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UBS: i conti tornano, la fiducia manca

Oswald Grübel ritrova il sorriso. Keystone

La parola "normalità" è il miglior messaggio che UBS si augurava di poter trasmettere. Malgrado l'utile netto, però, l'emorragia di fondi continua, anche se a un ritmo inferiore. Lentamente, UBS sta ricucendo lao strappo con i clienti e riguadagnando il suo ex primato.

A sei settimane dall’approvazione da parte del parlamento dell’accordo UBS tra Svizzera e Stati uniti, l’istituto bancario elvetico fa segnare un utile anche nel terzo trimestre.

I risultati pubblicati martedì superano ogni più rosea previsione e sembrano indicare che la banca elvetica si stia lasciando alle spalle il turbolento passato.

Tra aprile e maggio la principale banca elvetica ha registrato un utile di oltre 2 miliardi, leggermente inferiore ai 2,202 miliardi segnati nel primo trimestre.

Le uscite nette di fondi sono tuttora considerevoli, ma inferiori a quelle dei mesi precedenti. Si sono fissate a 5,5 miliardi di franchi nella gestione patrimoniale e nel segmento “banca svizzera” e a 2,6 miliardi di franchi nella gestione patrimoniale americana.

Una rondine non fa primavera

Oswald Grübel, che nel febbraio dell’anno scorso ha preso in mano le redini di UBS, durante la presentazione dei conti a Zurigo si è detto fiducioso circa il futuro. «È un buon risultato, realizzato in condizioni di mercato volatili», ha sottolineato il direttore generale.

Più prudente è invece il Tages Anzeiger che commentando i risultati di UBS prende spunto da una massima popolare: «Una rondine non fa primavera. I conti nel secondo trimestre sono buoni, ma non dicono nulla sull’evoluzione futura».

Anche per il quotidiano romando Le Temps non si può ancora cantare vittoria. «UBS ha conquistato una prima tappa verso la ricostruzione. A differenza di una ristrutturazione, riconquistare la fiducia dei clienti richiede più tempo».

Per la Neue Zürcher Zeitung , UBS ha superato il suo momento più difficile, grazie anche all’aiuto dello Stato, aiuto che la banca non «dovrebbe dimenticare».

«Dopo il disastroso 2008, le scosse d’assestamento del 2009, il 2010 si annuncia per UBS come l’anno della salute ritrovata», scrive il foglio zurighese, sottolineando però che «la banca non è completamente guarita. Manca ancora la fiducia, che si può perdere in fretta durante una crisi, ma che è difficile riguadagnare».

Superati tre scogli, su quattro

La decisione del parlamento svizzero di avallare l’accordo UBS, ha probabilmente scritto la parola fine al contenzioso sull’evasione fiscale che opponeva Svizzera e Stati Uniti e che ha fatto traballare l’intero sistema bancario elvetico.

Hans Geiger, professore emerito dell’Istituto bancario svizzero dell’università di Zurigo, ritiene che la banca potrà dire di aver superato la burrasca soltanto quando avrà frenato la continua fuga di clienti facoltosi.

Dallo scorso anno, «UBS si è trovata di fronte a quattro grandi problemi, ma finora è riuscita a superarne soltanto tre», afferma Geiger a swissinfo.ch. «La banca fa dei profitti, è meglio capitalizzata contro i rischi e ha sistemato la questione legale, ma dovrà aspettare a lungo prima di poter contare su maggiori entrate rispetto alle uscite».

Geiger conferma poi la tesi di UBS: la banca riuscirà a frenare il deflusso netto di fondi della clientela entro la fine dell’anno. L’istituto dovrà però sviluppare un’ottima strategia per riuscire a raggiungere la concorrenza, un’impresa lunga e faticosa.

Reputazione ferita

UBS mantiene la sua ottima reputazione in Asia, dove la clientela ha confermato la sua fedelà alla banca. La fiducia è talmente grande nella regione che l’istituto svizzero intende reclutare altri 2200 collaboratori nei prossimi tre anni. Potrà così contare su 9500 persone.

La situazione si presenta completamente diversa negli Stati Uniti, dove
la banca continua a perdere fondi e clienti ed è in piena fase di ristrutturazione delle sue attività di gestione patrimoniale. Il deflusso più importante è però segnalato a pochi passi da “casa”: i clienti europei stanno infatti chiudendo i loro conti in Svizzera.

Hans Geiger ritiene che UBS dovrebbe concentrarsi inizialmente sulla riconquista della clientela in Svizzera, che continua a trasferire in altre banche i soldi depositati in quello che in passato era ritenuto il miglior istituto elvetico.

«Questo sta a indicare che i clienti elvetici non si sentono ancora a proprio agio con UBS», afferma ancora Geiger. «Il problema è che la crisi di UBS ha anche toccato il cuore degli svizzeri. È uno strappo non ancora completamente ricucito».

Nel suo editoriale, anche La Regione Ticino ritorna a parlare del capitale di fiducia perso e scrive che per Grübel si tratta di «un capitale ininfluente» visto che «i fatti dimostrano che si può avere una redditività anche con capitali calanti. Il Ceo di UBS dimentica però, volutamente, di mettere in relazione questo calo di raccolta con il calo cronico della fiducia che nemmeno la garanzia implicita dello Stato ha sanato».

«I costi – conclude il quotidiano ticinese – possono essere limati e messi sotto controllo, ma la redditività futura dipende soprattutto dalla capacità di attrarre nuovi capitali che sono la materia prima delle banche dalla quale generare commissioni e interessi: in una parola ricavi».

Matthew Allen e Luca Beti, swissinfo.ch

Per diversi anni, la banca UBS ha fatto ricorso a un vero e proprio “sistema” per aiutare i contribuenti americani ad evadere o frodare il fisco negli Stati uniti.

Nel 2008 un ex impiegato di UBS, Bradley Birkenfeld, denuncia la pratica alle autorità statunitensi.

Nel febbraio 2009 le autorità fiscali americane (IRS) querelano UBS per tentare di obbligare l’istituto elvetico a fornire una lista di 52’000 clienti.

Le autorità svizzere minacciano azioni legali contro UBS, siccome tale divulgazione di informazioni è contraria al diritto svizzero.

Dopo intensi negoziati tra il governo svizzero (Consiglio federale), quello americano e UBS, il 19 agosto 2009 viene sottoscritto un accordo. La banca dovrà trasmettere “soltanto” i dati relativi a 4’450 suoi clienti.

Secondo l’accordo, la trasmissione dei dati deve essere effettuata entro al massimo un anno, ovvero entro il 19 agosto 2010.

All’inizio di quest’anno il Tribunale amministrativo federale blocca tuttavia la trasmissione dei dati agli Stati uniti: l’accordo deve essere infatti sottoposto dapprima all’approvazione del parlamento.

Giovedì 17 giugno, le Camere adottano il trattato, superando le ultime divergenze riguardo alla proposta di sottoporre il testo ad un referendum facoltativo.

Con l’intesa raggiunta dalle Camere federali cade l’ultimo ostacolo alla trasmissione verso gli USA dei dati di 4450 conti di clienti della banca elvetica. Finora l’Amministrazione federale delle contribuzioni (AFC), ha già trattato 3000 casi; i restanti 1450 dovranno essere evasi entro fine agosto.

L’UBS, che ha sede a Zurigo e Basilea, è la più grande banca svizzera e impiega circa 65’000 collaboratori.

Nel 2009 ha registrato una perdita di 2,7 miliardi di franchi e un deflusso netto di capitali pari a 147 miliardi. Il patrimonio in gestione ammonta ad oltre 2’200 miliardi di franchi.

È il terzo anno consecutivo che la banca chiude i propri conti con un disavanzo. Nel 2008 aveva accusato perdite record per oltre 20 miliardi di franchi, mentre nel 2007 il deficit è stato di 4,4 miliardi.

L’ultimo anno positivo è stato il 2006, quando l’UBS aveva totalizzato un utile di 11,5 miliardi di franchi.

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