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Nella patria del tango, il volto argentino di Lugano

"Villa Lugano" a Buenos Aires: a 100 anni dalla nascita il quartiere è confrontato con gravi problemi. pd

"Villa Lugano" è un quartiere di Buenos Aires fondato cento anni fa dal ticinese Giuseppe Soldati. Voleva creare una città che portasse proprio il nome di Lugano. Lo sguardo odierno di Carla Del Ponte, ambasciatrice in Argentina.

Come sempre l’agenda di Carla Del Ponte, instancabile pellegrina della giustizia che da poco ha smesso i panni di procuratrice del Tribunale penale internazionale per la ex Jugoslavia, è fitta di impegni. E’ appena uscito, per le edizioni Feltrinelli, il suo libro “La caccia. Io e i criminali di guerra”, in bella mostra nelle librerie ticinesi.

“Il messaggio che ho voluto trasmettere con questo libro – dice a swissinfo Carla Del Ponte – è la grande fiducia nella giustizia internazionale. Perché si può ottenere giustizia per le migliaia di vittime di questi crimini, anche con tutte le difficoltà che intralciano il cammino della giustizia. Mi rivolgo soprattutto ai giovani, affinché in un modo o nell’altro, siano attivi in questa direzione”.

La nascita, un giorno d’autunno

Ma la presenza a Lugano dell’ambasciatrice Carla Del Ponte, luganese, è legata anche ad un anniversario molto speciale: il centenario del quartiere di Buenos Aires “Villa Lugano”, traccia tangibile dell’esperienza migratoria del ticinese Giuseppe Soldati, originario di Neggio, nel Malcantone.

José Ferdinando Francisco Soldati – questo il suo nome argentino – acquista nel 1908 alcuni terreni alla periferia della capitale sudamericana, lottizzandoli e rivendendoli successivamente. Il suo intento è di edificare, in breve tempo, una nuova città che porti il nome di Lugano, in una terra, quella argentina, segnata da una forte immigrazione ticinese.

Il 18 ottobre nasce così il quartiere che inizialmente si chiama “Nuova Lugano” e che nello spirito del suo fondatore doveva avere una connotazione residenziale per la classe media di allora. Oggi “Villa Lugano”, situata vicino all’aeroporto, conta più di centomila abitanti, è una delle “Comunas”(unità di gestione politica e amministrativa con competenza territoriale) in cui la città di Buenos Aires è suddivisa. Ed è soprattutto una zona malfamata, degradata, dove sbarcano colonie di disperati che cercano una vita migliore in Argentina.

Un nuovo volto per il quartiere malfamato

“Io quel quartiere non l’ho ancora visto – racconta a swissinfo Carla Del Ponte – perché mi hanno detto che non si può entrare, è troppo pericoloso, è un quartiere malfamato. Lo si vede passando dall’autostrada tra l’aeroporto e il centro città. Il mio autista un giorno mi dice: lo vede quello? è Villa Lugano e non è consigliabile, è meglio non metterci piede”.

“Ed ecco che subito – continua l’ambasciatrice – si risveglia il mio spirito di procuratrice e chiedo il motivo di tanto pericolo. Come spesso accade, sono povertà e criminalità a segnare il degrado di un quartiere. E a noi di Lugano-Ceresio – afferma Del Ponte rivolgendosi ai luganesi venuti ad ascoltarla – non ci sta bene che Lugano-Buenos Aires sia una zona inaccessibile. Siccome il 18 ottobre vogliamo commemorare il centenario proprio lì, dove è stata posata la prima pietra, non lasceremo perdere”.

Donna di azione, l’ambasciatrice non intende stare alla finestra. Ha infatti l’intenzione di parlare del destino del quartiere con il sindaco di Lugano Giorgio Giudici e il sindaco italo-argentino di Buenos Aires Mauricio Macrì, un imprenditore di centro destra eletto brillantemente l’anno scorso. “Vedremo di fare il possibile affinché “Villa Lugano” scongiuri il destino di diventare come un quartiere di Harlem”.

Origini svizzere e radici argentine

Gli svizzeri iscritti all’ambasciata svizzera in Argentina sono quindicimila, di cui cinquemila residenti nella capitale Buenos Aires. “A poco a poco – spiega l’ambasciatrice – cerco di conoscerli tutti”.

“E mi fa molto piacere incontrare gli svizzeri di origine, di terza e quarta generazione. Molti – continua del Ponte – non parlano più nessuna delle lingue nazionali, eppure ce ne sono alcuni che si ricordano ancora il dialetto ticinese. Come il signor Spinedi di Mendrisio, che si esprime in dialetto con forte accento spagnolo”.

Carla Del Ponte, nel suo viaggio alla scoperta del suo nuovo ruolo di diplomatica, è sorprendentemente colpita dal profondo attaccamento alla Svizzera, la madre patria. “Le persone che ho conosciuto – sottolinea – sanno tutto delle loro origini, dei loro nonni, dei lori bisnonni emigrati in Argentina”.

“Molti ticinesi sono stati costretti ad emigrare perché il Ticino non dava loro la possibilità di vivere e sopravvivere. Come è allora possibile – si chiede Del Ponte – essere così attaccati ad un paese che in fondo ti ha rifiutato, ti ha costretto ad andare a cercare lavoro e fortuna in terre molto lontane dalla tua”? Eppure questo attaccamento è reale.

Con quel senso di giustizia dentro di lei

In Argentina ci sono più di cinquanta club di svizzeri, molti di essi sono attivi, intraprendenti, pieni di risorse “Li comprendo, l’Argentina è un paese meraviglioso, c’è molto da imparare ed io sono felice di essere l’ambasciatrice svizzera”.

Con dentro di lei un senso di giustizia che l’accompagna da sempre, Carla Del Ponte apre infine un capitolo importante. “Parlando di “Villa Lugano” stiamo menzionando le grandi famiglie che hanno fatto fortuna e hanno avuto successo”.

“Ma vorrei ricordare – sottolinea l’ambasciatrice – che ci sono svizzeri di origine che sono emigrati in Argentina ma che non hanno fatto fortuna. Ci sono persone che fanno la fame. Dovremo perciò darci assolutamente da fare. E non solo perché sono cittadini di origine svizzera”.

Cogliendo l’occasione del centenario e contando su un’ambasciatrice luganese, il Municipio di Lugano guarda dunque avanti. Lo assicura la municipale Nicoletta Mariolini: “Vogliamo rafforzare il legame fra la città sul Ceresio e quella sul Rio della Plata, dove tanti nostri conterranei sono andati, in tempi lontani, per cercar fortuna ed ora, con la ‘new emigration’, ci vanno per perfezionare conoscenze e acquisire nuove competenze, così da essere meglio carrozzati, e corrazzati, contro l’avanzante globalizzazione”.

swissinfo, Françoise Gehring, Lugano

Villa Lugano è uno dei quartieri di Buenos Aires in cui oggi abitano più di centomila persone. La sua fondazione, il 18 ottobre 1908, è opera del luganese José Ferdinando Francisco Soldati.

Nel 1909 viene inaugurato l’edificio della stazione ferroviaria della Compagnia generale di Buenos Aires. Si deve sempre a Soldati la creazione, il 23 marzo 1910, del “Campo de aviaciòn” di Lugano, il primo aerodromo del paese.

Nel 1912 “Villa Lugano” ospitava una quarantina di famiglie.

Il legame tra Lugano, il Ticino e l’Argentina è profondo e affonda le sue radici nell’Ottocento, quando il Ticino era terra di emigrazione e l’Argentina – con Stati Uniti e Australia – una delle mete di numerosi luganesi e ticinesi.

Una delle maggiori poetesse argentine di lingua spagnola, Alfonsina Storni (1892-1938), era nata a Tesserete. La sua travagliata storia si concluse con il suicidio a Mar de Plata.

Come non citare anche Carlos Pellegrini (1846-1906), originario di Croglio (nel distretto di Lugano) e presidente dell’Argentina dal 1890 al 1892. Indicato dai suoi biografi come “il timoniere nella tempesta”, traghettò il paese latino-americano verso lidi meno burrascosi.

Tra il 1850 e il 1930 circa 40’000 svizzeri emigrarono in Argentina; l’emigrazione ticinese , a differenza di quella svizzera di gruppo, fu essenzialmente individuale o in piccoli nuclei familiari.

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