Decreto Tremonti: riparte la giostra
Il governo Berlusconi ancora alla carica: presto lo scudo fiscale bis. Obiettivo riportare alla luce altri capitali italiani "nascosti" all'estero.
In che misura saranno chiamate alla cassa le banche svizzere? E se altri seguissero l’esempio italiano?
Girandola dello scudo, atto secondo. Niente è ancora definito con precisione tranne la volontà del governo. Ma non è poco.
Nella prossima legge finanziaria, sarà riproposta la misura voluta dal ministro dell’economia italiano Giulio Tremonti. Egli auspica il rientro di ulteriori 30-35 miliardi di euro.
“Dal punto di vista economico, un’amnistia fiscale è sensata”, rileva il professor Stéphane Garelli dell’istituto IMD di Losanna. “La riemersione di capitali incrementa il gettito fiscale, il loro rientro in patria crea lavoro al settore finanziario. Ma in gioco c’è l’equità: così facendo si premiano infatti coloro che non hanno rispettato la legge evadendo soldi al fisco”.
“In questo caso, si pone inoltre un problema di credibilità del governo italiano”, aggiunge Giorgio Ghiringhelli, presidente dell’Associazione bancaria ticinese (ABT). “Un’amnistia è un provvedimento importante, serio. Non se ne possono proporre in continuazione”.
“Chi voleva rientrare lo ha già fatto”
Sta di fatto che lo scudo bis si farà. Cosa potrà significare per la piazza finanziaria elvetica?
“Non ci dobbiamo preoccupare troppo”, dice Thomas Suter, portavoce dell’Associazione svizzera dei banchieri (ASB). “Con la prima amnistia, è stato rimpatriato solo il 5-10% dei capitali italiani in Svizzera. Ed è immaginabile che chi voleva rientrare lo abbia già fatto”.
Sembra inoltre che le condizioni di questo scudo bis saranno meno vantaggiose rispetto a quelle del primo, che prevedeva soltanto una penale del 2.5% sul valore dell’importo riemerso.
Come si giudica la situazione dal Ticino, piazza finanziaria dove è gestita la maggior parte dei fondi italiani in Svizzera?
“È indiscutibile che, al momento, siamo confrontati a qualche problema”, ammette Giorgio Ghiringhelli. “Ma le difficoltà sono principalmente dovute al costante ribasso dei mercati finanziari, non alla politica fiscale italiana”. Lo scudo e, presto, la sua replica si inseriscono dunque in un momento storico già difficile di suo.
Chi segue l’Italia?
Recentemente ci ha pensato anche il governo rosso-verde di Schroeder. Prima era toccato a Belgio e Spagna.
L’esempio italiano sta facendo riflettere altri Stati sull’eventualità di applicare simili amnistie. Solo delle boudates o delle proposte concrete?
“Tutto è possibile, soprattutto visto che i governi e le loro politiche cambiano”, sottolinea Thomas Suter. “Tuttavia ritengo improbabile che altri paesi attuino amnistie così generose come quella italiana”. Difficile dunque che eventuali nuove amnistie siano altrettanto efficaci di quella di Tremonti.
Ma in ogni caso, la Svizzera e le sue banche poco possono di fronte a scelte autonome di altri Stati sovrani. Tali elementi restano puri fattori esogeni. Con i quali bisogna fare i conti.
E allora? “La chiave, per quel che ci riguarda, è puntare sulla qualità dei servizi: chi opta per le nostre banche, beneficia di stabilità, competenza e discrezione”, conclude Thomas Suter. Vantaggi che, secondo l’Associazione svizzera dei banchieri, nessun’amnistia fiscale può attenuare.
Marzio Pescia, swissinfo
Ultima amnistia fiscale generale in Svizzera: 33 anni fa;
Ultima amnistia fiscale in Italia: quest’anno;
Capitali rientrati in Italia: circa 54 miliardi di euro;
Parte in provenienza dalla Svizzera: il 58%;
Il governo italiano ha annunciato il prossimo lancio di una seconda amnistia fiscale. La prima, terminata in maggio, ha riportato in patria circa 54 miliardi di euro.
La maggior parte di questi fondi (il 58%) proveniva dagli istituti bancari svizzeri e, soprattutto, ticinesi.
Ma il nuovo scudo non sembra preoccupare troppo gli operatori del settore, i cui problemi riguardano più che altro il costante ribasso delle borse.
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