Locarno rende omaggio alla storia del cinema
Forse non ci sarà il tappeto rosso, ma anche quest'anno al festival di Locarno non mancherà un pizzico di glamour. Sono infatti molte le personalità attese, tra cui Alain Delon, Charlotte Rampling, Ornella Muti e Harry Belafonte. E come lo scorso anno il festival rende onore anche al cinema svizzero.
Piccole e grandi stelle, film d’autore e documentari sperimentali si intrecciano in una trama «esigente e generosa» che Olivier Père ha saputo tessere per il 65esimo Festival internazionale del film di Locarno.
Giunto alla sua terza edizione, il direttore artistico ha puntato nuovamente sul cinema di qualità e un pizzico di glamour, ingredienti che negli scorsi anni hanno saputo accontentare cinefili e grande pubblico. «Il festival è un laboratorio di idee, un luogo di scoperta, ma anche un omaggio al cinema, alla sua storia e a coloro che vi hanno contribuito», ha spiegato a swissinfo.ch Olivier Père.
Lo dimostra la presenza dell’attore e regista francese Alain Delon, che a Locarno riceverà il Life achievement Award in onore alla sua lunga carriera artistica. O il tributo al maestro hollywoodiano di origine europea Otto Preminger al quale è dedicata la tradizionale retrospettiva, fiore all’occhiello del festival.
Pioggia di stelle
Come già lo scorso anno, il cinema americano è agli onori sulla Piazza grande, con personalità del calibro di Steven Soderbergh (“Magic Mike”) e Jonathan Dayton che con Valerie Faris presenta “Ruby Sparks” in prima visione internazionale. Ad aprire le danze è l’inglese Nick Love, con “The Sweeney”, un lungometraggio basato su una serie televisiva poliziesca in voga negli anni Settanta in Gran Bretagna.
La presenza statunitense quest’anno impregna anche la sezione del concorso internazionale, con opere di giovani registi indipendenti. Tra i 19 film in competizione, di cui 13 prime mondiali, figurano però anche volti noti del cinema internazionale, come il portoghese João Pedro Rodrigues, per la prima volta in concorso a Locarno con “A última vez que vi Macau” e il francese Jean Claude Brisseau con “La fille de nulle part”.
Dopo gli omaggi riservati in passato ad artisti come Ken Loach, Jean-Luc Godard e Alain Tanner, quest’anno il Pardo d’onore va al regista francese Leos Carax, la cui ultima opera “Holy Motors” ha ottenuto un grande successo di pubblico e critica al festival di Cannes. A Locarno ci sarà anche Charlotte Rampling, che nel 1974 interpretò Lucia ne “Il portiere di notte”, e alla quale è dedicato l’Excellence Award.
Cinema svizzero agli onori
Anche quest’anno il cinema svizzero è presente in forze al festival di Locarno, con 37 pellicole tra le diverse categorie. Ma contrariamente alle ultime edizioni, sono i registi svizzero-tedeschi a farla da padrone.
In lizza per il Pardo d’oro vi sono due documentari, un genere nel quale la Svizzera eccelle in modo particolare e che «si è ritagliato un posto sempre più importante nella creazione artistica», come sottolineato dallo stesso Olivier Père. “The end of time”, di Peter Mettler, è un film poetico sul concetto del tempo, mentre “Image Problem”, opera prima di Simon Baumann e Andreas Pfiffner, è un documentario umoristico dai risvolti sorprendenti.
Markus Imhoof avrà l’onore di chiudere il festival sulla Piazza grande con il suo ultimo documentario “More than Honey”. Presentato in prima mondiale, questo film porta con sé un messaggio ecologico molto forte e, secondo le parole del direttore artistico, è destinato a conquistare un pubblico internazionale. Sulla Piazza grande saranno presentati anche due altre produzioni elvetiche: “Nachtlärm” di Christophe Schaub e “Das Missen Massaker”, un omaggio a Dario Argento di Michael Steiner.
La Svizzera italiana sarà rappresentata da Niccolò Castelli con “Tutti giù” – che vede la partecipazione tra l’altro della sciatrice Lara Gut – e Alice Riva che presenta “Il Vulcano” nella sezione Pardi di domani.
Sguardo al passato
Tra le novità di questa 65esima edizione figura la sezione dedicata all’evoluzione della settima arte, denominata Histoire(s) du cinéma, in riferimento al capolavoro di Jean-Luc Godard. Durante i dieci giorni del festival saranno proiettate una cinquantina di pellicole restaurate, svizzere e internazionali.
Da segnalare, in particolare, il pardo alla carriera riservato al regista e produttore cinese Johnnie To, autore tra l’altro di “Life without principle” e “Election”, al musicista e attore americano Harry Belafonte e al regista polacco Krzysztof Zanussi.
Il festival rende inoltre omaggio al cinema italiano con Ornella Muti, Renato Pozzetto e il regista Dino Risi, di cui sarà proiettato tra l’altro sulla Piazza Grande il corto commissionatogli per il centenario delle Cinque giornate di Milano nel 1948, che mette in scena le diverse tappe della rivolta.
Assenza italiana
A parte questo omaggio storico, l’Italia è rappresentata unicamente nel concorso internazionale con il film di Edoardo Gabbriellini, “Padroni di casa”, che vede la partecipazione tra l’altro di Elio Germano, Valerio Mastrandrea, Gianni Morandi e Valeria Bruni Tedeschi.
Una scelta imposta? «Locarno non è una priorità per il cinema italiano», ammette Olivier Père. «È una storia d’amore tormentata tra due vicini di casa e complicata anche dalla presenza del festival di Venezia. Facciamo meno fatica ad avere film americani o giapponesi che italiani…».
Quest’anno dunque gli appassionati del cinema italiano dovranno accontentarsi di guardare al passato e, magari chissà, di incrociare per le strade locarnesi lo sguardo intrigante di Ornella Muti o il sorriso beffardo di Renato Pozzetto.
In collaborazione con la Cineteca svizzera e la Cineteca francese, il festival di Locarno dedica quest’anno un’ampia retrospettiva al maestro hollywoodiano di origine europea Otto Preminger (1905 -1986).
Una quarantina di pellicole in 35 mm saranno presentate dal 1° all’11 agosto 2012.
Come per la retrospettiva dedicata a Ernst Lubitsch (2010) e quella a Vincente Minnelli (2011), le proiezioni saranno accompagnate da presentazioni di cineasti, attori e critici cinematografici presenti a Locarno.
Tra gli ospiti figurano il cantante e attore americano Harry Belafonte (“Carmen Jones”, 1954), il compositore Paul Glass (“Bunny Lake è scomparsa”, 1965) e l’attrice francese Mylène Demongeot (“Bonjour tristesse”, 1958), che parlerà del proprio lavoro con Preminger.
Con il sostegno della Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC), la sezione Open Doors, mira ad aiutare e mettere in luce i registi e i produttori di paesi del Sud-Est del mondo in modo da valorizzare e far conoscere il cinema indipendente.
L’iniziativa coinvolge ogni anno una regione diversa: quest’anno è il turno dell’Africa francofona subsahariana.
Diverse personalità del mondo del cinema africano hanno confermato la loro presenza a Locarno. Tra questi i registi burkinabé Idrissa Ouédraogo, in Piazza grande nel 1989 con “Nonna”, e Gaston Kaboré, Premio César al miglior film francofono nel 1983 con “Il dono di Dio” (“Wend Kuuni”).
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