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L’Eurovision Song Contest convince i cittadini e le cittadine di Basilea

persone davanti a un manifesto
I rappresentanti dell'UDF nel giorno in cui hanno depositato le firme. Keystone / Georgios Kefalas

L'Eurovision Song Contest si terrà a Basilea. La decisione è caduta domenica, dopo un processo decisionale piuttosto lento, ma che ha dato un impulso alle istituzioni della democrazia diretta in Svizzera. L'elettorato ha approvato un credito di 37,5 milioni per le manifestazioni collaterali.

Tra l’esibizione di Nemo alla finale dell’Eurovision nella primavera del 2024 e il verdetto della votazione telefonica e della giuria sono trascorse forse un paio d’ore.

Votando per l’artista elvetico, il pubblico televisivo di molti Paesi si è pure indirettamente su un altro aspetto: l’edizione 2025 dell’Eurovision Song Contest (ESC), il più grande evento musicale del mondo, si svolgerà in Svizzera.

Ci sono però voluti altri sei mesi prima che la cosa fosse chiara e definitiva. Domenica l’elettorato di Basilea Città ha infatti detto sì all’organizzazione dell’ESC. O meglio, per essere più precisi, ha approvato con oltre il 66% dei voti la proposta delle autorità cantonali di partecipare all’organizzazione dell’evento con quasi 35 milioni di franchi di fondi pubblici.

Se invece avesse prevalso il ‘no’, il Cantone non avrebbe versato un centesimo. In quanto organizzatrice dell’evento, la Società svizzera di radiotelevisione SSR, di cui SWI swissinfo.ch fa parte, avrebbe potuto privare Basilea dell’ESC.

L’ipotesi più estrema sarebbe stato l’intervento dell’Unione europea di radiodiffusione (EBU) che avrebbe potuto togliere alla Svizzera l’organizzazione dell’evento musicale.

Altri sviluppi

A differenza di Zurigo, Berna o in parte Ginevra – che si erano anche candidate per accogliere l’ESC – la città di Basilea costituisce un cantone quasi a sé stante. Questo aspetto non è da sottovalutare. Per esempio, a Berna i rischi legati alla democrazia diretta sarebbero stati maggiori: la popolazione rurale del Cantone, tendenzialmente più conservatrice, supera di gran lunga il numero di abitanti della capitale. Anche se la popolazione della città è più a sinistra di quella di Basilea, un referendum cantonale a Berna avrebbe avuto maggiori possibilità di successo.

L’iter legato alla democrazia diretta che caratterizza la Svizzera ha così fatto sì che la decisione definitiva di organizzare l’ESC 2025 a Basilea sia stata presa solo alla fine di novembre. A titolo di paragone, a Malmö il verdetto era caduto già nel luglio 2023.

Una corsa contro il tempo

Allo stesso tempo, il referendum contro l’ESC ha funto da stimolo per tutti i soggetti coinvolti. L’11 settembre il Parlamento cantonale basilese ha approvato i quasi 35 milioni di franchi di credito per l’ESC. “Basilea, dodici punti. Regna la gioia!”, ha esclamato aprendo i dibattiti Joël Thüring, presidente della Commissione delle finanze e parlamentare cantonale dell’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice). Alla fine ci sono stati solo quattro voti contrari. Il mondo politico basilese ha sostenuto in modo piuttosto unanime il grande evento.

Ma i leader dell’Unione democratica federale (UDF), un piccolo partito che si caratterizza per le sue posizioni cristiano-conservatrici, sono partiti con la lancia in resta per opporsi all’organizzazione della manifestazione. Appena sei settimane dopo il voto nel Parlamento cantonale, hanno depositato 4’200 firme a sostegno del referendum, 2’200 in più delle necessarie.

Il 4 novembre, l’elettorato del Cantone aveva già nelle cassette delle lettere la scheda per la votazione, con cinque pagine di informazioni e le argomentazioni di favorevoli e contrari.

Com’è stato possibile organizzare tutto in così poco tempo?

“Il libretto di voto e le schede elettorali sono stati stampati in due versioni prima del 26 ottobre – una con il referendum sull’ESC e un’altra senza”, ci ha spiegato il portavoce del governo di Basilea Marco Greiner. Il 24 novembre, infatti, a Basilea erano già in programma altre votazioni cantonali.

Le ricadute per l’immagine di Basilea

Così, nonostante il poco tempo a disposizione, entrambe le parti hanno potuto esporre le loro argomentazioni nell’opuscolo di voto. Il Governo di Basilea ha insistito sul “grande valore aggiunto” di una manifestazione che permetterà alla città di essere al centro dell'”attenzione internazionale”. Inoltre, durante l’evento in città sarà organizzata una “festa della tolleranza per l’intera popolazione”.

Sul fronte opposto gli argomenti erano quasi speculari. Si è parlato di “spreco di denaro” per uno spettacolo che si tradurrà in una “perdita di immagine” per la città sulle rive del Reno, facendo riferimento alle proteste anti-israeliane a Malmö e al comportamento di altre delegazioni nei confronti della cantante israeliana Eden Golan. “Non vogliamo offrire un palcoscenico a un ESC che non riesce a impedire simili eccessi antisemiti”, hanno sostenuto i contrari.

Battaglia tra paradiso e inferno

Il campo di chi si oppone vede però l’ESC soprattutto come un terreno di battaglia nella lotta tra paradiso e inferno. La manifestazione adotterebbe “doppi standard ingiusti”: dieci anni fa una band del movimento evangelico dell’Esercito della Salvezza, cha rappresentava la Svizzera, non poté concorrere con il nome di Esercito della Salvezza.

Al contrario i “contributi occulti e satanici (ad esempio di Bambie Thug” sarebbero “tollerati e persino celebrati”.

A differenza dell’Esercito della Salvezza, però, Bambie Thug è una popstar e – per quanto ne sappiamo – non rappresenta nessuna associazione religiosa.

Inoltre, la canzone incriminata di Bambie Thug all’ESC 2024 faceva riferimento principalmente a Harry Potter. “Avada Kedavra, I speak to destroy”, cantava la popstar non binaria che ha gareggiato per l’Irlanda. “Avada Kedavra” è semplicemente la maledizione mortale nella fortunata serie di libri di J.K. Rowling. Ma questo probabilmente importava poco a chi ha promosso il referendum, che ha preso in prestito il volto dell’artista, affiggendolo in tutti i trasporti pubblici per fare campagna contro la manifestazione. Si può quindi presumere che fossero interessati soprattutto a questo aspetto di una supposta lotta tra il bene e il male e non tanto alle finanze del Cantone, che peraltro sono rosee. Basilea registra infatti regolarmente eccedenze per centinaia di milioni di franchi.

Influenza nazionale sulla politica locale?

Sui fogli per la raccolta delle firme del referendum contro l’ESC era stato annotato che questi dovevano essere presentati alla sezione di Basilea Città dell’UDF.

Tuttavia, in pubblico sono sempre comparsi i rappresentanti del partito nazionale, in particolare il presidente Samuel Kullmann. L’UDF ha chiarito in modo relativamente trasparente che erano soprattutto gli attivisti e le attiviste di altre regioni che volevano portare avanti questa battaglia elettorale a Basilea.

Marc Bühlmann, direttore di Année Politique SuisseCollegamento esterno e professore all’Università di Berna, non sa se ciò avvenga spesso, ma può immaginarsi che “non sia poi così raro”.

Temi di importanza nazionale che interessano al di fuori di un singolo cantone vengono ripetutamente sottoposti a votazioni a livello locale. Inoltre, le questioni nazionali – che si tratti del salario minimo o della trasparenza del finanziamento della politica – vengono “testate” nei Cantoni, ci spiega. Spesso i partiti organizzati a livello nazionale si coordinano con le loro sezioni cantonali.

Per il sistema democratico, non rappresenta un problema, sostiene il professore di scienze politiche. Le firme provengono comunque da Basilea e “in questo senso è proprio la popolazione del Cantone che ha fatto scattare la votazione; e questo è l’unico fattore decisivo per determinare se qualcosa debba essere messo ai voti o meno”.

Da una “prospettiva teorica-partecipativa della democrazia”, non ci sono mai abbastanza votazioni e dibattiti su un argomento. Di conseguenza, si potrebbe sostenere che sia positivo che “persino gli attori extra-cantonali se ne occupino”.

Resta da vedere se Bambie Thug e i suoi fan in Irlanda e in tutta Europa siano consapevoli che la popstar è stata trasformata nel volto di una campagna politica guidata da motivazioni religiose. La maggioranza dei basilesi e delle basilesi è rimasta sorda a queste preoccupazioni.

Articolo a cura di Giannis Mavris

Traduzione di Daniele Mariani

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