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Una ricerca sul razzismo in salsa svizzera

La ricerca ha preso in esame persone dalla pelle nera che appartengono a classi sociali diverse Keystone

La minoranza di pelle nera è generalmente trattata con diffidenza e il razzismo è più forte in alcune aree del paese.

È il risultato di uno studio, il primo nel suo genere, realizzato all’interno della comunità nera in Svizzera.

“Credo si tratti di uno studio accurato e contiene parecchi dettagli sul razzismo nella vita quotidiana e su come vengono trattate le persone dalla pelle nera, in strada come in casa”, è il giudizio che Paula Charles consegna a swissinfo. 49 anni, genitori originari dell’India occidentale, Charles è cresciuta nei Caraibi ed è arrivata in Europa all’età di 21 anni. “Gli insulti? Mi capita praticamente ogni due, tre giorni e per lo più a insultarmi sono gli adulti. In generale, mi guardano male. Mi sento più straniera oggi in questo paese, di quanto mi sentissi dieci anni fa”.

Di tutt’altro tenore l’esperienza che racconta Celia Müller-Hernandez, nata nella Repubblica Dominicana: “Mi sento accettata per quello che sono. E quando parlo il dialetto regionale, vedo che le persone mi percepiscono come se questa fosse proprio casa mia”.

Bianco e nero

Celia non nega che in Svizzera ci sia discriminazione razziale, ma sostiene di non esserne mai stata vittima. “Quando sono arrivata, 22 anni fa, ho avuto l’impressione che la gente con me fosse cortese, ma che mi tenesse un po’ a distanza: non aprivano subito i loro cuori”, ammette.
Cresciuta fra la Repubblica Dominicana e Porto Rico, Müller-Hernandez sostiene però che c’è più razzismo nei Caraibi, anche perché “il razzismo fra persone nere è più sottile. E fa più male”.

Celia Müller-Hernandez insegna lingue ed è piuttosto critica sullo studio, che si basa su 27 interviste a persone nere che vivono in regioni diverse della Confederazione. “Mi chiedo se possa essere considerata una ricerca rappresentativa. Dovrebbero forse prendere in esame più persone e magari scoprirebbero che non tutte la pensano allo stesso modo”.

Studio qualitativo

Carmel Fröhlicher-Stines, psicologa e coautrice della ricerca, respinge al mittente l’accusa di “arbitrarietà”. Lei stessa di pelle nera, originaria di Haiti, Fröhlicher-Stines vive in Svizzera dal 1971. Spiega a swissinfo i criteri seguiti per realizzarla: “Abbiamo incluso la maggiore varietà possibile di persone, che appartengono a varie classi sociali e che vivono qui da periodi di tempo diversi”.

Fröhlicher-Stines sottolinea che non è stato facile trovare persone che avessero voglia di parlare delle loro vite e che soddisfacessero i criteri stabiliti per questo progetto di ricerca qualitativo, che è stato infine pubblicato a gennaio di quest’anno.

La psicologa difende la scelta di prendere in considerazione un piccolo campione di persone, perché nel corso delle lunghe interviste, una persona ha la possibilità di raccontare la propria storia ed esprimere in maniera completa cosa ha pensato e sentito.

“Non puoi materialmente fare più di una trentina di interviste del genere. A meno che tu non abbia a disposizione qualche anno di tempo”, dice. La coautrice racconta di essere rimasta sbalordita dai tanti punti in comune trovati nelle risposte. “Si sentono stranieri e non accettati. A prescindere dal fatto che parlino la lingua locale e persino quando sono figli di coppie miste o di una famiglia nera che si è trasferita in Svizzera da anni”.

Lo studio elenca le forme principali in cui si declinano i comportamenti razzisti: sguardi sdegnosi, abusi verbali, disprezzo e “il farti sentire come se fossi invisibile”.

Parla la lingua locale

I ricercatori hanno riscontrato eclatanti differenze regionali. Le persone intervistate nella Svizzera occidentale hanno dichiarato di sentirsi più a loro agio e accettate in quanto parte di una società multiculturale, anche grazie a questioni linguistiche e alla vicinanza con la Francia. Nella regione italiana le persone dalla pelle nera si dicono “prese sul serio” dalle autorità.

Osservazioni in netto contrasto con quelle raccolte dalle persone di pelle nera che vivono nella regione germanofona del paese. Che coincidono con quelle che racconta Paula Charles – una ex ballerina di cabaret che ha scritto due libri. Secondo lei, in questa parte della Confederazione l’atmosfera è davvero pesante nei confronti dei neri. “Talvolta in maniera sottile e strisciante”. Charles attribuisce la responsabilità di questa tensione ai partiti della destra che usano i neri come capri espiatori per qualunque problema che venga a colpire la collettività.

Paula Charles definisce “intimidatoria” la presenza della polizia nelle strade e lei stessa ha assistito ad episodi di brutalità da parte delle forze dell’ordine elvetiche su cittadini dalla pelle nera. “Gli agenti fanno mostra di una sorta di potere arrogante, che terrorizza gli stranieri che vivono in questo paese”, spiega.

Un punto dello studio mette d’accordo Charles e Müller-Hernandez: le raccomandazioni dei ricercatori perchè sia creata un’autorità indipendente per raccogliere queste denunce e sulla possibilità di fare campagne di sensibilizzazione per aiutare ad affrontare il problema del razzismo.

Secondo Charles: “Siamo soli – e privi di risorse che ci consentano di difenderci”. Müller-Hernandez mantiene il suo sguardo ottimista: “Le cose stanno cambiando. E andrà sempre meglio, con l’aumento del numero di coppie multirazziali”.

swissinfo, Urs Geiser
(traduzione di Serena Tinari)

La ricerca, pubblicata nello scorso gennaio dalla Commissione federale contro il razzismo, sostiene che in Svizzera le persone dalla pelle nera sono vittime di episodi quotidiani di razzismo e discriminazione.
In conclusione, i ricercatori raccomandano la creazione di un’autorità indipendente che raccolga queste testimonianze e la promozione di campagne di sensibilizzazione – in particolare nelle scuole.
Le persone con la pelle nera rappresentano in Svizzera lo 0,6 per cento della popolazione, ovvero circa 45.000 persone.

Carmel Fröhlicher-Stines, psicologa e coautrice della ricerca, è nata ad Haiti e ha studiato negli Stati Uniti, in Germania e in Svizzera. Si è trasferita a Zurigo nel 1971.

Celia Müller-Hernandez è nata nella Repubblica Domenicana ed è cresciuta a Porto Rico. Laureata in lingua e letteratura spagnola, è venuta a vivere nel paese di cui è originario suo marito 22 anni fa.

Paula Charles è un’inglese figlia di immigrati dell’India occidentale. Ha pubblicato due libri autobiografici sulla sua vita di caraibica e sul suo passato di ballerina di cabaret in Germania e Svizzera. Vive nella Confederazione da oltre vent’anni.

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