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Corruzione verde – un crimine planetario combattuto da Basilea

Persone al lavoro vicino a un camion di legname
Lavoratori scaricano un carico di legna comprato in circostanze sospette in Burkina Faso. Patrick Tombola/laif/Keystone

La crisi ambientale ha messo in luce la corruzione verde ("Green Corruption", corruzione o crimini finanziari che danneggiano ambiente e biodiversità). Anche se la corruzione ha minato gli sforzi di conservazione da molto tempo, il Basel Institute on Governance è stato il primo a suonare il campanello d'allarme.

L’organizzazione non-profit con sede a Basilea è ora al centro degli sforzi globali per contrastare la corruzione e gli atti finanziari illeciti che rendono i crimini ambientali possibili e lucrativi. Tale impegno sta prendendo slancio. La Conferenza internazionale anticorruzione (IACC), tenutasi a dicembre a Washington, si è concentrata per la prima volta sulla corruzione verde e ha attirato un vasto pubblico. Sull’arco di una settimana, il Basel Institute – con Transparency International, WWF e TRAFFIC – ha lanciato un forum professionisticoCollegamento esterno per promuovere la collaborazione tra persone e organizzazioni impegnate nella conservazione ambientale e nella lotta alla corruzione.

SWI swissinfo.ch ha incontrato Juhani Grossmann, responsabile del programma “Green CorruptionCollegamento esterno” del Basel Institute on Governance dal 2020. Grossmann supervisiona gli sforzi per studiare e affrontare la corruzione e i crimini finanziari legati al commercio illecito di fauna selvatica, legname e rifiuti, ma anche alla pesca e all’estrazione mineraria illegali.

SWI swissinfo.ch: In che modo il Basel Institute affronta la corruzione verde?

Juhani Grossmann: La maggior parte del nostro lavoro consiste nello sviluppo di competenze nei nostri Paesi partner. In America latina lavoriamo attualmente con le autorità del Perù, della Bolivia e, dal 2023, dell’Ecuador. Abbiamo anche collaborazioni fruttuose con le autorità dell’Uganda, del Malawi e dell’Indonesia.

Juhani Grossmann spiega che il Basel Institute of Governance segue un “triplice approccio:: il primo si concentra sul rafforzamento degli enti nazionali incaricati di agire contro la corruzione e i crimini ambientali dopo che hanno avuto luogo. Li aiutiamo a seguire le finanze legate a questi crimini e a raggiungere coloro che davvero traggono profitto dalla distruzione dell’ambiente.

Il secondo pilastro è la prevenzione. Il nostro personale aiuta le agenzie ambientali e le imprese statali attive nel settore delle risorse naturali a sviluppare competenze di gestione dei rischi nell’ambito della corruzione.

Il terzo si occupa di colmare le lacune che ancora ci sono nel capire in che modo la corruzione si manifesta nel settore ambientale. È l’obiettivo delle nostre ricerche.”

Juhani Grossman in primo piano
Juhani Grossmann, responsabile del programma “Green Corruption” del Basel Institute on Governance. Basel Institute on Governance

Può darci un esempio concreto di corruzione verde?

Un battello da pesca è stato individuato mentre operava illegalmente in un Paese dell’America latina. Il proprietario della nave ha pagato una piccola multa e ha immediatamente proseguito la sua attività illecita di pesca. È al contempo frustrante e rappresentativo della risposta legale tipica in molti dei Paesi in cui siamo attivi.

In questo caso, abbiamo lavorato con i servizi della procura per trovare ulteriori opzioni per sanzionare quest’individuo. Abbiamo consigliato di ricorrere alla disposizione di legge che permette al Governo di confiscare gli strumenti utilizzati mentre si commette un crimine – in questo caso, il battello da pesca.

Non dovevamo provare violazioni del Codice penale da parte del proprietario o del capitano del battello, il che è generalmente molto difficile. Tutto ciò che dovevamo fare era dimostrare che il battello stesso operava illegalmente. È stato possibile sovrapponendo le coordinate GPS della barca alla mappa topografica della costa.

Il passo successivo è quello di indagare sugli aspetti finanziarie dell’attività illecita, per capire chi sta traendo profitto dalla pesca illegale. Così facendo, potrebbero venire alla luce delle mazzette pagate ai funzionari portuali o agli ispettori per far loro chiudere un occhio. Capita che casi a prima vista isolati di pesca illegale o di bracconaggio si rivelino parte di una rete criminale molto ampia che coinvolge funzionari a livello locale e, ogni tanto, nazionale.

La corruzione verde è in crescita?

È difficile da misurare ma crescerà di sicuro, tenuto conto delle importanti somme di denaro che stanno confluendo in progetti legati al clima e alla biodiversità, a meno che non si prendano contromisure. Analogamente, la grande domanda di metalli di transizione necessari all’elettrificazione rendono la prevenzione della corruzione ancora più cruciale nel settore minerario.

I casi di perseguimenti penali stanno aumentando? Sì, ma è positivo. Significa che i Governi stanno prendendo sempre più sul serio la corruzione verde, così come lo fanno le organizzazioni di aiuto allo sviluppo e altri enti finanziatori.

Il Sud del mondo sta pagando per i crimini ambientali del Nord?

Anche se è parzialmente corretto, la situazione è molto più complessa di così. Tendenzialmente, il flusso del commercio non sostenibile o illegale di risorse naturali va dai Paesi poveri con molte risorse naturali verso i Paesi più ricchi, con i primi che soffrono il degrado ambientale. Le organizzazioni criminali del Sud del mondo sono molto implicate nel “business” illecito e orchestrano rotte commerciali globali. Quindi, anche se i Paesi ricchi consumano la maggior parte dei beni commerciati illegalmente e la nostra domanda crea l’offerta, non si tratta di un’equazione così semplice.

Ci parli della corruzione nel settore dei rifiuti.

Parte dei rifiuti destinati al riciclo in Occidente in realtà non viene riciclata. Invece, viene spedita illegalmente – con tangenti e, come succede in ItaliaCollegamento esterno, con l’attività della criminalità organizzata – in Paesi poveri che non hanno severe linee guida nella gestione dei rifiuti o, quando queste linee guida esistono, la loro implementazione è lacunosa. Le restrizioni all’importazione, sfortunatamente, spesso rischiano di essere raggirate tramite la corruzione.

Quanto costa la corruzione verde all’economia globale?

Le stime variano molto. Si parla di decine, centinaia di miliardi di dollari ogni anno in flussi di denaro illecitiCollegamento esterno legati alle risorse naturali.

Esistono appelli per parlare dell’impatto negativo dei crimini ambientali in termini finanzari, in modo che siano presi sul serio. Però è difficile attribuire un valore monetario a un danno alla biodiversità, all’ambiente o alla salute umana. Anche se sempre più sforzi sono intrapresi per esprimere il danno nel linguaggio della contabilità finanziaria, non rappresentano ancora la corrente dominante e questo porta a una sottovalutazione e quindi a una mancata priorità data ai crimini ambientali.

I rischi di corruzione sono differenti nel settore delle energie rinnovabili?

I progetti di energia rinnovabile sono estremamente vulnerabili dal punto di vista della corruzione, non da ultimo perché coinvolgono grandi investimenti. Penso che più emergeranno, più assisteremo a scandali in questo ambito.

Alcuni si sovrappongono a settori già ad alto rischio. Per esempio, le dighe idroelettriche soffrono il ben noto rischio della corruzione nel settore delle infrastrutture. I progetti di energia eolica e solare sono afflitti dai rischi legati al settore tecnologico e alla fornitura di specifici metalli ed elementi rari. La loro sempre maggiore scarsità porta a più competizione e quindi a una più alta probabilità di corruzione. Il profilo di rischio in questo caso assomiglia a quello presente nell’industria mineraria.

Quando si tratta di proteggere l’ambiente, quali sono le strategie anticorruzione più efficaci?

Due anni e mezzo fa, al di fuori dei nostri partner del programma Targeting Natural Resource CorruptionCollegamento esterno ci si concentrava davvero poco sul problema. Da allora, abbiamo notato sempre più interesse da parte degli ambienti dell’anticorruzione e della conservazione al punto che abbiamo lanciato un’intera comunità di pratica assieme a tre delle più importanti organizzazioni al mondo in questi due settori.

Abbiamo visto anche che il tema ha suscitato un immenso interesse alla Conferenza internazionale anticorruzione di dicembre. È entusiasmante, naturalmente, ma è una novità. Ogni valutazione su ciò che potrebbe rivelarsi efficace è prematura.

Si può comunque dire che, dal punto di vista delle azioni legali contro la corruzione, gli approcci che consistono nel seguire il denaro sono molto promettenti. Non solo per individuare l’origine dei finanziamenti delle attività illecite, ma perché così facendo si arriva alla leadership delle organizzazioni criminali. Finora i vertici sono stati raramente bersaglio degli sforzi di perseguimento penale e vogliamo cambiare le cose, come abbiamo già fatto per oltre dieci anni nell’ambito del recupero dei beni. Poter confiscare gli strumenti del crimine – come nel caso del battello da pesca – o i profitti è devastante per le organizzazioni criminali e relativamente semplice da un punto di vista legale.

Per quel che riguarda la prevenzione, ciò che considero più promettente – poiché al momento è un aspetto poco sviluppato – è la costruzione di sistemi che rafforzino istituzionalmente le capacità di difesa dalla corruzione delle agenzie ambientali e delle imprese statali attive nel settore delle risorse naturali. Siamo in stretto contatto con agenzie ambientali visionarie in Perù, Malawi, Indonesia per fare proprio questo. Queste istituzioni capiscono che, a meno che non migliorino il loro modo di tenere sotto controllo la corruzione interna, la società non riuscirà a contrastare la corruzione nel settore ambientale.

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