Sfide per il 2002: Crossair, ONU e Expo02
L'anno che inizia deve dare delle risposte al difficile 2001. Fra i temi forti il rilancio della compagnia di bandiera, l'apertura internazionale del paese e la riflessione sull'identità promessa da Expo02.
Inizia il nuovo anno e non si annuncia niente di nuovo. O meglio, si aspettano delle risposte ai temi che hanno dominato il 2001. Soprattutto nella prima metà dell’anno ci saranno delle prove importanti per la Svizzera: tre esempi che toccano da vicino l’identità e la capacità imprenditoriale, politica e sociale del paese.
Volo verso un futuro incerto
Con il grounding di Swissair si è parlato di ferita insanabile all’orgoglio elvetico. È caduto un mito, una vergogna nazionale. 10’000 i posti persi solo in Svizzera e sarebbero stati cinque volte di più, se non ci fosse Stato l’intervento dello stato che garantisce fino a marzo la transizione. Adesso si aspetta il risultato del progetto “Phoenix”, che dovrebbe far risorgere l’aviazione nazionale delle ceneri con la nuova Crossair.
Rimangono però ancora delle pesanti ipoteche giuridico-legali in mezzo mondo. La strategia di espansione, attraverso le partecipazioni, che ha causato il collasso finanziario di SAir Group, ha portato ad uno strascico giudiziario che aspetta soluzione. Non potendo far fronte agli impegni presi, il managment ha lasciato cadere le società spesso in difficoltà raccattate negli ultimi dieci anni. Fra queste la compagnia charter tedesca LTU, la francese AOM/Air Liberté o la polacca LOT. L’impegno più importante quanto disastroso in termini finanziari: la belga Sabena che ha depositato i bilanci a fine anno.
Ovunque il mancato rispetto degli accordi ha provocato una valanga di cause e richieste di risarcimenti, bloccate solo dalla moratoria concordataria. Non è ancora chiaro se Crossair dovrà rispondere dei debiti ereditati da Swissair.
Nel 2002 si vedrà inoltre se Crossair saprà trasformarsi da aerotaxi che collegava le città svizzere e europee, in una compagnia intercontinentale. Nel piano aziendale è fissato il traguardo 26/26: una selezione delle principali rotte continentali e internazionali servite dalla grande scomparsa.
Molti esperti sono scettici sulla possibilità di riuscita del piano. Sui mercati pesano ancora troppo le conseguenze dell’11 settembre che hanno portato ad un ridimensionamento radicale sul settore a livello internazionale. Intanto però si è arrivati a concludere felicemente la ricapitalizzazione. Mano pubblica e privati sostengono l’impresa per garantire una presenza elvetica nei cieli internazionali. Il 2002 è l’anno delle verifiche.
La prova delle Nazioni
Insieme al Vaticano, la Svizzera è l’ultimo paese a non fare parte delle Nazioni Unite, malgrado partecipi a quasi tutti i programmi dell’organizzazione internazionale. Un’iniziativa porterà il popolo ad esprimersi su un’adesione a pieno titolo: l’appuntamento è per il 3 marzo.
Nel 1986 un no secco aveva spento le ambizioni di chi voleva un’integrazione del paese nel contesto internazionale. Ma da allora molte cose sono cambiate. Innanzi tutto nel 1989 è caduto il Muro di Berlino. Con l’unificazione tedesca è finita la Guerra fredda e il mondo bipolare si è scomposto. I conflitti sono rimasti, ma hanno connotazioni diverse. Nuove priorità, come la lotta al terrorismo o le migrazioni, richiedono sempre di più una soluzione concertata a livello internazionale.
Finora la Svizzera non è solo rimasta a guardare. L’impegno in Bosnia e in Kosovo ne sono esempio. Nei martoriati Balcani la Svizzera è intervenuta attivamente e sia il parlamento che il popolo hanno ribadito la volontà di partecipare attivamente ad un nuovo ruolo che ridefinisce la classica neutralità.
Con l’appuntamento alle urne, i votanti sono chiamati a dare un posto a pieno titolo alle istituzioni svizzere nel concerto delle nazioni. Dopo il sì agli accordi bilaterali con l’Unione europea, la maggioranza dei partiti si sente pronta a questo passo. 180 parlamentari, sostenuti da economia e sindacati, vogliono impegnarsi per un sì. Unici oppositori sono l’UDC e l’Azione per una Svizzera neutrale e indipendente legata a Christoph Blocher.
Identità in mostra
A maggio apre i battenti l’esposizione nazionale. Inizialmente previsto per il 2001, arriva a compimento l’evento-vetrina del paese delle diversità linguistiche, geografiche e sociali.
Expo02 ha avuto una genesi martoriata, segnata da ritardi, ridimensionamenti, dimissioni e problemi finanziari. L’avventura era cominciata con un “dream team” con Jaqueline Fendt, ex campionessa di nuoto e donna manager fai da te, e Pippilotti Rist, artista multimediale di fama internazionale.
La prima, da osannata speranza, ha tolto il disturbo dopo essere stata accusata di non aver saputo gestire un progetto miliardario non definito che si paventava come fossa di ogni investimento. Il rallentamento della crescita economica e l’astrattezza dei progetti aveva infatti portato molti sponsor a ritirare il proprio sostegno.
La direttrice artistica, dopo aver costruito delle visioni, se ne è andata per tempo, evitando le figuracce. Dopo l’intervento del governo, l’aumento dei crediti pubblici, la nomina di Nelly Wenger alla direzione e di Franz Steinegger alla presidenza, la nave è ripartita.
Nel frattempo si sono placate le accuse più forti. Non si discute più sull’utilità dell’operazione, non si criticano più i progetti previsti sulle arteplages in riva ai laghi giurassiani. L’appuntamento che dovrebbe portare ad una riflessione sull’identità e la vita del paese, ha riacquistato credibilità.
La prevendita inoltre funziona a gonfie vele: oltre 500’000 i biglietti già venduti e prima dell’apertura potrebbero essere un milione. Eventi e manifestazioni terranno alta l’attenzione. Un buon auspicio per un paese che cambia, anche se spesso non se ne rende conto.
Daniele Papacella
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