Parlamento diviso sulla legge sulle lingue
Sulla via di una nuova legge sulle lingue le due camere del parlamento sono in disaccordo su un punto centrale: la questione della prima lingua straniera da insegnare a scuola.
Al contrario della camera del popolo, la camera dei cantoni ha deciso che anche l’inglese può essere la prima lingua straniera. I cantoni devono poter decidere autonomamente. Altrimenti si rischia una guerra delle lingue.
La decisione del Consiglio degli Stati (camera alta del parlamento) crea un ulteriore ostacolo all’adozione della legge sulle lingue. Come previsto, ha infatti optato con 29 voti a 8 per la soluzione proposta dalla maggioranza della commissione sostenuta dal consigliere federale Pascal Couchepin. Lo scorso mese di giugno la camera bassa (Consiglio Nazionale) aveva invece deciso di dare la priorità alle lingue nazionali rispetto all’inglese.
A fare chiaramente pendere la bilancia fra i senatori in favore della libertà di optare per la scelta della lingua di Shakespeare è stato il timore di un referendum da parte dei cantoni che già hanno optato per l’inglese precoce. Anche il principio del federalismo ha influito sulla loro decisione.
Rischio di tensioni
Il liberale radicale (PLR) Fritz Schiesser, e con lui altri oratori, ha spiegato che una decisione a favore di una lingua nazionale è ormai superata dagli eventi: ci sono cantoni che hanno già optato per l’inglese quale prima lingua straniera nella scuola obbligatoria. Volerli costringere a fare marcia indietro rischia a suo avviso di creare tensioni tra le comunità linguistiche. Tali tensioni – ha aggiunto – “possono portare molto lontano”. “Vi è poi il rischio – ha sottolineato il senatore radicale – che l’intera legge venga bocciata in un eventuale referendum se si persiste sulla via tracciata dal Nazionale”.
Alcuni senatori, sulla falsariga di Schiesser, hanno fatto notare che una decisione a favore di un idioma nazionale rischia di far cadere il compromesso faticosamente raggiunto tra i cantoni per armonizzare l’insegnamento obbligatorio in Svizzera.
Tale compromesso impone ai cantoni l’insegnamento di due lingue straniere a livello di scuola obbligatoria, lasciando però libertà di scelta sulla precedenza da dare alla lingua nazionale.
Coesione nazionale e lingue minoritarie
A nome della minoranza, la socialista Gisèle Ory ha invece sottolineato l’importanza della scelta della camera del popolo per assicurare la perennità del sistema svizzero in materia di rispetto delle lingue minoritarie. La Ory ha inoltre stigmatizzato l’invadenza dell’inglese, col rischio che s’imponga a tutti i livelli.
Il ticinese Dick Marty (PLR), favorevole alla minoranza, si è invece soffermato sulla marginalizzazione crescente dell’italiano nell’amministrazione federale, dicendosi preoccupato inoltre per quanto sta accadendo in Belgio. “Le tensioni tra comunità linguistiche in questo paese rischiano di sfociare in una scissione”, ha avvertito. A parere del ticinese, le tensioni tra comunità linguistiche si stanno accentuando nel mondo. Da qui l’importanza di questa legge dalla forte carica simbolica.
Nel suo intervento, il democristiano Filippo Lombardi ha posto l’accento sull’importanza delle lingue nazionali per i nostri rapporti con l’Europa e, in particolare, con gli Stati confinanti che ci possono eventualmente sostenere nei nostri rapporti con Bruxelles. Per la Svizzera sarebbe quindi vantaggioso, a detta del senatore ticinese, valorizzare la lingua parlata dal vicino.
Quadrilinguismo
Concretizzando l’articolo costituzionale sulle lingue del 1996, la relativa legge mira a rafforzare il quadrilinguismo come particolarità della Svizzera e a consolidare la coesione nazionale. Oltre alla promozione del plurilinguismo individuale e istituzionale, un accento è posto anche sulla salvaguardia del romancio e dell’italiano.
La Confederazione è invitata a compiere uno sforzo. Essa deve fare in modo di accordare lo stesso trattamento alle quattro lingue nazionali. Vanno incoraggiate le competenze linguistiche del suo personale e una rappresentanza equa delle comunità.
Per agevolare la comprensione oltre le regioni linguistiche, la Confederazione potrà concedere aiuti finanziari per facilitare gli scambi di allievi e insegnanti, nonché per certe traduzioni. Con i cantoni, essa può sostenere un centro di competenze per la ricerca applicata legata alle lingue e al multilinguismo.
swissinfo e agenzie
Nel 1996, il popolo svizzero ha approvato l’introduzione nella costituzione di un articolo sulle lingue.
Tre anni dopo, con la revisione della costituzione, è stato fatto un ulteriore passo avanti. Oggi infatti, il tema delle lingue è trattato in una serie di articoli: art. 4 (lingue nazionali), art. 18 (libertà di lingua) e art. 70 (lingue).
L’articolo 70 indica quali sono le lingue ufficiali della Confederazione, ossia il tedesco, il francese e l’italiano. Anche il romancio è una lingua ufficiale per quanto riguarda i rapporti fra la Confederazione e le persone di lingua romancia.
Questo articolo prevede inoltre l’obbligo per i cantoni e al Confederazione di promuovere la comprensione e gli scambi fra comunità linguistiche.
I cantoni designano le loro lingue ufficiali ma sono obbligati a rispettare la composizione linguistica tradizionale delle regione e a tengono in considerazione le minoranze linguistiche autoctone.
Infine, l’articolo 70 prevede che la Confederazione sostenga i cantoni plurilingue nei loro compiti speciali.
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