Il governo presenta tre misure frena-bonus
Tasse sui bonus superiori ai due milioni di franchi, tetto massimo per i salari versati dalle imprese che hanno ricevuto aiuti statali e tassazione sulle opzioni nel momento in cui vengono fatte valere: sono le misure previste dal Consiglio federale per porre un freno alle retribuzioni eccessive nel settore bancario.
Il sistema dei bonus è in parte responsabile dell’assunzione di rischi eccessivi che hanno provocato la crisi nel settore finanziario, si legge in un comunicato del Consiglio federale. Il governo ha quindi deciso di intervenire in questo settore con tre misure.
In primo luogo regolando i salari delle imprese che ricorrono all’aiuto dello stato. Questo principio, già espresso dal Consiglio federale nel 2008, sarà ora ancorato nella legislazione sui mercati finanziari.
Inoltre in futuro i bonus non potranno più essere detratti dalle tasse come spese per il personale, ma verranno tassati come utili. Per facilitare l’applicazione della norma, verranno tassati solo i bonus superiori ai due milioni di franchi.
Infine le opzioni corrisposte ai collaboratori non dovranno più essere tassate quando vengono assegnate, ma al momento dell’esercizio delle opzioni.
Il Dipartimento federale delle finanze dovrà preparare un progetto sulle due prime misure entro l’autunno, mentre per la terza, la proposta dovrà essere presentata il prossimo maggio.
Critiche giustificate
Per il governo, le critiche popolari ai bonus concessi dalle banche ai loro dirigenti sono «giustificate». Versare miliardi di franchi a qualche manager – ha detto in conferenza stampa il ministro delle finanze Hans-Rudolf Merz – mette in pericolo la coesione sociale del paese.
Secondo Merz, queste derive sono il segno del fallimento del sistema. In futuro non dovrà più essere possibile che si corra in aiuto degli istituti finanziari con il denaro dei contribuenti e che poi questi stessi istituti versino dei compensi mirabolanti a qualche dirigente.
La sfida consiste nel trovare un tipo di regolamentazione che sia praticabile e vincolante e che nel contempo non rechi svantaggio alla piazza finanziaria svizzera.
Anche la ministra degli esteri Micheline Calmy-Rey ha criticato le rimunerazioni eccessive che non hanno più alcuna relazione con prestazioni individuali. Proprio questi bonus hanno indotto le banche ad assumere rischi smisurati, ha sottolineato Calmy-Rey, che giudica «necessarie ed intelligenti» le misure adottate dal governo.
Salvare l’accordo con gli USA
Con queste proposte il Consiglio federale spera di convincere la sinistra ad accettare la ratifica dell’accordo UBS con gli Stati uniti, intesa che sarà discussa in parlamento in giugno. I socialisti – il cui voto risulta decisivo visto che l’UDC ha già annunciato che voterà contro – avevano posto infatti una serie di condizioni al loro assenso.
Il progetto elaborato dal Dipartimento federale delle finanze sarà pronto solo in autunno e dovrà poi ancora essere posto in consultazione, ma il Consiglio federale ha assicurato che presenterà un calendario dettagliato già alla sua prossima seduta, il 12 maggio.
In conferenza stampa, Micheline Calmy-Rey ha inoltre difeso l’accordo sull’assistenza amministrativa con gli Stati uniti. A suo avviso non c’è alternativa ad una ratifica se si vogliono salvaguardare i rapporti tra i due paesi ed evitare una riattivazione della denuncia contro UBS. L’accordo dovrebbe essere discusso dal parlamento nel corso della sessione estiva.
La Svizzera – ha aggiunto Calmy-Rey – non può rifiutarsi di trasmettere informazioni su casi di sottrazione fiscale ripetuta e importante, nel momento in cui la Confederazione intende accordare l’assistenza per casi meno gravi nell’ambito delle convenzioni di doppia imposizione. Sarebbe un controsenso.
Ritmo insufficiente
Per il presidente del Partito socialista Christian Levrat, le proposte del governo non sono abbastanza incisive e i tempi si stanno inutilmente dilatando. Da due anni, il PS domanda misure più severe per quanto riguarda i fondi e la liquidità delle grandi banche e reclama misure concernenti i salari e i bonus eccessivi.
«Se oggi non si è ancora deciso nulla che vada in questo senso, dubito che ci sia la volontà di farlo», ha detto a swissinfo.ch Levrat. Il presidente socialista ha aggiunto che l’accordo con gli Stati uniti non avrà l’approvazione del suo partito, se il governo non apporterà dei miglioramenti al suo progetto. Il PS vorrebbe in particolare che i bonus fossero tassati come partecipazione agli utili già a partire da un milione di franchi.
Buon progetto, ma tassare i bonus è una via impraticabile
Il Partito liberale radicale usa toni meno severi ed esprime un giudizio positivo su gran parte delle decisioni prese dal Consiglio federale. Il partito sostiene in particolare il modo di procedere del governo in relazione al problema degli istituti troppo grandi per fallire. Sì anche al cambiamento del sistema di tassazione dei bonus sotto forma di opzioni e alla regolazione dei sistemi salariali delle imprese finanziarie che ricorrono agli aiuti dello stato.
Il PLR giudica invece una buona, ma irrealizzabile proposta, quella di considerare i bonus oltre i 2 milioni non più come spesa per il personale, bensì come distribuzione degli utili. Norme di questo tipo sarebbero infatti facilmente aggirabili e nuocerebbero alla concorrenzialità della Svizzera, mettendo in pericolo molti posti di lavoro.
swissinfo.ch e agenzie
Per evitare che UBS venisse trascinata in tribunale dagli Stati uniti, la Confederazione ha firmato un accordo con le autorità americane, che prevede la trasmissione al fisco USA dei dati relativi a circa 4’450 conti di cittadini statunitensi sospettati di frode o evasione fiscale.
Per sbrigare le pratiche di assistenza amministrativa, la Svizzera dovrà spendere 40 milioni di franchi. Il governo non vuole che a pagare siano i contribuenti elvetici; i costi dovrebbero essere addossati all’UBS.
L’accordo con gli USA è stato raggiunto il 19 agosto 2009. Per il governo svizzero è l’unica via d’uscita per risolvere definitivamente il caso UBS. Il 21 gennaio 2010, il Tribunale amministrativo federale aveva ritenuto insufficiente la base legale. Per eliminare gli ostacoli, Berna e Washington hanno siglato il 31 marzo un protocollo d’emendamento.
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