Le imprese scommettono sugli «anziani»
Mentre i sindacati chiedono il pensionamento flessibile, alcune grandi società svizzere cercano di valorizzare gli impiegati più anziani.
Secondo uno studio citato dal quotidiano «Tages Anzeiger», imprese come ABB Svizzera o Siemens Svizzera cercano così di rispondere alla sfida demografica in arrivo.
Mandare anticipatamente in pensione il personale per lasciare spazio ai giovani e per effettuare delle ristrutturazioni sembra non essere più di moda tra le grandi imprese elvetiche.
A questa conclusione giunge uno studio in corso condotto dalla Scuola universitaria professionale del nord-ovest della Svizzera, menzionato in un articolo del «Tages Anzeiger» pubblicato martedì.
Visto lo sviluppo demografico, caratterizzato da un invecchiamento sempre più marcato della popolazione e che fra una decina d’anni si tradurrà in una diminuzione della popolazione attiva, le aziende svizzere stanno facendo di necessità virtù. «In caso contrario, il pericolo per le ditte è da un lato di perdere tutto il know-how, dall’altro di dover reclutare manodopera in un mercato del lavoro sempre più esiguo», afferma al «Tages Anzeiger» Martina Zölch, responsabile della ricerca.
«Il cervello resta fresco»
Peter Hasler, direttore dell’Unione padronale svizzera, l’associazione mantello dei datori di lavoro elvetici, conferma la tendenza. «Abbiamo l’impressione – afferma a swissinfo – che le grandi società abbiano iniziato a riflettere sulla ‘tradizione’ dei pensionamenti anticipati degli anni ’90. Allora, questa soluzione era ottimale poiché il sistema di previdenza sociale disponeva di mezzi finanziari sufficienti. Oggi, invece, questi mezzi sono esauriti».
«Molte ditte – continua Hasler – si sono pure rese conto che l’idea di poter disporre di giovani molto attivi, mobili… si è in fin dei conti rivelata solo un’illusione. Inoltre, si è constatato che i team misti, composti da giovani e da persone più in là con gli anni, funzionano meglio».
«Contrariamente ai giovani, un lavoratore più anziano è più fedele alla ditta, più costante. Il cervello inoltre resta fresco anche a 60 anni».
La situazione è diversa nelle piccole e medie imprese (PMI): «In questo settore è il padrone che decide ed è soprattutto la personalità dell’impiegato che gioca un ruolo preponderante».
Per Ewald Ackermann, portavoce dell’Unione sindacale svizzera, è ancora troppo presto per poter parlare di tendenza. «Si tratta piuttosto di una dichiarazione d’intenti da parte delle imprese. Sostanzialmente, riteniamo positivo il fatto di non più gettar via i collaboratori a 62 anni».
Dare più possibilità agli «anziani»
Tra le grandi società che hanno cominciato a riflettere su un cambiamento di politica del personale, il «Tages Anzeiger» cita ad esempio l’ABB.
Da un anno la multinazionale elvetica dispone di un documento di lavoro per sensibilizzare i vertici dell’impresa sull’importanza delle persone di più di 50 anni, in particolare a causa dell’evoluzione demografica.
«In questo ambito abbiamo già fatto molto, ma dobbiamo costruire per i prossimi 10-15 anni», dichiara a swissinfo Lukas Inderfurth, portavoce della multinazionale. «Ad esempio vogliamo aumentare la flessibilità dei nostri impiegati, offrendo maggiori opportunità per cambiare lavoro all’interno dell’azienda, per permettere a chi a più di 50 anni di lavorare in quei settori dove può dare il meglio di sé».
ABB ha inoltre innovato, obbligando i top manager a lasciare il loro posto di lavoro a 60 anni per entrare nella società di consulenza creata dalla multinazionale. «È una maniera per permettere ai giovani di raggiungere più velocemente i vertici della nostra società e di utilizzare nello stesso tempo il ‘know-how’ dei più anziani. Abbiamo inoltre un modello di ‘mentoring’ (da mentore, ndr) che permette la trasmissione delle conoscenze», sottolinea Lukas Inderfurth.
Gli anziani costano di più?
Le persone più anziane rappresentano però un costo più importante per le aziende rispetto alle giovani leve.
Secondo Peter Hasler un cambiamento perciò si impone: «Bisogna correggere gli aumenti automatici di salario e pagare gli impiegati in funzione delle prestazioni».
Un cambiamento già introdotto dall’ABB: «Abbiamo messo in piedi un nuovo sistema che non tiene più conto dell’età o dell’esperienza, ma del posto di lavoro occupato. Giovane o anziano, il salario è il medesimo», spiega Lukas Inderfurth.
«Tenere gli anziani e pagarli come i giovani è qualcosa che non possiamo accettare», afferma dal canto suo Ewald Ackermann. «Siamo tuttavia pronti a discutere sulla base della funzione e della sua rimunerazione. Bisogna comunque sottolineare che l’esperienza è importante, che rappresenta un valore che deve essere preso in considerazione nel salario».
Vi è poi un altro aspetto centrale. In Svizzera, più l’età avanza e più i contributi da versare alla previdenza professionale (contributi che ritorneranno poi nelle tasche del contribuente al momento del pensionamento) sono importanti. Una situazione che non incita di certo i datori di lavoro, che versano parte delle quote, ad impiegare persone in là con gli anni.
Un tema – questo – che dovrebbe presto suscitare infuocati dibattiti nell’arena politica. «Bisogna riflettere sulla proposta dell’Unione democratica di centro – sostiene Peter Hasler – che chiede di parificare i contributi a carico del datore di lavoro per i giovani e gli anziani».
swissinfo
Il Governo svizzero desidera che le persone più anziane rimangano più a lungo sul mercato del lavoro. In particolare vuole eliminare gli incitamenti al pensionamento anticipato e incoraggiare a lavorare più a lungo.
L’undicesima revisione dell’AVS (assicurazione vecchiaia e superstiti) prevede una certa flessibilità nell’età di pensionamento. Un’iniziativa popolare lanciata dai sindacati va pure nella stessa direzione.
Per il Governo, l’assicurazione disoccupazione deve inoltre incitare maggiormente ad assumere e formare i disoccupati anziani.
Il pensionamento anticipato forzato non dovrebbe più essere autorizzato in seno all’amministrazione federale.
La Confederazione vuole pure promuovere la salute attraverso diverse campagne allo scopo di contrastare le discriminazioni legate all’età.
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