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L’industria meccanica rialza la testa

L'industria meccanica svizzera è in crescita, ma il futuro riserva ancora molte sfide Keystone

Dopo tre anni difficili, l’industria meccanica svizzera registra, grazie ai mercati stranieri, una progressione delle nuove ordinazioni.

Per restare concorrenziale, una maggiore flessibilità del tempo di lavoro ed un’accelerazione del processo di delocalizzazione sembrano però inevitabili.

“Il registro delle vendite è molto soddisfacente ed abbiamo ritrovato più o meno il livello del 2001”, dichiara Johann Schneider-Amman.

Il presidente di Swissmem, l’organizzazione mantello dell’industria meccanica, elettrotecnica e metallurgica svizzera, non si lascia tuttavia trasportare dall’entusiasmo. Il settore è in effetti ancora in fase di “convalescenza” ed in futuro non mancheranno le sfide.

“Sono necessari sforzi ad ogni livello per rafforzare la posizione industriale svizzera e resistere alla concorrenza”, aggiunge Schneider-Amman.

Durante la conferenza stampa di mercoledì a Berna, Swissmem ha presentato le cifre relative al primo semestre 2004: i fatturati sono cresciuti del 7,0% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, mentre le nuove commesse hanno registrato un incremento dell’11,7%.

Impulso straniero

Dai dati forniti dal rappresentante dell’industria svizzera risulta, in modo evidente, una differenza tra l’evoluzione delle nuove commesse all’estero ed in Svizzera. Rispetto al primo semestre 2003, le prime sono aumentate del 17,2%, mentre le ordinazioni indigene hanno subito una flessione del 3,4%.

“A causa del volume meno importante, le nuove commesse interne sono esposte a fluttuazioni più importanti”, osserva il direttore di Swissmem Thomas Daum.

Per quel che riguarda la cifra d’affari, le vendite generate all’estero ed in Svizzera – che rappresentano un quarto delle vendite totali – hanno evoluto praticamente nella stessa misura, con un incremento rispettivo del 7,2 e del 6,7%.

La locomotiva asiatica

Nei primi sei mesi dell’anno, le 290 imprese del settore hanno esportato merce per un totale di 29 miliardi di franchi (+10,6%). L’Unione europea – in particolare la Germania, la Francia, l’Italia e l’Olanda – è stato il principale partner commerciale.

La crescita è stata però più spettacolare nei “nuovi” paesi importanti per l’industria meccanica, come la Repubblica Ceca e la Polonia.

Le vendite verso l’Asia, secondo mercato per importanza, sono addirittura “esplose”, grazie ai paesi trainanti come la Cina, il Giappone e Taiwan. La crescita delle esportazioni verso gli Stati Uniti è stata invece molto più contenuta.

Come annunciato durante la conferenza stampa, “l’Asia costituisce un mercato più importante dell’America del Nord”.

Le piccole-medie imprese traslocano all’estero

“Le prospettive per il futuro sono favorevoli, sebbene il settore si trovi ancora in una fase di convalescenza”, osserva il direttore di Swissmem.

Non bisogna infatti dimenticare che i tassi di crescita presentati si riferiscono ad un livello di partenza molto basso. In Svizzera sussiste inoltre una scarsa propensione ad investire ed i prezzi del petrolio e delle materie prime sono aumentati in modo massiccio.

“Per fronteggiare una concorrenza sempre più agguerrita, la delocalizzazione rimane l’unica soluzione possibile”, indica Johann Schneider-Amman, presentando i risultati di uno studio condotto per conto dell’associazione tra maggio e luglio.

Dal sondaggio, che ha coinvolto 950 imprese, risulta che il trasferimento all’estero è sempre più in voga. Il processo, destinato a continuare anche in futuro, coinvolge oramai le piccole-medie imprese.

Le principali motivazioni di tale scelta trovano spiegazione nella riduzione dei costi e nella vicinanza con il mercato.

Il direttore di Swissmen precisa però che “i posti di lavoro in Svizzera non sono minacciati. La delocalizzazione tenderà a creare nuovi posti all’estero, piuttosto che sopprimere quelli già esistenti.

Pronti a lavorare di più?

I lavoratori svizzeri di alcuni settori d’attività ben precisi, saranno forse chiamati ad essere più flessibili per quel che riguarda il tempo di lavoro.

“Non pretendiamo un aumento generale del tempo di lavoro convenzionale, ma la possibilità, per certe ditte, di procedere ad un miglioramento mirato e giudizioso del loro volume di tempo di lavoro”, spiega Schneider-Amman.

In vista del rinnovo del contratto collettivo di lavoro il 1. gennaio 2006, il direttore dell’associazione auspica una clausola per permettere alle imprese di aumentare le ore di lavoro annuali.

swissinfo e agenzie

Durante il primo semestre del 2004, l’industria meccanica, elettrotecnica e metallurgica svizzera ha aumentato le esportazioni del 10,6%.
Gli incrementi maggiori sono stati registrati in Polonia (+32,4%), in Asia(+26,9%), nella Repubblica Ceca (+19,9%) e nell’Unione europea (+6,5%).
Le nuove ordinazioni sono anch’esse aumentate (+11,7%), raggiungendo più o meno i livelli del 2001.

L’industria meccanica, elettrotecnica e metallurgica svizzera (MEM) è la principale fonte di lavoro in Svizzera.

Il settore contava 302’142 persone a fine marzo 2004 ed il tasso di disoccupazione era del 3,7%.

Con un volume di circa 30 miliardi di franchi, le esportazioni delle imprese MEM rappresentano oltre il 40% del totale delle vendite effettuate dalla Svizzera all’estero.

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