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SMI: eppur si muove

Con il rialzo dei corsi, torna anche il buonumore tra gli operatori di borsa Keystone

Dopo tre anni da incubo, il listino principe della borsa svizzera sta riguadagnando terreno. Da metà marzo il suo valore è aumentato del 30%.

Crisi terminata? Gli esperti, scottati dal recente passato, rimangono prudenti. Ma i risultati semestrali delle grandi aziende elvetiche non deludono. E la fiducia cresce.

Il 25 agosto del 2000 lo SMI, comprendente i titoli delle 26 più importanti società svizzere, quotava ben 8377 punti. Un record. Poi, come tutte le borse del mondo, è colato a picco.

Il 31 dicembre del 2001 chiudeva a 6410 punti. Il 31 dicembre 2002 a 4573. Poi, in vista della guerra in Iraq e dell’insicurezza che ne derivava, i tonfi si sono succeduti fino ad almeno il 12 marzo 2003.

Quel giorno lo SMI ha raggiunto il suo minimo: 3618 punti. Il 57% in meno rispetto ai vertici del 2000. Tantissimo per un listino che si definiva difensivo e piuttosto sicuro.

Si torna in quota

Da allora l’indice elvetico, come la maggior parte di quelli internazionali, ha ripreso un po’ di vigore. Ora viaggia a ridosso della soglia dei 5000 punti. E guadagna quindi il 30% rispetto a soli 4 mesi fa.

“Questo rilancio non mi sorprende”, rileva Jérôme Schupp, esperto del mercato svizzero presso la banca Syz di Ginevra. “Molti titoli erano chiaramente sottovalutati. Fino alla guerra in Iraq dominavano infatti timori geopolitici più che quelli sullo stato di salute delle aziende quotate”.

Pure Jonwillem Acket, capo-economista presso la banca Julius Bär di Zurigo, se l’aspettava. “I mercati non possono perdere costantemente. La fase di ripresa è cominciata ancor prima dell’inizio della guerra. Da metà giugno si assiste invece ad un consolidamento del mercato: molti investitori stanno realizzando i profitti ottenuti”.

Migliora la congiuntura USA

A lungo termine è l’andamento congiunturale a determinare quello dei listini borsistici. In effetti, la congiuntura influenza gli utili aziendali che poi guidano (o dovrebbero guidare) le scelte degli investitori. E quindi le quotazioni delle società.

Secondo i due analisti, in questo senso, le prospettive sono buone. “Dagli Stati Uniti stanno finalmente giungendo concreti segnali di ripresa”, dice a swissinfo Jérôme Schupp. “L’Europa, e la Svizzera, seguiranno un po’ più lentamente. Ma si tratta di economie interdipendenti. Se la locomotiva USA riparte, l’Europa seguirà”.

“Superata la crisi?”, si chiede Jonwillem Acket. “Con molta prudenza siamo ottimisti. Non siamo al sicuro da nuovi crolli, ma crediamo proprio che il momento peggiore ce lo siamo lasciato alle spalle lo scorso marzo”.

Ma perché, nonostante il rilancio dello SMI, l’economia svizzera continua a marciare sul posto? Teoricamente le borse anticipano i movimenti congiunturali di 6-12 mesi. Quindi l’attuale balzo dello SMI potrebbe significare che la ripresa, che ancora non si vede, è tuttavia vicina.

“Va tuttavia detto che lo SMI è composto da azioni di grandi società attive sul mercato mondiale, non tanto su quello nazionale”, rileva Jonwillem Acket. Come a dire che, per il listino, lo stato della congiuntura elvetica non è il fattore di principale importanza.

Dati soddisfacenti

SGS, Adecco, Novartis, Roche, Serono hanno già presentato il loro bilancio di metà anno. Presto toccherà ad altri pezzi grossi dello SMI, tra i quali pure le grandi banche (UBS e Credit Suisse).

Dati semestrali che sono piaciuti agli operatori. “I processi di risanamento messi in atto da gran parte di questi colossi in questi anni difficili stanno portando i loro frutti”, conclude Jérôme Schupp. “La situazione si fa interessante”. Forse lo diverrà davvero.

Si cerca quindi di ripartire. Ma lo si fa da quotazioni molto, molto più basse rispetto a quelle siderali raggiunte nel lontanissimo (in tutti i sensi) 2000. A tutt’oggi, e con certezza anche nel futuro prossimo, valori divenuti vere e proprie chimere.

swissinfo, Marzio Pescia

valore dello SMI il 25 agosto 2000: 8377 punti;
valore dello SMI il 12 marzo 2003: 3618 punti;
valore attuale: 4940 punti;
Titoli che hanno perso maggiormente in questi 3 anni: ABB (-91%), Kudelski (-87%), Serono (-94%), Swiss Life (-87%).
Unico titolo in positivo negli ultimi tre anni: Givaudan (+17%);
Azioni in crescita nel 2003 (17): ABB, Julius Baer, Novartis, Roche, SGS, Swatch, Swiss Life, UBS, ZFS, Adecco, Credit Suisse, Holcim, Kudelski, Serono, Sulzer, Unaxis;
Azioni in perdita nel 2003 (10): Basilese, Clariant, Givaudan, Lonza, Swisscom, Ciba, Nestlé, Richemont, Swiss Re, Syngenta.

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