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Un buco nelle esportazioni di Emmentaler

Dal 1999 si è più che dimezzato il numero dei caseifici svizzeri che producono Emmentaler Keystone

Mentre gli altri formaggi elvetici sono sempre più apprezzati all'estero, le esportazioni di Emmentaler hanno subito una forte contrazione dall'inizio dell'anno.

Il numero uno dei formaggi svizzeri sta soffrendo le conseguenze della liberalizzazione del settore agricolo e le pressioni della concorrenza estera.

L’Emmentaler sta perdendo il suo delizioso sapore all’estero? È quanto si potrebbe pensare dando un’occhiata alle statistiche presentate pochi giorni orsono dall’Organizzazione formaggio svizzero (KOS), che raggruppa e rappresenta i caseifici svizzeri.

Dopo aver già subito una leggera flessione nel 2005, nella prima metà dell’anno in corso le esportazioni di Emmentaler sono scese del 14,5%. Un crollo che contrasta nettamente con l’evoluzione del mercato estero: le vendite degli altri formaggi svizzeri sono cresciute di oltre il 10% nello stesso periodo.

Il dato non è passato inosservato, vista l’importanza del formaggio con i buchi per il mondo agricolo svizzero. Infatti, l’Emmentaler non guida soltanto nettamente la classifica della produzione e delle esportazioni di formaggi svizzeri: con circa 200 milioni di franchi assorbe quasi la metà delle vendite di prodotti caseari elvetici all’estero.

L’Emmentaler è anche, in assoluto, il prodotto del settore agricolo svizzero più venduto nel mondo. E i suoi tradizionali buchi sono da decenni uno dei simboli più conosciuti della Svizzera a livello internazionale.

Eccedenze e ristrutturazioni

“In realtà, il calo delle esportazioni non è dovuto ad una mancanza di interesse da parte dei consumatori, ma ad un deficit di produzione che, attualmente, non permette di soddisfare la domanda”, spiega Matthias Kunz, presidente del KOS.

La “crisi” dell’Emmentaler ha preso avvio alla fine degli anni ’90, quando la Confederazione sovvenzionava ancora generosamente non solo le esportazioni, ma perfino le eccedenze di produzione.

Nel quadro del graduale processo di liberalizzazione del settore agricolo, nel 1999 le autorità hanno cominciato a ridurre e poi a stralciare le sovvenzioni. La perdita degli aiuti statali e il calo dei prezzi, dovuto alle enormi eccedenze accumulate, hanno messo in difficoltà numerosi produttori.

“Nel 1999 vi erano ancora 520 aziende che producevano Emmentaler. Oggi ne restano poco più di 200 in tutta la Svizzera. In seguito a questi cambiamenti strutturali sono state eliminate le eccedenze, ma non vi sono ormai più neppure riserve nei magazzini”, osserva Arthur Fasel, direttore di Emmentaler Switzerland, l’organizzazione che raggruppa quasi tutti i produttori del tradizionale formaggio.

“La produzione si è però stabilizzata da alcuni anni. I prezzi hanno così ricominciato a salire e dovrebbero garantire in futuro margini di guadagno migliori per i produttori”, prevede Fasel.

Marchio non protetto

L’aumento dei prezzi dell’Emmentaler rischia però di favorire la concorrenza estera. Da molti anni si produce più Emmentaler in Francia e in Germania, che non in Svizzera. Il colosso tedesco del commercio al dettaglio Lidl ha ad esempio annunciato di voler rinunciare al prodotto originale svizzero, diventato troppo caro, preferendo le copie fabbricate in altri paesi europei.

“Si tratta di prodotti di qualità inferiore. Nei paesi vicini non si rispettano le regole di produzione in vigore in Svizzera: da noi, ad esempio, il formaggio viene prodotto con latte fresco, le mucche mangiano solo erba o fieno e non foraggi conservati nei sili”, sottolinea Arthur Fasel. “Ma vi sono sicuramente delle nicchie del mercato estero che possiamo ancora occupare con nostri prodotti”.

Di queste nicchie di mercato stanno approfittando sempre più i succulenti Vacherin o Tête-de-Moine. Contrariamente a queste specialità, l’Emmentaler non ha ancora ricevuto il marchio DOC (Denominazione di origine controllata), che permette di proteggere il prodotto originale da ogni imitazione.

Intensi negoziati

Inoltrata soltanto nel 2000, la richiesta del marchio DOC è stata in seguito ostacolata dalle opposizioni avanzate dai produttori francesi e tedeschi. Ora, l’attribuzione di questo sigillo da parte delle autorità svizzere dovrebbe giungere finalmente tra alcuni mesi. Ma con un ritardo che rischia di costare caro.

“In Svizzera abbiamo sicuramente cominciato troppo tardi a interessarci ai marchi di qualità, lasciando crescere la concorrenza estera. Adesso ci vorranno probabilmente ancora molti anni e intensi negoziati, prima che l’Emmentaler DOC svizzero venga riconosciuto e protetto negli altri paesi europei”, dichiara Matthias Kunz.

“Recentemente la Commissione europea si è però pronunciata su un caso analogo, quello della Feta, riconoscendo soltanto al formaggio greco il diritto di portare questa denominazione. Speriamo quindi che lo stesso principio venga esteso in futuro anche agli prodotti agricoli copiati in altri paesi, tra cui l’Emmentaler”.

swissinfo, Armando Mombelli

L’Emmentaler prende il suo nome dalla Valle dell’Emme nel Canton Berna. Oggi viene però prodotto in diverse altre regioni della Svizzera, oltre che in alcuni paesi europei (soprattutto Francia e Germania).

Da diversi decenni l’Emmentaler guida la classifica della produzione di formaggi svizzeri. Dati del 2005: Emmentaler 32’181 tonnellate, Gruyère 27’530, Appenzeller 9’188, Tilsiter 4’141, Vacherin 2’226, Tête de Moine 1’791, Sbrinz 1’564.

Il formaggio con i buchi figura anche in prima posizione delle esportazioni. Nel 2005 sono state esportate 23’878 tonnellate di Emmentaler (il 74,2% della produzione), 10’599 di Gruyère (38,5%), 5’476 di Appenzeller (59,6%), 414 di Tilsiter (10%), 258 di Vacherin (11.6%), 1’022 di Tête de Moine (57,1%), 613 di Sbrinz (39,2%).

Nel 2005 sono state prodotte 167’706 tonnellate di formaggio in Svizzera.
56’433 tonnellate, ossia il 33,6% della produzione, sono state esportate.
Le importazioni sono state invece pari a 31’508 tonnellate.
Sempre l’anno scorso, gli svizzeri hanno consumato quasi 20 kg di formaggio a testa.

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