I suoi mini-film completavano veramente la musica.
E naturalmente la sua capacità di ballare. È stato certamente uno dei più grandi danzatori della storia del pop. Gli appassionati di musica si ricorderanno di queste tre cose.
Christian Raaflaub, swissinfo.ch
(Traduzione dal tedesco: Sonia Fenazzi)
Giornalista musicale svizzero, da oltre 30 anni vive a Londra.
La sua opera “Michael Jackson: Black Or White – Tutta la storia” è pubblicata dall’editore austro-tedesco hannibal, specializzato in libri riguardanti il settore musicale.
La biografia sarà nelle librerie dal 15 luglio 2009.
Künzler lavora per diversi media, fra cui vari giornali svizzeri e la Radio svizzera di lingua tedesca DRS.
29 agosto 1958: Jackson nasce a Gary (Indiana, nord degli Stati Uniti).
1962-1964: fondazione del gruppo Jackson Five’s da parte di Joe Jackson, il padre, con i cinque figli: Jackie, Jermaine, Tito, Marlon et Michael.
1969: prima hit a 11 anni con i Jackson Five’s I want you back.
1970: inizio della carriera come solista, parallela a quella dei Jackson Five’s.
1979: uscita dell’album Off The Wall, prodotto da Quincy Jones, 11 milioni di copie vendute.
1982: oltre 41 milioni di copie per l’album Thriller.
2006: il 16 novembre torna per la prima volta sulla scena dopo nove anni, in occasione dei World Music Awards. Lascerà il palco sotto i fischi del pubblico, dopo aver cantato soltanto poco note di We Are The World.
2009: il 5 marzo annuncia una serie di concerti a Londra, confermando il suo ritorno nel mondo dello spettacolo. Ma il 25 giugno muore a Los Angeles.
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