AI: risultati incoraggianti della lotta alle frodi
Le nuove misure di sorveglianza contro le frodi ai danni dell'Assicurazione invalidità (AI) hanno dato risultati positivi: gli abusi accertati nel giro di 6 mesi permetteranno di risparmiare rendite per un totale di 24 milioni di franchi. I tentativi di frode sarebbero però piuttosto rari.
“La lotta alle frodi contro l’AI non è una novità”, ha tenuto a ricordare Alard du Bois-Reymond, vicedirettore dell’Ufficio federale delle Assicurazioni sociali (UFAS), durante una conferenza stampa indetta a Berna. “Ogni anno gli uffici dell’AI verificano infatti 50’000 richieste di nuove rendite e procedono ad altrettante revisioni periodiche”.
L’entrata in vigore della quinta revisione dell’AI nel 2008 ha permesso però di estendere il sistema di lotta contro gli abusi e di adottare nel contempo una strategia più uniforme a livello nazionale. Dall’anno scorso, in particolare, l’assicurazione statale dispone di una base legale che autorizza misure di sorveglianza delle persone sospettate di frode assicurativa.
In caso di sospetto fondato, gli ispettori dell’AI possono perfino pedinare e filmare di nascosto i beneficiari di rendite che simulano infermità e incapacità di lavoro. A titolo di esempio, i responsabili dell’AI hanno mostrato il filmato di un cittadino del canton Berna, colto in flagrante mentre eseguiva tranquillamente diversi lavoretti domestici a due mani, pur beneficiando di prestazioni per presunta inabilità di un braccio.
Danno materiale alla collettività
Dall’introduzione della nuova strategia antifrode nell’agosto del 2008, nel giro di 6 mesi gli uffici dell’AI hanno sottoposto ad indagini più approfondite 1’400 dossier. Finora 380 casi sono stati chiariti: per 300 i sospetti non si sono confermati, mentre per 80 è stata accertata la fronde assicurativa.
Le conseguenti soppressioni o riduzioni delle rendite consentiranno all’assicurazione statale di risparmiare circa 1,5 milioni di franchi all’anno. Tenendo conto del periodo totale previsto di versamento delle rendite fino all’età di pensionamento, l’AI potrà addirittura evitare di sborsare oltre 24 milioni di franchi. A questa somma vanno aggiunti i risparmi sulle prestazioni complementari e sulle rendite d’invalidità delle casse pensioni.
“Gli abusi non arrecano soltanto un danno materiale alla collettività degli assicurati, ma contribuiscono anche a creare un clima di sospetto nei confronti dei beneficiari di rendite AI, che non possono fare a meno del sostegno dell’assicurazione”, ha fatto notare Markus Gamper, responsabile dell’ufficio AI del canton Berna.
Ristabilire la fiducia nei confronti dell’AI
Tenendo conto dei dati emersi durante questa prima fase, i responsabili dell’AI stimano che le indagini consentiranno di accertare circa 2’000 casi di abusi su oltre 300’000 rendite versate dall’AI. I risparmi totali per l’assicurazione ammonterebbero così a 50 milioni di franchi all’anno.
“Non si tratta però soltanto di franchi”, ha sottolineato Alard du Bois-Reymond. “Queste verifiche dovrebbero permettere anche di ristabilire la fiducia della popolazione nei confronti dell’AI e confutare le ipotesi secondo le quali tra i beneficiari delle prestazioni vi sono moltissimi potenziali truffatori”.
La questione delle frodi ai danni dell’AI era venuta in particolare alla ribalta durante la campagna per le elezioni federali del 2007. L’Unione democratica di centro aveva impiegato alcuni casi di abuso nei confronti dell’assicurazione statale, come pure dell’assistenza sociale e dell’asilo, quali cavalli di battaglia per strappare sostegni popolari.
“I tentativi di frode non sono, come è stato detto, la punta dell’iceberg. In base ai dati raccolti finora possiamo ritenere che si tratta piuttosto di casi isolati”, ha affermato il vicedirettore dell’UFAS.
Controlli anche all’estero
I responsabili dell’AI non intendono limitare i loro accertamenti al territorio nazionale. Prime indagini sono state avviate anche all’estero: in Kosovo, dove risiedono numerosi stranieri che hanno lavorato in Svizzera, e in Thailandia, dove si trova una forte comunità di svizzeri al beneficio di rendite dell’AI e dell’Assicurazione per la vecchiaia e i superstiti (AVS).
“Questi paesi sono stati scelti perché, in base ai dati raccolti, sono considerati maggiormente a rischio per quanto riguarda le frodi all’AI”, ha spiegato Alard du Bois-Reymond, senza fornire indicazioni sui primi risultati.
Le indagini all’estero presso cittadini svizzeri espatriati o lavoratori stranieri rientrati nella loro patria si presentano però alquanto delicate e complesse. Le misure di sorveglianza devono infatti avvenire nel rispetto del diritto internazionale e della legislazione dei paesi interessati. A tale scopo occorre quindi ottenere dapprima, per via diplomatica, l’autorizzazione dei poteri pubblici locali.
swissinfo, Armando Mombelli
Obbligatoria a livello nazionale, l’assicurazione invalidità (AI) ha come scopo di permettere alle persone invalide di provvedere, completamente o in parte, al proprio sostentamento.
Priorità dell’AI è di integrare o reintegrare nel mondo del lavoro gli assicurati che hanno perso almeno parzialmente la capacità di guadagno per una lunga durata (almeno un anno) o in modo permanente, in seguito a infermità fisica o psichica.
Se la (re)integrazione non è possibile o lo è solo in parte, l’AI versa una rendita completa o parziale, destinata a garantire il fabbisogno vitale fino all’età di pensionamento.
Oltre 300’000 persone beneficiano attualmente di una rendita AI, di cui circa 250’000 residenti in Svizzera e 50’000 all’estero.
L’Assicurazione invalidità registra da diversi anni pesanti disavanzi. Nel 2008 il deficit ha raggiunto 1,3 miliardi di franchi, contro 1,5 miliardi l’anno precedente.
I debiti dell’AI nei confronti dell’Assicurazione per la vecchiaia e i superstiti (AVS) sono così saliti a 13 miliardi di franchi.
Per risanare le casse dell’AVS/AI, il governo e il parlamento propongono di innalzare le aliquote dell’Imposta sul valore aggiunto (il tasso massimo salirebbe di 0,4 punti all’8%).
Prevista inizialmente il prossimo 17 maggio, la votazione popolare su questo tema è stata rinviata al 27 settembre: il governo ha preferito posticipare la data, temendo un effetto negativo della crisi economica sull’orientamento dei votanti.
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