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Peter Kurer nuovo presidente di UBS

Peter Kurer era l'unico candidato alla successione di Ospel Keystone

L'assemblea degli azionisti dell'UBS ha eletto Peter Kurer alla presidenza del consiglio d'amministrazione in sostituzione di Marcel Ospel. Approvata anche una nuova ricapitalizzazione di 15 miliardi di franchi svizzeri.

Assemblea tutto sommato senza sorprese quella tenuta mercoledì dagli azionisti dell’UBS: tutte le proposte del consiglio di amministrazione sono state accolte con schiacciante maggioranza.

Così Peter Kurer, destinato a succedere a Marcel Ospel alla presidenza, è stato eletto malgrado le critiche e qualche fischio con quasi 586 milioni di voti. I contrari sono stati 45 milioni.

L’elezione di Kurer non era scontata: alcuni azionisti, tra cui l’ex dirigente di UBS Luqman Arnold, avevano infatti manifestato la loro opposizione alla scelta di questo giurista di 58 anni, membro del consiglio direttivo implicato nella crisi in cui è sprofondato l’istituto.

Alla riunione – una maratona come quella di febbraio – hanno partecipato 4211 azionisti in rappresentanza del 48% dei diritti di voto. L’assemblea ha anche approvato i conti 2007, terminati con una perdita netta di 4,4 miliardi di franchi, la riduzione della durata del mandato degli amministratori da tre a un anno, il dividendo in azioni e il nuovo aumento del capitale per 15 miliardi di franchi.

L’aumento, che si aggiunge ai 13 miliardi di franchi iniettati nella banca in febbraio da un fondo di investimento statale di Singapore e da un investitore del Medio Oriente, sarà interamente garantito dalle banche Morgan Stanley, BNP Paribas e Goldman Sachs.

Provvedimenti per superare la crisi

Nel corso dell’assemblea, il nuovo presidente di UBS ha delineato le riforme che intende mettere in atto. Secondo Kurer occorre prendere provvedimenti in tre campi. In primo luogo, si dovrà separare nettamente il ruolo del consiglio di amministrazione da quello della direzione, i cui legami troppo stretti sono stati fonti di vivaci critiche.

In secondo luogo, i comitati dell’organo di sorveglianza vanno riorganizzati. La misura prevede fra l’altro, come già annunciato, la soppressione del “chairman’s office”, che riunisce il presidente e i due vicepresidenti del Cda, struttura accusata di non essere indipendente.

Per evitare un disastro come quello legato alla crisi dei mutui subprime sarà poi creato un comitato rischi, incaricato di analizzare sistematicamente i portafogli della banca.

Lo guiderà David Sidwell, ex direttore finanziario della Morgan Stanley, eletto mercoledì nel Cda. Le competenze del comitato nomine saranno estese, integrando la questione della corporate governance. Sarà anche istituito un comitato risorse umane e rimunerazioni, provvisto di nuove competenze.

Riesame dell’orientamento strategico

Infine ci sarà il riesame, da più parti richiesto, dell’orientamento strategico della banca, in particolare dell’Investment Bank. Quest’ultima è la divisione che ha provocato la maggior parte delle svalutazioni miliardarie. L’UBS rimarrà però fedele al modello di banca integrata “anche se in una forma snellita”.

Il Ceo Marcel Rohner ha indicato che l’UBS adeguerà i costi dell’Investment Bank al nuovo posizionamento e alle condizioni di mercato attuali. I dettagli del ridimensionamento saranno comunicati a inizio maggio.

Nel ripensamento della strategia Kurer sarà affiancato dai tre consiglieri di amministrazione indipendenti, ossia Sergio Marchionne, Ernesto Bertarelli e Peter Voser. Il Cda ovviamente si baserà su quanto indicato dal Ceo Marcel Rohner, ma terrà conto anche di perizie esterne, ha osservato Kurer.

Voci critiche

Anche se l’assemblea di mercoledì si è svolta in un clima nettamente meno teso rispetto a quella straordinaria di febbraio, molti azionisti hanno chiesto la parola. Una cinquantina di loro si sono annunciati per esprimersi prima dell’approvazione dei conti 2007.

Molti applausi per Thomas Minder, titolare della società Trybol e autore dell’iniziativa contro le retribuzioni abusive, che è ritornato alla carica fornendo i dettagli dei bonus versati ai dirigenti dell’UBS. Minder ha poi criticato il fatto che mercoledì non si sia votato sul discarico agli amministratori.

Ospel in precedenza aveva rilevato che il differimento di tale discarico è stato deciso per attendere i risultati dell’inchiesta condotta dalla Commissione federale delle banche. Per Minder invece il rinvio è dovuto alla volontà dei vertici di “aspettare circostanze positive”.

Un rappresentante della fondazione Actares si è espresso fra l’altro criticamente sui provvedimenti previsti: “È cambiato poco e soprattutto a livello personale non è cambiato nulla”.

Dominique Biedermann, rappresentante della fondazione Ethos, ha chiesto un rinnovo del consiglio di amministrazione dell’UBS e a tale scopo ha proposto la convocazione entro fine estate di un’assemblea generale straordinaria.

swissinfo e agenzie

Perter Kurer è nato il 28 giugno 1949 ed è cittadino svizzero. Si è laureato in giurisprudenza presso l’Università di Zurigo ed è stato successivamente ammesso all’ordine degli avvocati. Detiene un master conseguito all’Università di Chicago e vanta una vasta esperienza giuridica.

Dal 1980 al 1990 ha lavorato presso lo studio Baker & Mackenzie di Zurigo e nei dieci anni seguenti da Homburger, studio specializzato in diritto delle imprese e fiscalità.

Nel 2001 è approdato all’UBS in qualità di consigliere generale e l’anno successivo è diventato membro della direzione del gruppo.

Il manager è ora chiamato fare ordine nelle regole e nelle pratiche del gruppo, con nuove strategie sulla conduzione, sulla gestione dei rischi e sui sistemi di controlli.

Dopo aver presentato utili astronomici nel 2005 e nel 2006, nel 2007 l’UBS inciampa. In maggio deve liquidare il suo hedge fund (fondo speculativo) Dillon Read. In luglio il suo Ceo Peter Wuffli rassegna le dimissioni.

In ottobre la grande banca rende noto di aver perso 4,2 miliardi di franchi in relazione alla crisi del mercato immobiliare americano (subprime). Per la prima volta da 9 anni, l’UBS chiude i conti del terzo trimestre segnando cifre rosse.

Nel quarto trimestre dell’anno scorso l’istituto bancario registra una perdita di 12,5 miliardi di franchi. In dicembre la direzione dell’UBS annuncia un piano di ricapitalizzazione per 13 miliardi di franchi, provenienti da Singapore e dal Medio oriente.

In gennaio la banca elvetica cancella altri 4,5 miliardi di franchi. Complessivamente le perdite previste ammontavano finora a circa 20 miliardi di franchi. Successivamente comunica nuove svalutazioni per altri 20 miliardi di franchi.

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