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Il “no” alla riforma delle pensioni guadagna terreno

Coppia anziana
Le donne dovranno lavorare fino a 65 anni come gli uomini? Sarà il popolo a decidere. Keystone/Christof Schürpf

Il popolo svizzero approverebbe con il 59% dei voti la riforma dell'Assicurazione vecchiaia e superstiti (AVS), stando al secondo sondaggio della SSR in vista delle votazioni federali del 25 settembre. Ma il campo del "no" progredisce e l'esito resta incerto. L'iniziativa contro l'allevamento intensivo e la riforma della legge sull'imposta preventiva si avviano verso una bocciatura.

La suspense sulla riforma dell’AVS resterà invece alta fino all’ultimo. Il sostegno al progetto AVS 21 si è eroso nel corso della campagna, rivela il secondo sondaggio della Società svizzera di radiotelevisione (SSR, di cui fa parte anche SWI swissinfo.ch), realizzato dall’istituto gfs.bern.

A dieci giorni dalle votazioni del 25 settembre, il 59% dell’elettorato sostiene la riforma, la cui misura faro è l’aumento dell’età di pensionamento delle donne da 64 a 65 anni. Il 38% delle persone interpellate si è detto contrario e il 3% ancora indeciso. Dal confronto con il primo sondaggio SSR, emerge che il campo del “sì” ha ceduto cinque punti percentuali al campo del “no”.

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Per dare luce verde alla riforma è necessario che il popolo approvi separatamente, in votazione, anche l’aumento dell’imposta sul valore aggiunto (IVA), misura che intende consolidare il finanziamento dell’AVS. Il provvedimento raccoglie la maggioranza dei consensi (63%), ma anche in questo caso l’opposizione ha guadagnato terreno. Il 34% di chi ha risposto al sondaggio lo boccia.

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Le donne non sembrano pronte a lavorare un anno in più per finanziarsi la pensione come prevede AVS 21. La maggior parte di loro (51%) si oppone al progetto, mentre è grande il sostegno da parte degli uomini (70%), indica l’istituto gfs.bern.

L’opposizione alla riforma avanza a grandi passi nelle regioni “latine” del Paese, in quella italofona e soprattutto in quella francofona, dove le persone che intendono votare “no” sono in maggioranza.

Per la seconda indagine demoscopica in vista delle votazioni federali del 25 settembre 2022, l’istituto gfs.bern ha interpellato, tra il 31 agosto e il 7 settembre, 8’642 persone con diritto di voto, selezionate in modo rappresentativo e ripartite in tutte le regioni linguistiche. Il margine di errore statistico è di +/- 2,8 punti percentuali.

La polarizzazione tra la sinistra e la destra si è accentuata nel corso della campagna. La proporzione di persone contrarie è aumentata tra sostenitori e sostenitrici del Partito Socialista o dei Verdi. Anche le persone non affiliate a nessun partito sono generalmente contrarie al progetto.

Gli argomenti del campo del “sì” convincono però di più. Il 61% delle persone interpellate ritiene che non ci sia ragione che le donne vadano in pensione prima rispetto agli uomini.

“Malgrado il calo di sostegno alla riforma delle pensioni, per il momento nulla fa supporre che il progetto verrà respinto. Il campo del ‘sì’ ha il vento in poppa”, commenta la politologa del gfs.bern Martina Mousson. L’esperta si aspetta tuttavia che i risultati riflettano “una profonda spaccatura tra uomini e donne”.

L’allevamento intensivo non dovrebbe essere vietato

L’iniziativa contro l’allevamento intensivo si avvia verso una bocciatura alle urne. Il 52% delle persone che hanno risposto al sondaggio si dice contrario al testo, il 47% a favore e solo l’1% non sa ancora come voterà. La proporzione di “no” è aumentata di sei punti percentuali rispetto al primo sondaggio. Il testo non seduce neppure gli svizzeri e le svizzere residenti all’estero, di cui la metà è contraria all’iniziativa.

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La polarizzazione politica è molto netta anche per questo argomento. Mentre il “sì” caratterizza i partiti di sinistra e i Verdi liberali (centro-destra), il “no” domina negli altri partiti di destra e del centro.

Si osserva inoltre un fossato tra città e campagna, ma meno profondo di quello osservato in occasione di altre votazioni sulla politica agricola. Nelle campagne, il 62% si dichiara contro l’iniziativa. Tuttavia, il 36% è favorevole, una cifra particolarmente alta per gli ambienti rurali, secondo gli esperti e le esperte del gfs.bern.

La maggior parte delle persone interpellate è d’accordo con l’argomento principale del campo del “no”, ovvero: la Svizzera possiede già una delle leggi più severe nell’ambito del benessere degli animali ed è inutile inasprirla ulteriormente.  

Nessun alleggerimento del carico fiscale delle imprese

Neanche la modifica della legge sull’imposta preventiva dovrebbe superare lo scoglio delle urne. Coloro che si oppongono all’abrogazione di due imposte a cui sono sottoposte le grandi imprese hanno guadagnato nove punti percentuali in un mese. Il 44% si dice contrario alla modifica legislativa, mentre il 47% a favore. Probabilmente a causa della complessità del tema, la proporzione di persone indecise è ancora elevata (9%).

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Anche se una percentuale leggermente più alta dell’elettorato si dichiara favorevole, la tendenza va verso il “no”. Inoltre, un’ampia maggioranza di chi ha partecipato all’indagine (60%) è d’accordo con l’argomento dell’opposizione al testo che ritiene che sia ingiusto alleggerire il carico fiscale delle imprese quando questo privilegio non è concesso a cittadini e cittadine.

L’istituto gfs.bern si aspetta un risultato simile a quello dello scorso febbraio, quando il popolo aveva rifiutato di abolire la tassa d’emissione sul capitale proprio.

Traduzione: Zeno Zoccatelli

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