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Il CS chiude le porte a Iran e Siria

Tempo di cambiamenti per il Credit Suisse: dopo il nuovo logo, la decisione di limitare gli affari con Iran e Siria Keystone Archive

Il Credit Suisse Group ha deciso di rinunciare ad allacciare nuove relazioni commerciali con clienti in Iran e in Siria.

Una decisione simile era già stata presa dall’UBS, il più grande istituto bancario elvetico.

Un giorno dopo l’UBS, anche il Credit Suisse Group (CS) ha deciso di ridurre le relazioni con la clientela dell’Iran e della Siria. «Non concluderemo più affari nuovi, ma le relazioni già esistenti in entrambi i paesi saranno mantenute», ha detto all’agenzia di stampa Reuters Georg Söntgerath, portavoce di Credit Suisse Group.

La seconda banca svizzera ha preso la sua decisione dopo aver analizzato la situazione geopolitica e valutato i rischi.

UBS più radicale

Domenica l’UBS aveva annunciato di aver cessato tutte le relazioni d’affari con clienti dell’Iran e parzialmente con quelli della Siria. Entrata in vigore all’inizio dell’anno, la sospensione a tempo indeterminato è stata disposta dopo un’analisi interna, aveva spiegato il portavoce del più grande istituto bancario elvetico.

Dal canto suo, il Credit Suisse Group non interromperà completamente le relazioni, ma eviterà di allacciarne delle nuove.

Georg Söntgerath ha aggiunto che il CS sta pensando di adottare la stessa misura per la Corea del Nord, altro paese la cui situazione geopolitica non è delle più rassicuranti.

Crisi nucleare

Le relazioni tra l’Iran e la comunità internazionale sono piuttosto tese, in particolare per quanto riguarda la decisione di Teheran di riprendere il programma nucleare. L’arricchimento dell’uranio, però, potrebbe essere usato non solo a scopi civili, ma anche militari. L’Agenzia internazionale dell’energia atomica (AIEA) si riunirà ad inizio febbraio per discutere un eventuale invio del dossier “Iran” all’ONU.

Dei responsabili iraniani avevano annunciato venerdì che Teheran avrebbe dato il via al rientro dei capitali che si trovano in paesi suscettibili di applicare delle sanzioni economiche. Il ministro degli affari esteri ha smentito la notizia domenica.

Senza evocare delle misure concrete, il Credit Suisse aveva commentato la notizia dicendo che seguiva con «crescente inquietudine» l’evolversi della situazione.

Lunedì c’è stato poi l’annuncio dello stop alle relazioni con nuovi clienti iraniani e siriani. Tuttavia, ha spiegato il CS, il ritiro completo ed immediato dai mercati in questione è difficile perché ci sono clausole da rispettare e perché si danneggerebbero le aziende svizzere attive nell’import-export con l’Iran.

swissinfo e agenzie

Secondo statistiche della Banca nazionale svizzera (BNS) i clienti iraniani possiedono un patrimonio di 1,4 miliardi di franchi in banche elvetiche.
La gran parte sarebbe depositata presso l’UBS e il Credit Suisse Group.
L’UBS è stata la prima banca europea a ritirarsi dall’Iran.

L’Iran rischia di andare incontro a sanzioni del Consiglio di sicurezza dell’Onu a causa del suo controverso programma nucleare.

L’Onu ha espresso a più riprese il sospetto che la Siria sia all’origine dell’assassinio di Rafic Hariri, ex primo ministro libanese.

Entrambi i paesi sono sulla lista nera degli Stati uniti. Dal canto loro, gli USA rappresentano uno dei principali mercati finanziari per le banche svizzere.

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