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«Prima della partecipazione politica, pari opportunità nella vita quotidiana»

Thomas Kessler, ex «Mister integrazione» del cantone di Basilea Città zvg

Al di là dell’importanza della partecipazione politica, l’ex «Mister integrazione» del cantone di Basilea Città, Thomas Kessler, sottolinea il ruolo di misure concrete, nella vita di tutti i giorni, per favorire l’integrazione degli stranieri.

A Basilea Città, Thomas Kessler è stato per dieci anni, dal 1998 al 2008, delegato all’integrazione, attuando una politica in materia considerata tra le più progressiste in Svizzera. Ha risposto alle domande di swissinfo.ch per iscritto.

swissinfo.ch: La Svizzera non ha grossi problemi d’integrazione degli stranieri, sia sul mercato del lavoro che a scuola. Non vi sono dei ghetti. La partecipazione politica è veramente così importante?

T.K.: Le cose più importanti sono l’accesso alla formazione, al sistema sanitario, ai mercati del lavoro e dell’alloggio. La partecipazione politica è importante per una questione di principio, ma non nella vita di tutti i giorni. Nel cantone Neuchâtel, la partecipazione degli stranieri agli scrutini è modesta [15% in occasione delle elezioni cantonali nel 2015, ndr].

“La partecipazione politica è importante per una questione di principio, ma non nella vita di tutti i giorni”

Per noi a Basilea, l’aspetto più importante sono le pari opportunità concrete. È una premessa indispensabile per l’utilizzazione effettiva del diritto di voto da parte degli stranieri. Pratichiamo una politica d’accoglienza attiva, diamo il benvenuto a ogni straniero individualmente, lo mettiamo al corrente dei suoi diritti e dei suoi doveri e offriamo a tutti dei corsi di tedesco gratuiti durante il primo anno. Procedere in modo inverso è pericoloso. Penso ad esempio ai paesi che concedono rapidamente la cittadinanza a tutti gli immigrati, ma che in seguito non danno loro nessuna chance sui mercati del lavoro e dell’alloggio.

swissinfo.ch: Quali sono attualmente le principali sfide in materia di integrazione degli stranieri?

T.K.: L’accesso alla formazione e al lavoro è determinante. In un periodo di forte mobilità, l’integrazione deve iniziare sin dal primo giorno. I nuovi arrivati devono potere imparare la lingua del posto rapidamente, acquisire una qualificazione e trovare un lavoro. In questo modo, gli stranieri creano rapidamente dei legami sociali, imparano la nostra cultura e ottengono un accesso al mercato dell’alloggio. Il processo di integrazione deve avanzare velocemente affinché diventi anche un’evidenza.

swissinfo.ch: Perché la Svizzera tedesca è più restrittiva di quella francese in materia di diritti politici degli stranieri? Anche un cantone considerato aperto come il vostro ha respinto il diritto di voto. I diversi rapporti alla cittadinanza (modello francese e modello tedesco) possono spiegare tutto?

T.K.: Questi differenti rapporti nei confronti dello Stato possono spiegare molto, ma non tutto. In un cantone rurale come Appenzello Interno, alcuni comuni hanno accordato il diritto di voto e di eleggibilità a livello locale. Là i rapporti sono chiari, la gente si conosce. Gli autoctoni non vedono la necessità di fare una distinzione tra svizzeri e stranieri.

I cantoni francofoni sono più aperti in materia di partecipazione degli stranieri, ma non in maniera assoluta. Ciò avviene sotto differenti forme e a ritmi diversi.

Nella Svizzera tedesca, si constatano piuttosto dei passi avanti pratici, ad esempio sotto forma di petizioni in favore degli stranieri, di diritto di partecipazione nei consigli scolastici e nelle associazioni. Vi è però una soglia per quanto concerne la partecipazione politica, poiché nello spazio svizzero tedesco il diritto di cittadinanza era legato a privilegi concreti, ad esempio la partecipazione agli utili dello sfruttamento delle foreste comunali.

swissinfo.ch: Cosa bisognerebbe fare affinché questo ‘Röstigraben’ sparisca?

T.K.: La diversità culturale e politica è una ricchezza della Svizzera. Le differenze non devono «sparire», ma suscitare il dibattito e l’ispirazione reciproca. La Svizzera tedesca può imparare dal flemma romando e la Svizzera francese dalla solidità dei rapporti tra cittadini e autorità. Ci vogliono appunto questi due aspetti, è la chiave del successo della Svizzera. Il fossato scomparirà quando la Svizzera francese progredirà nell’integrazione concreta sul mercato del lavoro, un aspetto in cui gli svizzeri tedeschi sono molto più efficaci. E inversamente quando quest’ultimi svilupperanno progressivamente la partecipazione politica.

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