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Imprese svizzere in ritardo sul boom dell’energia verde

Keystone

La produzione di energia pulita è un'autentica gallina dalle uova d'oro che l'economia svizzera si sta lasciando sfuggire a causa del mercato interno limitato, della mancanza di innovazione e della lentezza con cui avanza la riforma degli incentivi.

Secondo l’esperto Rolf Wüstenhagen, malgrado alcune storie di successo, la Svizzera ha perso il ruolo di capofila e ora sono altri Paesi a beneficiare dell’impennata dei profitti registrata in questo settore.

Negli ultimi anni, l’imprevedibilità del prezzo e della fornitura del greggio unita ai timori legati al surriscaldamento globale hanno incrementato la domanda di energie rinnovabili.

Si stima che, tra il 2004 e il 2006, gli investimenti privati in questo settore siano quadruplicati raggiungendo 78 miliardi di franchi e gli analisti paragonano l’interesse che questo boom ha suscitato nel mondo della finanza a quello per le dotcom di fine anni Novanta.

Eppure Rolf Wüstenhagen, vicedirettore dell’Istituto di economia ed ecologia all’Università di San Gallo, crede che la Svizzera si sia lasciata sfuggire di mano il proprio vantaggio tecnologico.

“Quindici anni fa, era la Svizzera il leader incontrastato nel settore dell’energia solare e non a caso nel 1991 sfoggiava il maggiore tasso di esportazione pro capite del mondo” spiega a swissinfo.

“In un certo senso, il Paese ha perso parecchio terreno dal punto di vista delle strategie politiche, ma la tecnologia continua a esserci.”

Nessun mercato interno

Alcuni istituti svizzeri, come il Politecnico federale di Zurigo, conducono tutt’oggi una ricerca pionieristica in questo settore. Attualmente, il problema consiste nel trasformare le idee in grandi opportunità commerciali per competere con i leader del mercato negli Stati Uniti, in Germania, Danimarca, Francia, Gran Bretagna e Giappone.

“Fatta eccezione per l’energia idroelettrica, una delle difficoltà con le quali deve fare i conti la Svizzera è l’assenza a tutt’oggi di un forte mercato interno. Ad esempio, a differenza di quelle danesi, le imprese elvetiche che si specializzano nella produzione di energia eolica non dispongono di un mercato domestico su cui vendere il prodotto finale e, di conseguenza, risentono di una mancanza di visibilità” prosegue Wüstenhagen.

“La Svizzera è conosciuta più per la sicurezza delle sue banche che per la temerarietà delle sue start-up ‘da garage’. Le aziende elvetiche hanno bisogno di guardare oltre i confini nazionali, di affacciarsi sui grandi mercati, di pensare fuori dagli schemi e di focalizzarsi su un anello specifico della catena del valore.”

Per le grosse società del calibro dell’ABB, con una solida e massiccia presenza nel settore nell’energia tradizionale, quello delle energie rinnovabili si è rivelato un mercato ‘pronto per l’uso’ dove smerciare le proprie turbine, i propri cavi e il proprio software.

All’inizio del 2006, la OC Oerlikon ha creato una divisione specializzata in prodotti per il settore solare. Lo scorso dicembre, il gruppo manifatturiero si è aggiudicato un contratto da CHF 320 milioni per la costruzione di una fabbrica di moduli solari a pellicola sottile in Germania.

La Geopower di Basilea sta dal canto suo realizzando il primo impianto geotermico a scopi commerciali del mondo, in grado di estrarre energia dalle profondità della crosta terrestre. Malgrado la momentanea interruzione dei lavori imposta in seguito ad alcune scosse telluriche, il progetto è sintomatico della vitalità presente in Svizzera in materia di energie rinnovabili.

Incentivi in fase di stallo

Anche molte piccole imprese svizzere stanno traendo benefici dal boom dell’energia alternativa, ma in misura nettamente inferiore rispetto ai Paesi concorrenti.

Tra le ragioni all’origine di questa disparità, Wüstenhagen cita il ritardo della Svizzera nell’introdurre incentivi adeguati, leggasi anche agevolazioni fiscali, in grado di ridare slancio al settore.

Negli ultimi anni, le iniziative del governo volte a liberalizzare il mercato dell’energia e a introdurre una tassa sul CO2 sono state sistematicamente bocciate dal popolo svizzero, mentre a livello cantonale i pacchetti di incentivi hanno avuto esiti contrastanti.

Come se non bastasse, lo scorso ottobre la Federazione delle imprese svizzere economiesuisse ha respinto un rapporto del governo per la promozione delle energie rinnovabili definendolo “infondato, prematuro e unilaterale”.

A consolare Wüstenhagen ci pensa la Germania che, grazie ai numerosi incentivi finanziari di cui si è dotata, è oggi in grado di incoraggiare l’innovazione nell’energia alternativa.

“Quando queste riforme vennero proposte per la prima volta negli anni Novanta, le imprese erano contrarie, ma con il passar del tempo l’industria manifatturiera si è resa conto che questi settori offrivano opportunità di guadagni e di crescita, e così ha cambiato opinione” dichiara.

“Oso sperare che, di fronte all’evidenza ormai conclamata dei cambiamenti climatici e del surriscaldamento globale, anche in Svizzera sia in atto un cambiamento di mentalità.”

swissinfo, Matthew Allen
(traduzione e adattamento di Sandra Verzasconi Catalano)

Il Consiglio federale si è posto l’obiettivo di ridurre le emissioni di CO2 del 10% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2010.

È inoltre intenzionato a incrementare del 10% la quota di elettricità prodotta da fonti energetiche rinnovabili entro il 2030. Attualmente, l’elettricità prodotta in Svizzera proviene nella misura del 58% da questo tipo di fonti e in misura largamente preponderante dall’energia idroelettrica.

La task force denominata Svizzera Energia incaricata di determinare il futuro fabbisogno energetico nazionale ha raccomandato di contenere a un massimo del 5% l’aumento del consumo di elettricità tra il 2000 e il 2010. Ciò nonostante, nel 2004 gli svizzeri consumavano già il 7,4% di elettricità in più rispetto al 2000.

Le cinque centrali nucleari svizzere coprono il 40% del fabbisogno energetico del Paese. Dal 2020, verranno progressivamente smantellate e la popolazione è poco propensa ad accettare la costruzione di nuovi impianti in sostituzione di quelli dismessi.

L’Agenzia Internazionale dell’Energia, il Consiglio Globale dell’Energia Eolica e la Commissione europea prevedono che fino al 2010 l’energia solare crescerà annualmente del 30%, quella eolica del 15%, quella geotermica e da biomassa del 10%.
La società di ricerca Venture Business Research valuta che nel trascorso biennio gli investimenti nelle start-up che producono energia pulita siano quadruplicati passando da USD 500 milioni (CHF 622 milioni) nel 2004 a USD 2 miliardi (CHF 2,49 miliardi) lo scorso anno.
La New Energy Finance stima per il 2006 una spesa per investimenti in tutti i comparti del settore pari a USD 63 miliardi (2004: USD 30 miliardi).

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