Egitto: 14 jihadisti condannati a morte
(Keystone-ATS) Un gruppo di quattordici jihadisti islamici è stato condannato a morte da un tribunale di Ismailiya, a est del Cairo, perché riconosciuto colpevole di attacchi compiuti l’estate scorsa nella città di Al Arish, nella penisola del Sinai, contro una banca ed una stazione di polizia. Negli attacchi furono uccise sette persone.
Per essere eseguita, la sentenza dovrà essere ratificata dal muftì d’Egitto, al quale il tribunale l’ha notificata.
I quattordici fanno parte del movimento estremista ‘Tawhid wal Jihad’ che opera in Egitto da molti anni, ma era stato pressocché eliminato con feroci campagne di repressione della violenza islamica dal regime di Hosni Mubarak.
La violenza armata nel Sinai è una presenza costante per i rapporti sempre difficili in particolare tra alcune tribù di beduini che controllano la penisola ed il governo centrale che in passato ne ha sempre trascurato le necessità. I beduini sono anche accusati di essere in contatto con i gruppi armati palestinesi ai quali avrebbero fornito basi di appoggio e di addestramento oltre che facilitazioni logistiche per i loro spostamenti.
Negli ultimi giorni il nord del Sinai è stato teatro di violenti scontri tra polizia e gruppi armati. Poco più di una settimana fa 16 guardie di frontiera egiziane in servizio al confine con Israele sono state uccise durante un attacco armato al quale è seguito un pesante intervento repressivo di soldati e polizia (si dice siano stati uccisi venti civili armati, ma la notizia non è mai stata confermata). Alcune fonti egiziane ritengono che questo episodio abbia fornito al presidente Mohamed Morsi l’occasione per rimuovere gli anziani vertici militari – tra i quali il comandante in capo delle forze armate, maresciallo Hussein Tantawi ed il suo vice, Sami Anan – e nominare anche un nuovo ministro della difesa. Pure stamani comunque, nel nord del Sinai, un uomo armato ha sparato contro soldati, che hanno risposto al fuoco.