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Cioccolatieri svizzeri nel caos ivoriano

Keystone

I disordini in Costa d'Avorio toccano anche i produttori di cioccolato elvetici. Per il momento le conseguenze sono però limitate.

L’industria del cioccolato svizzera, fra i primi acquirenti di cacao ivoriano, ha preso delle misure per assicurare i rifornimenti.

La crisi che vede opposte le truppe governative della Costa d’Avorio ai ribelli, arroccati nel nord del paese, è riesplosa a inizio novembre. Da una prima analisi della situazione, risulta però che i disordini dovrebbero avere delle conseguenze limitate sulla produzione di cioccolato delle ditte elvetiche attive nel settore.

Ma l’evacuazione del personale straniero e le difficoltà incontrate nei collegamenti interni, rendono difficile il trasporto dei chicchi di cacao verso i porti sull’Atlantico.

Svizzera partner importante

I contadini ivoriani producono annualmente 1,4 milioni di tonnellate di cacao, più di un terzo della produzione mondiale. E la Svizzera figura fra i principali partner economici, vista l’importanza della produzione di cioccolato. Ma la dipendenza dal fornitore caduto nella crisi potrebbe causare dei problemi diretti anche in Svizzera.

Da sola, Nestlé, il principale attore del settore in Svizzera, utilizza annualmente 400’000 tonnellate di cacao per le sue cioccolate; il 40 per cento proviene dalla Costa d’Avorio. Nel caso di una crisi persistente, la produzione e i prezzi sul mercato internazionale potrebbero risentirne ulteriormente, creando grossi problemi al settore.

È ancora troppo presto per definire le conseguenze dell’interruzione dell’approvvigionamento, afferma Nestlé. «È chiaro che la situazione in Costa d’Avorio avrà un’incidenza, ma non sarà direttamente visibile nel nostro fatturato per l’anno in corso», afferma François-Xavier Perroud, portavoce del gruppo di Vevey.

Produzione in loco difficile

A medio termine però le cose potrebbero cambiare: Nestlé non ha ancora riaperto le fabbriche in loco chiuse la settimana scorsa, ha indicato ancora François-Xavier Perroud. Nella sola capitale Abidjan Nestlé dispone di un centro di produzione con 400 impiegati.

Dal canto suo la Barry Callebaut, leader mondiale nella fornitura del cacao semielaborato, aveva chiuso il 7 novembre le sue tre aziende nel paese africano. Secondo la portavoce della centrale di Zurigo, Gaby Tschofen, gli impianti sono già stati riaperti il 10 novembre.

Le multinazionali confidano nella capacità di reazione dei contadini ivoriani. Già negli scorsi giorni, i produttori locali hanno sfruttato dei momenti di tregua per intensificare le attività di carico nei porti del paese.

Diversificazione dei mercati

Per evitare il peggio, si stanno rafforzando le alternative al cacao ivorinao. «L’economia si organizza prima della politica», afferma fiducioso Karl Schlumpf, presidente della Camera di commercio Svizzera-Africa dell’ovest.

Se le vie di comunicazione interne verso il mare sono chiuse, cacao, cotone e caffè trovano altri sbocchi, passando per il Togo o il Ghana, afferma l’esperto.

Anche i commercianti internazionali favoriscono questo sviluppo per diminuire la dipendenza da un solo paese. Già dal 1998 Barry Callebaut ha iniziato ad aumentare costantemente gli acquisti in altri paesi, fra cui il Ghana e l’Indonesia.

Inoltre l’elaborazione di base del prodotto avviene sempre più in Europa o negli Stati Uniti. In precedenza la prima lavorazione avveniva nel paese di produzione.

Ostilità riaccese

L’instabilità politica del paese sulla costa atlantica non sembra per il momento trovare soluzioni. Il 6 novembre l’esercito francese ha distrutto l’aviazione governativa, dopo che questa aveva colpito una sua base nella zona cuscinetto fra il nord, dominato dalle forze ribelli, e il sud del paese, controllato dal governo di Abidjan.

Sono almeno 5’000 i cittadini stranieri che hanno abbandonato l’ex-colonia. Il prezzo del cacao sui mercati internazionali ha subito un’impennata, aumentando del 20% negli ultimi giorni.

swissinfo e agenzie

La Costa d’Avorio produce il 40% del cacao a livello mondiale.
Dall’inizio dei disordini, il prezzo del cacao è aumentato del 20%.
La Svizzera è fra i principali esportatori del cacao ivoriano.
La sola Nestlé domina il 12%-13% del mercato internazionale del cacao e dipende per il 40% dalla produzione del paese africano.
Nestlé non ha ancora riaperto i suoi stabilimenti in loco.
Il principale produttore di cacao grezzo con sede a Zurigo, Barry Callebaut, ha invece già riaperto i suoi centri.

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