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Un “no” chiaro e netto per la legge sull’eID

impronta digitale
Christian Beutler/Keystone

Trend negativo confermato per quanto riguarda l'identificazione elettronica. La legge viene chiaramente bocciata da più del 64% dei votanti. Sostenitori e oppositori concordano sul fatto che la prossima soluzione debba arrivare in tempi rapidi e ispirare fiducia.

La legge sull’identità elettronica (eID) è stata respinta. È ciò che emerge dai risultati dello scrutinio di domenica 7 marzo. Il “no” ha infatto prevalso nettamente in tutti i Cantoni analizzati e tra più del 64% dei votanti. Solo nel Canton Ticino, lo scarto tra “sì” e il “no” è risultato più ridotto, anche se non in maniera significativa.

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L’utilità di una e-ID non è contestata, è la gestione da parte di aziende private che ha suscitato aspre critiche.

Lo scetticismo verso il progetto di legge si è rafforzato in tutti i livelli della società durante la campagna. La tendenza verso il “no” si è delineata chiaramente tra i più svantaggiati e tra le persone di 40 anni e più, nota l’istituto gfs.bern.

Il “no” ha guadagnato terreno anche nella Quinta Svizzera. Dalla fine di gennaio, il numero di svizzeri all’estero contrari alla legge è passato dal 29 al 50%. 

Un’opportunità persa

“Siamo delusi dal risultato” ha dichiarato Nicolas Bürer, direttore generale di Digitalswitzerland, alla televisione svizzera tedesca SRF. Secondo Bürer, la votazione sull’eID non ha avuto luogo nel momento migliore a causa del coronavirus. Ora bisogna muoversi rapidamente per trovare una soluzione per un’identità elettronica che possa ottenere il sostegno della maggioranza, ha aggiunto.

Bocciando la legge sull’identità elettronica, la Svizzera ha perso “l’opportunità di fare un grande passo avanti nello sviluppo tecnologico”, secondo i sostenitori del progetto. Ora tocca ai politici trovare una nuova soluzione. L’ Alleanza per un’eID svizzera chiede quindi un dialogo rapido e costruttivo.

Per l’Unione svizzera arti e mestieri (usam) il No all’eID rappresenta un passo indietro per l’ulteriore sviluppo dell’e-government e della digitalizzazione. Respingendo la legge, gli oppositori non hanno guadagnato nulla, la Svizzera invece ha perso molto tempo nel processo di digitalizzazione.

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Un “no” che è in realtà un “sì” all’eID statale

Il “no” alla legge eID è un “sì” all’identificazione gestita dallo Stato, ha invece dichiarato Erik Schönenberger, uno dei responsabili della campagna contro l’eID. Secondo Schönenberger, è possibile lanciare una nuova identità elettronica fra due anni. Tutti i partiti e i comitati referendari concordano sulla necessità di una soluzione statale praticabile in tempi relativamente brevi, in cui il popolo possa avere fiducia.

I sindacati interpretano il “no” all’identità elettronica come un segno che il popolo non vuole privatizzare la sovranità dei dati. L’aspetto della sicurezza dei dati ha avuto un grande peso nella scelta dell’elettorato.

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Il netto risultato popolare contro l’eID dimostra che “i compiti sovrani devono essere mantenuti in mani pubbliche”, secondo il Sindacato dei servizi pubblici (VPOD-SSP). “Gli svizzeri sanno a chi possono affidare un compito delicato”, precisa un comunicato. Il fatto che qualcuno potesse trarre profitto utilizzando i dati dei cittadini è stato determinante per la bocciatura del progetto.

Anche l’Unione sindacale svizzera (USS) ha espresso chiara soddisfazione per il risultato delle urne che “impedisce la creazione di una società a tre classi su Internet”. È compito dello Stato, e non delle banche e delle assicurazioni, certificare l’identità dei cittadini.

La fiducia al centro della prossima soluzione

Sostenitori e oppositori dell’eID concordano sul fatto che la digitalizzazione debba essere portata avanti in modo che si possa trovare una soluzione rapida e applicabile in cui la gente possa avere fiducia. Come concretamente raggiungere questo obiettivo è una questione ancora aperta.

Secondo i Verdi, il popolo vuole uno stato moderno che si prenda la responsabilità dei servizi digitali e non deleghi. La porta ora è aperta per una soluzione sostenibile, ha dichiarato il presidente del partito Balthasar Glättli (ZH).

La presidente del gruppo parlamentare del Centro, la consigliera agli Stati Andrea Gmür (PPD/LU) ritiene che la denominazione abbia avuto un ruolo nella bocciatura: sarebbe stato meglio chiamare l’identità elettronica “Log-In qualificato”, ha detto in TV.

“Oggi è stata presa una decisione fondamentale: il popolo vuole mantenere il controllo democratico sui dati”, ha detto il copresidente socialista Cédric Wermuth (AG) a Blick TV. Per il PS conta la sicurezza più della velocità.

Secondo la presidente del PLR Petra Gössi (SZ), il no all’eID è un segnale della sfiducia nelle grandi aziende IT. Quello odierno non è un voto generale contro l’E-ID, ma il risultato mostra quanto sia importante la questione della sicurezza dei dati. Una soluzione statale non arriverà rapidamente, secondo Gössi.

Ora è chiaro che questa non era la proposta giusta, ha detto il presidente dell’UDC Marco Chiesa (TI). È imperativo sedersi al tavolo e trovare una soluzione, ha dichiarato a Blick TV.

La questione in breve

A differenza di molti altri Paesi europei, la Svizzera non fornisce ancora ai suoi residenti un metodo di verifica certificato per l’identità digitale.

Questo strumento ha lo scopo di semplificare l’uso dei servizi online con un’unica funzione di login ed è considerato la chiave d’accesso al mondo digitalizzato e a tutti i servizi online erogati dall’amministrazione pubblica.

La Legge federale sui servizi d’identificazione elettronicaCollegamento esterno, respinta alle urne, dava in mano principalmente ad aziende private il compito di emettere identità elettroniche e di agire da cosiddetti identity provider (IdP, fornitori di identità), mentre lo Stato faceva da mero garante e da fornitore di dati.

Con la votazione del 7 marzo, la popolazione si è chiaramente espressa a favore di una soluzione in cui sia lo Stato – e non le aziende private – a garantire ai suoi cittadini l’uso sicuro dei servizi online, sia per scopi commerciali che governativi.

con agenzie

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