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Chi deve pagare per l’emergenza rifiuti

La popolazione di Chiaiano, in periferia di Napoli, si oppone con tutti i mezzi alla realizzazione di una discarica nel proprio quartiere. Keystone

Il premier italiano Silvio Berlusconi ha promesso di riportare i fiori al posto dell'immondizia a Napoli. L'apertura di nuove discariche si scontra tuttavia con l'opposizione della popolazione. Reportage di swissinfo da Chiaiano.

I cassonetti sono saldati da un lungo filo spinato, primo baluardo dei tanti ostacoli (alberi abbattuti, asfalto divelto, buche di ogni genere) disseminati sulla strada che porta alla cava candidata a diventare una mega-discarica.

Ma ora i dimostranti un varco devono aprirlo. O, meglio, dovrebbero, visto che non tutti i gruppi della protesta hanno accettato l’accordo tra i sindaci dei comuni interessati e l’uomo a cui il governo Berlusconi ha affidato l’ennesima emergenza rifiuti: il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, che già fu “commissario alla monnezza” durante il governo Prodi, costretto a gettare la spugna a causa del conflitto con l’allora ministro dell’ambiente Pecoraio-Scanio.

La rivolta di Chiaiano

Un varco per far passare i tecnici delle due parti – il governo e gli amministratori locali contrari – che dal 27 maggio procederanno al “carotaggio”, cioè all’analisi di idoneità delle cave di Chiaiano, dove dovrebbero finire al più presto 700 mila tonnellate di rifiuti che appestano Napoli.

E se venisse accertata l’idoneità? “Staremo a vedere, noi siamo convinti che non esistano le condizioni tecniche per trasformare queste terre nel ‘grande buco’ dell’immondizia partenopea”, mi risponde Salvatore Perrotta, il sindaco che ha negoziato questa tregua.

Ha la faccia tirata di chi ha dormito poco in queste notti di protesta e di scontri anche violenti tra oppositori e polizia, dopo che il premier Silvio Berlusconi ha annunciato da Napoli la “militarizzazione” delle discariche e la “tolleranza zero” nei confronti di chi ne impedisce l’apertura (da 1 a 5 anni di carcere).

“La guerra infinita della monnezza”

Due giorni passati qui, tra Chiaiano e Marano, tra manifestanti e amministratori solidali, danno il senso dei paradossi di questa infinita “guerra della monnezza”. Quindici anni di fallimenti e affari loschi, loschi come i sacchi di rifiuti che sono tornati a invadere le strade di Napoli e che continuano a marcire in molte parti della regione Campania.

Tre lustri in cui sono stati gettati al vento dai cinque agli otto miliardi di euro (nessuno riesce a calcolarli con precisione) senza che sia stato costruito un solo termovalorizzatore. Tre lustri durante i quali le discariche ufficiali sono state saturate senza pensare troppo al futuro, ma soprattutto tre lustri durante i quali, grazie a finanziamenti senza fondo e alla nascita di molti enti inutili, la “catena dei rifiuti” è servita a una parte del mondo politico per alimentare le proprie clientele elettorali, e alla camorra per controllare il suo lucroso “business”.

Basti pensare agli sversamenti illegali in depositi selvaggi, ai trasporti e agli autisti gestiti dai clan che già in passato avevano avvelenato molta parte del territorio, sotterrando rifiuti tossici provenienti dalle industrie locali e del Nord. Il tutto mentre a Napoli la raccolta differenziata non è mai davvero cominciata: più per mancanza di volontà politica che per trascuratezza degli abitanti.

L’emergenza sanitaria

Ora c’è il conto da pagare, per evitare che a un’emergenza già penalizzante per l’immagine e l’economia della regione si sommi anche un’emergenza sanitaria in una regione, dove i casi di tumore hanno registrato negli ultimi anni un’impennata inquietante, ha certificato l’Organizzazione mondiale della Sanità.

Questo conto viene presentato agli abitanti delle zone individuate dai tecnici del governo per l’apertura urgente di nuove discariche, in attesa che finalmente funzionino gli altri anelli della catena, primo tra tutti il termovalorizzatore di Acerra, appaltato anni fa ad un’industria lombarda, i cui dirigenti sono indagati dalla magistratura.

Le ragioni della popolazione

Gli abitanti di Chiaiano, quartiere a Nord di Napoli, sentono di subire un’ingiustizia. Non sono dei tecnici o degli esperti, ma le loro osservazioni non sono affatto banali, o provocate soltanto da un miope ed egoistico localismo.

Senza raccolta differenziata arriveranno rifiuti di ogni tipo, e già questo è contrario alle norme europee. Le storiche cave di tufo, in cui verrebbero depositati i rifiuti, toccano preziose falde acquifere, non vengono più sfruttate proprio per questo, e metterci l’immondizia è pericoloso visto che a poche centinaia di metri stanno costruendo un acquedotto.

La zona è inoltre l’ultimo grande polmone verde del capoluogo campano. Vi si coltivano ciliegie e mele esportate in tutto il mondo. Un’attività agricola che è ora messa in pericolo. A meno di mezzo chilometro dalle cave sorge un polo ospedaliero con ben cinque cliniche specializzate.

Infine, per tutti questi motivi ed altri ancora, ci sono medici e geologi indipendenti che ne contestano l’idoneità come super-immondezzaio. Argomenti che dividono il mondo politico e scientifico, ma certo non pretestuosi.

Un no alla soluzioni imposte

Alla protesta degli scorsi giorni si sono certamente aggiunte persone più che altro interessate a provocare incidenti e violenza, balordi e camorristi. Ma la maggior parte dei manifestanti unisce soprattutto semplici cittadini e forze politiche di ogni tendenza: centri sociali, moderati veltroniani, amministratori di centro-destra che non si aspettavano il pugno di ferro del “loro” governo e che, insieme a tutti gli altri, hanno denunciato un “deficit di democrazia”.

C’è chi si chiede se lo stesso metodo verrà seguito per l’individuazione dei siti e la costruzione di quella decina di nuove centrali nucleari annunciate dal governo e la cui realizzazione dovrebbe cominciare entro i cinque anni di questa terza legislatura “berlusconiana”.

Berlusconi non può fare marcia indietro

Non è detto che a Chiaiano la tregua regga. Non è affatto detto che, in caso di responso positivo dei tecnici, la popolazione locale si rassegni a far passare le lunghe colonne di camion della spazzatura che per mesi invaderebbero le strade del quartiere.

Non è detto (visto il discredito della politica e delle sue promesse) che siano disposti a credere che la mega-discarica sarà provvisoria, e che una volta realizzati i forni di smaltimento i rifiuti portati qui saranno recuperati e portati altrove.

Ma tutti capiscono che, dopo aver proclamato “il ritorno dello stato e dunque il ritorno della legalità”, il governo Berlusconi non può fare marcia indietro, ci perderebbe la faccia, ne andrebbe della sua credibilità.

Del resto la “svolta decisionista” può contare sul senso di obiettiva urgenza e sull’esasperazione della stragrande maggioranza dei napoletani, che non vedono l’ora che l’immondizia sparisca dalle loro strade. Che importa se poi finirà sotto casa di qualcun altro?

swissinfo, Aldo Sofia, Chiaiano (Napoli)

Il 21 maggio 2008 il governo guidato da Silvio Berlusconi (Popolo delle Libertà), riunito simbolicamente a Napoli, ha adottato in un decreto legge una serie di misure per risolvere la crisi dei rifiuti in Campania:

1) la nomina di Guido Bertolaso a sottosegretario con delega e superpoteri per l’emergenza rifiuti.

2) la realizzazione di 10 discariche considerate “località strategiche nazionali”, simili cioè a centrali nucleari e basi militari: Chiaiano, Terzigno (provincia di Napoli); Savignano Irpino, Andretta (provincia di Avellino); Ferrandelle a Santa Maria La Fossa, Cava Mastroianni in località Torrone a Lo Uttaro-Caserta (provincia di Caserta); due discariche a Serre (provincia di Salerno); Sant’Arcangelo Trimonte (provincia di Benevento).

3) la costruzione di almeno 3 termovalorizzatori: ai tre già previsti ad Acerra, S.Maria La Fossa e Salerno, dovrebbe aggiungersene un altro a Napoli.

Dopo un lungo vertice il sottosegretario Guido Bertolaso e i sindaci campani coinvolti nell’emergenza rifiuti hanno concluso un accordo per cercare di sbloccare una situazione divenuta insostenibile. Prima di realizzare la discarica saranno effettuate delle verifiche tecniche, a cui parteciperanno gli amministratori locali.

Il 26 maggio sono stati nominati i cinque esperti e i tre uditori che, su indicazione degli enti locali e dei comitati di cittadini, faranno parte del tavolo tecnico deciso dal sottosegretario Guido Bertolaso per effettuare nei prossimi giorni le verifiche e le indagini all’interno del sito di Chiaiano.

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