La sfida più difficile si chiama verità
La conoscenza della verità presuppone un'illimitata libertà di ricerca, una continua navigazione tra i confini dei saperi. Attraverso quali rotte? Un simposio della Fondazione Balzan cercherà di fornire delle risposte.
L’onere si misura tutto nel titolo: “La verità nelle scienze e nella religione”. Una bella sfida, una sfida difficile – “la più difficile”, commenta il filosofo italiano Salvatore Veca – per la Fondazione italo-svizzera Balzan, che quest’anno ha scelto Lugano per il suo tradizionale simposio internazionale.
Città che lunedì 5 maggio ha voluto ricordare, con una targa commemorativa, il fondatore Eugenio Balzan, morto a Lugano nel 1953 lasciando un’impronta culturale di grande rilievo.
“Nella vita di Eugenio Balzan – ricorda l’ambasciatore Bruno Bottai, presidente del Consiglio di Fondazione – Lugano ha rappresentato moltissimo. Essere qui oggi è stata una mia idea, perché ho sempre creduto nell’importanza dell’italianità e nei legami tra Italia e Svizzera. La presenza della cultura italiana è un guadagno per la Svizzera e la presenza del Canton Ticino è una risorsa per l’Italia”. Dialogo tra culture, dunque, come strumento di crescita e di conoscenza.
Significativa anche l’illustrazione che compare sul programma del simposio dedicato alla verità: La Scuola di Atene di Raffaello Sanzio. Il grande affresco dell’artista di Urbino (1509- 1511) raffigura alcuni celebri filosofi dell’Antichità mentre stanno dialogando tra loro, al centro Platone ed Aristotele. Platone (dipinto con le sembianze di Leonardo da Vinci) tiene in mano la sua opera Timeo e con il dito indica il cielo, il mondo delle idee; Aristotele regge l’Etica con il palmo della mano verso terra, rivolgendosi al mondo terreno.
Terra e cielo, dunque. Due mondi diversi, ma non chiusi da impenetrabili confini, bensì percorsi dal bisogno di conoscenza così intimamente legato alla natura stessa dell’essere umano.
“Una cultura matura e responsabile”
Transitare da una parte all’altra dei confini dei saperi – nella loro pluralità e complessità – e dialogare in permanenza per tentare di comprendere – detto molto prosaicamente – come va il mondo, come noi stiamo in questo nostro modo e come possiamo cogliere il senso delle cose, richiede impegno. Un impegno che si è assunto la Fondazione internazionale Balzan organizzando momenti di riflessione facendo capo alle menti che stanno, appunto, all’ascolto dell’umanità.
“Una cultura matura e responsabile – spiega Salvatore Veca, del comitato scientifico della Fondazione – deve trovare una qualche coerenza fra le risposte alle domande che sono proprie della ricerca scientifica e le risposte alle domande che emergono dal nostro ricorrente tentativo di ‘make sense of Humanity’. Unità della cultura, quindi, in presenza di una costante tensione, frizione, attrito e interazione fra i differenti saperi”.
Una convinzione al centro della missione della Fondazione Eugenio Balzan, che crede nella forza dell’approccio interdisciplinare: scienze umanistiche e scienze scientifiche generano una pluralità di saperi, a tratti anche contrastanti e conflittuali, che concorrono comunque – ed è quello che conta – ad arricchire la cultura.
I romantici e Newton
Nell’evocare le tensioni che si creano tra le diverse sfere del sapere, il filosofo italiano Salvatore Veca cita un esempio del raffinato intellettuale ginevrino Jean Starobinsky, che durante una conferenza mise in antitesi poesia e fisica. “Pensate che cosa provarono i poeti romantici quando Newton segnò l’orribile fine della forza letteraria della luce, procedendo con un prisma alla decomposizione dei colori della luce solare”.
Eppure tanto la fisica, quando la poesia, nutrono ed arricchiscono l’umanità intera. E la magia dei fasci di luce che irrompono nei versi o su una tela, è sopravvissuta – senza l’ombra del minimo dubbio – alla verità della scienza. “Nella conoscenza – continua Veca, a cui è stato affidato il compito di presentare il simposio – si intrecciano innumerevoli questioni, il giusto e l’ingiusto, il bene e il male. L’importante è non smettere mai di cercare, di indagare, di navigare tra i confini del sapere”.
L’ora della verità
Il simposio “La verità nelle scienze e nella religione” si prefigge di sciogliere la parola-chiave: “Deve essere indagata e declinata – precisa Veca – in una essenziale varietà di ambiti e di saperi, entro cui essa può assumere una varietà di significati”. Il compito del convegno sarà anche quello di definire i metodi per accertarla, difenderla, giustificarla o criticarla.
Che cosa vuol dire “verità” per la filosofia o per la fisica, per la teologia o per la biologia, per la sociologia o per la storia? Che significati attribuire in una cultura, quella contemporanea, in cui la verità sembra essere al centro del conflitto delle interpretazioni?
Lo spiega il filosofo: “A volte la verità sembra situata al confine, per quanto instabile e sfumato, fra i saperi che mirano a dirci come stanno le cose e come siamo fatti noi – che siamo parte dell’arredo del mondo – e i saperi che mirano all’interpretazione e alle risposte alle nostre domande di senso e identità”.
“Ha senso – conclude Veca – definire gerarchie e priorità fra differenti tipi di verità o pretese di verità, avanzate da punti di vista duellanti? E se non ha senso, possiamo apprendere gli uni dagli altri qualcosa”? Di fronte ad interrogativi primordiali, non resta che attendere l’ora della verità. Da un angolo di mondo come Lugano si cercherà di creare dei punti luce, per disegnare nuove costellazioni che possano orientare l’essere umano nel suo incessante e instancabile viaggio verso la conoscenza.
swissinfo, Françoise Gehring, Lugano
C’è la verità assoluta, oppure ciò che è vero dipende dalle culture, dalle conoscenze, dalle credenze?
Attorno a questi interrogativi ruota il simposio internazionale – patrocinato dalla Città di Lugano e dal Comune di Milano – che sui terrà nell’Aula magna dell’Università della Svizzera italiana il 16 e il 17 maggio. Vi partecipano studiosi di diversa estrazione culturale, filosofica, religiosa e scientifica.
L’obiettivo dei lavori è quello di imbastire un nuovo dialogo e aprire la strada a una migliore comprensione reciproca fra punti di vista che, troppo spesso, vengono considerati inconciliabili.
La Fondazione Internazionale Balzan è un’organizzazione italo-svizzera nata per promuovere la cultura, le scienze e le più meritevoli iniziative umanitarie. Ogni anno attribuisce premi a studiosi di tutto il mondo per i loro contributi in campo umanistico e scientifico.
Ha superato recentemente il traguardo dei cento premiati. La Fondazione opera attraverso due sedi istituzionali, una a Milano e una a Zurigo. La Balzan “Premio”, attraverso il suo Comitato Generale Premi, a composizione europea, sceglie le materie da premiare e seleziona le candidature. La Balzan “Fondo” amministra il patrimonio lasciato da Eugenio Balzan.
La Fondazione favorisce il dibattito interdisciplinare tra le scienze naturali e umane organizzando simposi dedicati a grandi temi scientifici e culturali, con la partecipazione dei Premiati Balzan e di autorevoli studiosi e accademici di tutto il mondo.
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