Raddoppiato in tre anni il volume del commercio online
In Svizzera il commercio online ha raggiunto un volume di affari di 4,24 miliardi di franchi. Le vendite sono quasi raddoppiate nel giro di tre anni.
È quanto risulta da uno studio dell’Università di San Gallo, secondo il quale internet viene impiegato soprattutto per le transazioni bancarie, l’acquisto di biglietti d’aereo e la ricerca di informazioni sui prodotti.
Il commercio online sta prendendo sempre più piede in Svizzera: le vendite sono salite da 2,2 miliardi di franchi nel 2003 a 4,24 miliardi nel 2006.
In alcuni settori le transazioni via internet si sono già sviluppate fortemente, al punto da togliere importanti fette di mercato agli acquisti diretti. Ma, globalmente, il fenomeno si situa ancora in uno stadio iniziale.
Sono le conclusioni a cui giunge uno studio realizzato dall’Istituto di marketing e commercio dell’Università di San Gallo, che ha interrogato nel gennaio scorso un campione di 1’100 persone sul loro impiego di internet per acquistare beni o servizi.
Internet è tutora “utilizzato soprattutto per divertirsi o per comunicare con altre persone”, ma il commercio di prodotti e servizi è il settore online che ha registrato la maggiore crescita, ha dichiarato lunedì a Zurigo Thomas Rudolph, direttore dell’Istituto universitario, nel corso della presentazione dei risultati dello studio.
Transazioni bancarie e biglietti
Secondo i ricercatori sangallesi, la grande rete elettronica viene già ampiamente usata per comperare biglietti di aereo: il 40% degli utenti di internet prenota in questo modo i propri viaggi verso destinazioni lontane, contro il 22% nel 2003.
Un discreto successo stanno riscuotendo anche le transazioni bancarie, effettuate dal 35% degli utenti, e l’acquisto di biglietti di entrata a spettacoli e manifestazioni di ogni tipo (29%). Molti navigatori (34%) si servono inoltre di internet per procurarsi informazioni sui prodotti desiderati.
Già oggi un quinto dei consumatori utilizza, in modo almeno passivo, le cosiddette applicazioni Web 2.0, che concernono blog, fori di discussione, siti che offrono consigli per l’acquisto o paragoni tra i prodotti. Il 10% dei 5 milioni di utenti interviene attivamente su internet, proponendo testi o file video.
Diritti dei consumatori insufficienti
Ancora in fasce si trova invece il commercio di prodotti alimentari: solo il 2% degli utenti ricorre all’offerta online per comperare pane e burro, rileva lo studio dell’Università di San Gallo.
“Il commercio online potrebbe svilupparsi maggiormente, ma ancora oggi vi è un deficit di sicurezza e trasparenza”, dichiara a swissinfo Jacqueline Bachmann, direttrice della Fondazione per la protezione dei consumatori della Svizzera tedesca (SKS).
A suo avviso, la legislazione elvetica dovrebbe venir ulteriormente rafforzata per proteggere meglio i consumatori, ad esempio introducendo un diritto di revoca degli acqusiti online.
“Attualmente è ancora pendente un’iniziativa parlamentare, inoltrata dalla presidente della SKS Simonetta Sommaruga, che chiede di introdurre anche in Svizzera questo diritto, già esistente nei paesi dell’Unione europea”, sottolinea Jacqueline Bachmann.
swissinfo e agenzie
Lo studio sul commercio online, realizzato dall’Istituto di marketing e commercio dell’Università di San Gallo, si basa su un’inchiesta empirica svolta in tutta la Svizzera sulle abitudini di acquisto via internet da parte dei consumatori.
Per realizzare questa inchiesta, i ricercatori sangallesi hanno interrogato nel gennaio scorso 1’100 svizzeri sul loro impiego di internet.
Giunto alla sua quinta edizione, questo studio può ora servire da base per un’analisi approfondita sul lungo termine.
Secondo uno studio della ditta Symantec, specializzata nei servizi di sicurezza su internet, le donne si rivelano più prudenti degli uomini per quanto riguarda il commercio online.
Solo un terzo delle donne accetta infatti di comunicare i dati della propria carta di credito, mentre un uomo su due non esita a farlo.
D’altra parte, solo un terzo delle donne che acquistano via internet si preoccupano di utilizzare chiavi di sicurezza codificate. La metà degli uomini preferisce invece ricorrere a questi strumenti di sicurezza.
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